"Tutelare il diritto del nascituro"

Nota del direttore del Centro di Ateneo di Bioetica della Cattolica in merito al divieto dell’eterologa

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Riprendiamo di seguito la nota del professor Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, in merito al divieto della fecondazione eterologa.

Il dibattito che si sta riaprendo, sul piano giuridico, circa la costituzionalità del divieto, previsto dalla legge 40, della fecondazione eterologa, è viziato da una premessa inesatta, che ne condiziona gli esiti. Non si può affermare che la procreazione medicalmente assistita si configuri propriamente come una terapia della sterilità e dell’infertilità. Infatti questa tecnica ha una funzione “sostitutiva“ di una parte del processo riproduttivo, permettendo la nascita di un figlio.

Nel divieto di fecondazione eterologa in realtà non è in gioco la salute riproduttiva della coppia, perché anche ricorrendo ad essa, la coppia resta infertile o sterile. Il divieto, invece, è volto a tutelare il diritto del nascituro a essere generato dalla stessa coppia sociale che lo crescerà, impedendo così la legalizzazione della dissociazione tra le figure parentali: per avere un figlio con la fecondazione eterologa si deve infatti ricorrere a un cosiddetto donatore – che è il vero genitore – che  risulta essere estraneo alla coppia che ricorre alla tecnica.

La questione giuridica, pertanto, non può essere adeguatamente affrontata se su di essa grava l’equivoco che interpreta la procreazione medicalmente assistita come una vicenda puramente sanitaria e non si prendono in considerazione le differenti implicazioni etiche, sociali e culturali che entrano in gioco nella fecondazione omologa ed eterologa. 

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ZENIT Staff

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