La consacrazione è graduale?

Risponde padre Edward McNamara, L.C., professore di Teologia e direttore spirituale

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Un lettore statunitense ha posto la seguente domanda a padre Edward McNamara:

Nella mia parrocchia faccio parte del programma di preparazione per il “Rito dell’iniziazione cristiana  degli  adulti” e recentemente qualcuno ha chiesto perché non viene più suonato il campanello durante la Messa al momento della consacrazione. La risposta formulata dal direttore del programma mi ha sorpreso, perché era qualcosa di completamente nuovo: ha detto che non c’è alcun momento magico e che il pane e il vino vengono gradualmente trasformati nel corpo e nel sangue di Cristo durante la Messa. È vero questo? — S.G., Youngstown, Ohio (USA)

A questa domanda padre McNamara ha fornito la seguente risposta:

In primo luogo, va ricordato che non c’è alcun motivo per non suonare più il campanello alla consacrazione. Lo si fa ancora oggi nelle liturgie papali ed è esplicitamente previsto nel nuovo Ordinamento Generale del Messale Romano (OGRM).

Il n° 150 dice infatti: “Poco prima della consacrazione, il ministro, se è opportuno, avverte i fedeli con un segno di campanello. Così pure suona il campanello alla presentazione al popolo dell’ostia consacrata e del calice secondo le consuetudini locali.

Se si usa l’incenso, quando, dopo la consacrazione, si mostrano al popolo l’ostia e il calice, il ministro li incensa”.

Per quanto riguarda l’ipotesi teologica di una consacrazione graduale o progressiva, la risposta fornita dal direttore – per usare un eufemismo – sembra sopravvalutare le conclusioni di alcuni preziosi contributi alla teologia eucaristica, che hanno cercato di sottolineare il beneficio di considerare la preghiera eucaristica nel suo complesso, piuttosto che limitare la propria attenzione alla formula di consacrazione, in modo da raggiungere un concetto più completo e ricco del mistero eucaristico.

Concentrandosi sul momento della consacrazione si tende a privilegiare soprattutto sull’aspetto della presenza reale, mentre, prendendo in considerazione l’intera preghiera eucaristica, si evidenziano maggiormente altri aspetti, come l’eucaristia come memoriale del sacrificio di Cristo, la sua risurrezione ed ascensione, il ruolo dello Spirito Santo, l’aspetto della mediazione, il suo ruolo nella costruzione della Chiesa, ecc.

Per molti versi questo è il procedimento usato dal Beato Papa Giovanni Paolo II nella sua enciclica Ecclesia de Eucharistia e anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica quando tratta il racconto dell’istituzione nel contesto dell’intera Preghiera eucaristica e della celebrazione nel suo insieme (n° 1348-1355).

L’uso di questo metodo, tuttavia, non contraddice affatto la tradizionale teologia cattolica. Il termine consacrazione si riferisce ai quei momenti in cui il pane cessa di essere pane e il vino cessa di essere vino e diventano il corpo e il sangue, l’anima e la divinità di Cristo, cioè alle parole: “Questo è il mio corpo” e “Questo è il (calice del) mio sangue” (cfr. Catechismo, n° 1353, 1376-1377).

Il concetto di una graduale trasformazione del pane e del vino in Eucaristia non è sostenibile più di quanto chi difende l’aborto, proponendo l’idea che un embrione non umano in qualche modo diventi un feto quasi umano, trasformandosi gradualmente in un essere umano. In modo analogo non ci possono essere fasi intermedie nella presenza eucaristica.

Questa verità viene indicata anche dalle rubriche della Messa. Esse affermano esplicitamente che il sacerdote si inginocchi in adorazione dopo aver consacrato il pane e di nuovo dopo la consacrazione del vino. Queste indicazioni sarebbero senza senso, per non dire idolatriche, se Cristo non fosse già pienamente presente da quel momento.

Potrebbe creare confusione anche la spesso ripetuta affermazione che in un certo senso l’intera preghiera eucaristica sia in qualche modo consacratoria e che questa non è limitata alle parole essenziali del rito sacramentale: “Questo è il mio corpo” e“Questo è il (calice di) mio sangue”.

Senza negare l’importanza essenziale del racconto dell’istituzione, l’idea della Preghiera eucaristica come consacratoria è un elemento importante che contribuisce alla discussione in alcune questioni controverse come la domanda se per un sacerdote possibile sia consacrare usando solo le parole essenziali al di fuori del contesto della Messa. Alcuni teologi offrono argomenti solidi e convincenti contro questa possibilità, ma la questione non è stata definitivamente risolta dalla Chiesa.

Se da un lato la Chiesa ha definito quello che è essenziale per la consacrazione nei suoi riti, dall’altro non ha dichiarato che questa è l’unica possibilità. In questo modo ha riconosciuto la validità di quelle eccezioni molto rare di antiche preghiere eucaristiche, come quella di Addai e Mari, ancora in uso in alcune Chiese mediorientali, che non contengono una formula esplicita di consacrazione e quindi consacrano in un altro modo, in cui è molto difficile determinare un momento preciso.

*I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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ZENIT Staff

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