"Come" abitare il mondo

La seconda giornata del convegno delle Presidenze diocesane di Azione Cattolica

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Seconda giornata di riflessione e confronto per gli 800 delegati al Convegno delle Presidenze diocesane di Azione Cattolica Abitare il mondo da figli. Educare oggi alla corresponsabilità, a Roma pressola Domus Pacis, in via di Torre Rossa 94, sino a domenica 28 aprile. Chiamati a ridefinire, come credenti, come cittadini, come associazione, i “perché” e i “come” abitare il mondo, in un tempo intenso com’è quello che stiamo vivendo. Un tempo delicato fatto di attese, di incertezze e di crisi, ma anche un tempo favorevole per ripartire e per continuare ad edificare non solo l’associazione ma anche la Chiesa e una società basata sul bene comune, sulla giustizia, l’equità e la solidarietà.

La giornata è iniziata con la Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa e vicepresidente della Cei. Nell’omelia il presule ha sottolineato la dimensione “ereditaria” dell’abitare il mondo: «come figli di Dio, esercitiamo la libertà in un tempo e in uno spazio che il Padre ci ha donato. E questo tempo e questo spazio vanno usati bene, per far cresce la comunione tra i fratelli e l’armonia con il creato». Ecco perché «il figlio non chiede, non domanda. Va incontro a condividere ciò che il Padre dona. Il figlio abita il mondo con la gioia di esserci. Il figlio compie le opere del Padre, e il Padre è presente nelle opere del figlio». Da ciò, chiosa mons. Spinillo, «deriva quella libertà profonda che è propria del rapporto Padre e figlio. Del figlio che si affida amorevolmente al Padre, e da ciò ricava la forza e la liberta di andare fuori, oltre la propria casa, ad annunciare con serenità la vita buona del Vangelo».

Cosa si intende con «Accogliere il dono della comunione per vivere la fraternità» a cinquant’anni dal Concilio è il tema sviluppato dalla teologa Ina Siviglia, docente alla Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale. Che comincia con una riflessione sul “noi”. Il “noi” ecclesiale «è dentro la storia, in una comunione tra laici e gerarchia per il bene del mondo. È stata questa la grande riflessione del Concilio Vaticano II. Parole come pluralità e reciprocità significano oggi accogliere l’altro nella sua alterità». Abbiamo dunque recepito appieno il Vaticano II? «È un processo lungo, ha bisogno di tempi che sono i tempi della storia. Ecco perché non dobbiamo scoraggiarci se ancora oggi, dopo cinquant’anni, parliamo ancora di Vaticano II da capire e da accogliere». Piuttosto, secondo Ina Siviglia, guardiamo al fatto che grazie al Concilio «la prospettiva comunionale è ormai una delle prospettive che qualifica la pastorale e la teologia della Chiesa». Tale comunione, «la comunione che noi riceviamo in dono», spiega la teologa, esige «un processo di storicizzazione. Dobbiamo sforzarci di essere nel mondo e con il mondo, sporcarci le mani in questo mondo, così da mettere in moto dei meccanismi relazionali che vanno a contagiare il mondo. È questo, e non altro che questo, il Vangelo dell’alterità che si fonda sulla Trinità. Noi assumiamo dalla Trinità le caratteristiche della persona umana, la reciprocità, il noi della Chiesa che si apre verso gli ultimi e i lontani». Quei lontani che «si aspettano dalla Chiesa una conversione fatta di servizio, essenzialità, povertà. Poiché solo l’essenzialità della fede può colmare il vuoto della nostra epoca e il grande desiderio di Dio».

In tale senso, conclude Ina Siviglia, soprattutto «i fedeli laici sono chiamati a rispondere a questa responsabilità, passando dalla collaborazione alla corresponsabilità. Per i laici di Ac, in particolare, è necessario puntare sulla formazione personale e sull’attenzione a una spiritualità diffusa, aperta al dialogo con Dio. Una formazione che spinga allo studio, allo scambio, alla comunione, che è corresponsabile con la parrocchia, la quale deve tornare ad essere il luogo principe dell’impegno cristiano».

I lavori del Convegno proseguono con la tavola rotonda, coordinata dal giornalista Marco Iasevoli, e la presentazione di tre ambiti in cui essere corresponsabili con lo stile del Concilio: la famiglia (i coniugi Monica eGianni Borsa); la parrocchia (il parroco don Claudio Nora); la città (il sindaco di Nurachi, Filippo Scalas).

Nel pomeriggio spazio per le sperimentazioni, gli esercizi, le proposte, i racconti e le prospettive di nuove piste possibili nei laboratori di gruppo Tra realtà e profezia: esercizi di corresponsabilità, organizzati e introdotti dal Laboratorio nazionale della formazione.

La giornata di oggi si chiuderà con la Veglia di preghiera “Perché avete paura” presieduta dadon Luigi Verdi, responsabile della Fraternità di Romena.

Domani mattina, dopo la Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana e vescovo di Palestrina, la parola al presidente nazionale, Franco Miano, per le conclusioni su La corresponsabilità per il bene di tutti.

Per ulteriori informazioni: www.azionecattolica.it 

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ZENIT Staff

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