Non dobbiamo mai aver “paura della gioia dello Spirito”. Lo ha affermato papa Francesco, durante la messa di questa mattina nella Casa Santa Marta, in un’omelia che ha avuto ad oggetto in modo particolare il rapporto tra evangelizzazione e persecuzione anticristiana. Il Santo Padre ha celebrato alla presenza dei dipendenti del Servizio Poste Vaticane e del Dispensario Pediatrico Santa Marta.
La gioia dei primi cristiani, ha spiegato il Papa, è nella loro apertura al mondo esterno, nella loro ansia di comunicare la Buona Novella. “Sembrava che questa felicità non sarebbe mai stata vinta”, ha detto Francesco, commentando la Prima Lettura di oggi (At 13,44-52).
Nel brano neotestamentario stride il contrasto tra l’apertura gioiosa ed inclusiva dei discepoli di Gesù, e l’atteggiamento autoreferenziale di un “gruppetto” di “giudei chiusi”, che, colti dalla gelosia, iniziano a perseguitare la neonata comunità cristiana.
“Semplicemente, perché avevano il cuore chiuso, non erano aperti alla novità dello Spirito Santo”, ha detto il Santo Padre, descrivendo l’atteggiamento dei giudei che si ergono a “difensori della fede” e, non avendo validi argomenti, iniziano a calunniare gli avversari.
La calunnia, ha proseguito il Pontefice, veniva diffusa a partire dal plagio delle “pie donne della nobiltà”, che venivano spinte a “parlare ai loro mariti perché andassero contro gli Apostoli”. Questo atteggiamento, ha aggiunto papa Francesco, è tipico di tutti i gruppi chiusi, propensi a “patteggiare col potere” e a risolvere le difficoltà tra di loro, un po’ come avevano fatto i soldati la mattina della Resurrezione, illudendosi di mettere a tacere l’evento attraverso la corruzione in denaro.
Fatte queste considerazioni, il Santo Padre ha messo in guardia dall’atteggiamento, anche oggi molto diffuso, della “religiosità chiusa”, incapace di cogliere la “libertà di aprirsi al Signore”: con la scusa di “difendere la verità”, costoro sfoderano le armi della “calunnia” e del “chiacchierare”.
Una vera comunità cristiana, al contrario, non si chiude in se stessa ma, forte della “libertà di Dio e dello Spirito Santo”, va avanti “anche nelle persecuzioni”. A tal proposito, il Papa ha posto la seguente domanda ‘scomoda’: “Come sono le nostre comunità, le comunità religiose, le comunità parrocchiali? Sono comunità aperte allo Spirito Santo, che ci porta sempre avanti per diffondere la Parola di Dio, o sono comunità chiuse, con tutti i comandamenti precisi, che caricano sulle spalle dei fedeli tanti comandamenti, come il Signore aveva detto ai Farisei?”.
In definitiva, la persecuzione, ha proseguito Francesco, “incomincia proprio per motivi religiosi e per la gelosia” contro quei primi cristiani così “pieni di gioia di Spirito Santo”, capaci di “parlare con la bellezza” e di aprire strade.
I membri delle comunità chiuse e “sicure di se stesse”, è come se si fossero dimenticati delle “carezze della mamma”, di “quando erano piccoli”; si limitano al senso del “dovere” e ad una “osservanza apparente”, diventando dei “sepolcri imbiancati”.
Anche oggi, come alle sue origini, la Chiesa “va avanti”, grazie ai “tanti fratelli che soffrono per questa libertà dello Spirito e soffrono persecuzioni”, sempre, però, sorretti dalla gioia e dallo Spirito Santo.
In qualunque epoca, dunque, l’evangelizzazione significa annunciare il nome di Gesù “con gioia”; è fondamentale, infatti, non avere “paura della gioia dello Spirito” e non “chiuderci in noi stessi”, ha quindi concluso il Papa.