“Non sia turbato il vostro cuore”. Sono le parole del Vangelo di oggi (Gv 14,1), su cui papa Francesco ha articolato la propria omelia, durante la messa mattutina di oggi presso la cappella della Residenza Santa Marta. Il Santo Padre ha celebrato alla presenza di alcuni dipendenti della Tipografia Vaticana, della Gendarmeria e dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica (USLA).
Gesù pronuncia le sue parole di speranza “proprio dal cuore”, ha commentato papa Francesco. Il Risorto intuisce “che i suoi discepoli sono tristi” e si rivolge loro “come un amico” ma, al tempo stesso, “con l’atteggiamento di un pastore” con le sue pecorelle.
“Vado a prepararvi un posto, nella casa del Padre mio vi sono molte dimore” (Gv 14,2): quest’altra frase di Gesù, ha spiegato il Papa, non significa “affittare una stanza lassù”, quanto “preparare la nostra possibilità di godere […] di vedere, di sentire, di capire la bellezza di quello che ci aspetta, di quella patria verso la quale noi camminiamo”.
Tutta la vita cristiana, quindi “è un lavoro di Gesù, dello Spirito Santo per prepararci un posto, prepararci gli occhi per poter vedere”. E sebbene molti possano pretendere di vederci bene, ha osservato il Papa, ignorano di essere, simbolicamente parlando, “malati di cataratta” e di aver bisogno di un’operazione.
“Gli occhi della nostra anima hanno bisogno, hanno necessità di essere preparati per guardare quel volto meraviglioso di Gesù”, ha aggiunto Francesco. E l’udito va preparato per “poter sentire le cose belle, le parole belle”.
È in primo luogo il cuore, tuttavia, che dobbiamo preparare “per amare di più”: il Signore lo fa “con le prove, con le consolazioni, con le tribolazioni, con le cose buone”.
Tutta la vita è, in definitiva, “un cammino di preparazione” per l’arrivo dalla patria del Cielo, sebbene ci siano casi in cui la conversione è fulminea, come avvenne con il buon ladrone in croce.
Senza citare esplicitamente il marxismo, papa Francesco ha poi fatto riferimento a tutte quelle filosofie che identificano la religione con la “alienazione”. Gesù, però, trasmette un messaggio esattamente contrario e ci dice: “Abbiate fede anche in me. Questo che io ti dico è la verità: io non ti truffo, non ti inganno”.
Prepararsi al cielo, significa “incominciare a salutarlo da lontano”, intraprendendo un “cammino della bellezza”, che ci conduce al “ritorno alla patria”: questa non è “alienazione” ma è la “verità”, è permettere che “Gesù prepari il nostro cuore, i nostri occhi per quella bellezza tanto grande”.
Papa Francesco ha concluso la sua omelia con la preghiera che il Signore ci conceda una “speranza forte” e ci prepari “la dimora definitiva, nel nostro cuore, nei nostri occhi e nel nostro udito”.