Carisma e istituzione in Papa Francesco

Bergoglio ha dimostrato, sin dalle sue prime azioni e parole, di riuscire a coniugare in “maniera nuova” questi due termini

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Tra le novità dell’elezione di Papa Bergoglio c’e’ una nuova declinazione tra carisma e istituzione. Ha colpito molti, sia all’interno che all’esterno dell’ambiente ecclesiastico, che un Papa scegliesse per la prima volta nella storia della Chiesa il  nome Francesco, con un esplicito riferimento al Santo di Assisi. Soprattutto ha colpito molto la decisione, coerente con il nome scelto, di presentarsi al mondo “spoglio” dei tradizionali segni esteriori del ruolo di Pontefice romano (primo fra tutti la mozzetta bordata di ermellino).

Nei giorni seguenti, nelle diverse liturgie si sono subito poste in evidenza la semplicità e l’umanità del nuovo Pontefice, e i suoi richiami alla conversione dei pastori e dei laici, per una Chiesa «povera per i poveri». Fatti, questi, che hanno destato gioia e sorpresa nel mondo, facendo emergere un nuovo clima verso la Chiesa, colpita da scandali e da intrighi. Tutto ciò ha permesso in pochi giorni di riscoprire il volto più fresco, vero e attuale del Vangelo.

Dove nascono questi nuovi sentimenti e quale sono le ragioni che li fanno emergere? Alla base di tutto c’è la spiritualità e il “discernimento” dei gesuiti, da cui Papa Bergoglio proviene.

Sin dall’inizio i gesti compiuti dal Papa Bergoglio ci hanno fatto capire che qualcosa di nuovo stava accadendo nella vita della Chiesa. Francesco (come Chiara) è il nome di colui che scuote la Chiesa del suo tempo e di ogni tempocon un’opzione radicale per la povertà come strada maestra per la libertà ontologica, la felicità, la scoperta nell’incontro e nell’abbraccio al lebbroso. Un comportamento che non può non diventare contestazione dei compromessi tipici della mondanità, ma che proprio per questo è fonte della forza dello Spirito Santo per la ricostruzione della Chiesa.

Anche la parola “Papa” ha assunto una nuova luce: questo termine vuol dire pastore della Chiesa, ma anche capo di Stato della Città del Vaticano, un aspetto che richiama immediatamente la struttura istituzionale ecclesiale, con la cifra degli elementi che la avvicinano ad ogni amministrazione burocratica umana (norme, incarichi, procedure, consuetudini, corpo diplomatico, ecc.).

Alcune volte, però, questa burocrazia rende gli uomini e le donne della Chiesa più distanti dal popolo, anche perché talvolta finiscono a costituire il paravento per comportamenti non sempre facilmente leggibili e trasparenti. Così se il “Papa” ben rappresenta l’istituzione, Francesco di Assisi è l’incarnazione del carisma: Papa Bergoglio riesce a coniugare in “maniera nuova” questi due termini. È questa la nuova metrica che genera gioia e sorpresa nella Chiesa e non solo.

Un esempio plastico della cattiva istituzione l’ha data nell’omelia della Messa mattutina nella Casa Santa Marta di mercoledì 24 aprile: “La Chiesa non è un’ong”, ma è “una storia di amore”. Queste parole il Papa le ha pronunciate davanti ad alcuni dipendenti dello Ior, tanto che lo stesso Pontefice ha detto loro: “Scusatemi, eh!… Tutto è necessario, gli uffici sono necessari! Ma sono necessari fino ad un certo punto: come aiuto a questa storia d’amore”. “Quando l’organizzazione prende il primo posto – ha aggiunto il Papa – l’amore viene giù e la Chiesa, poveretta, diventa una ong. E questa non è la strada”.

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Carmine Tabarro

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