Lunedì 22 aprile 2013, all’Università Europea di Roma, si è tenuta una conferenza del Programma di Eccellenza Accademica per l’Ambito di Storia, sul tema delle implicazioni internazionali della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale.
E’ intervenuta la professoressa Federica Mucci, ricercatore confermato in diritto internazionale e professore aggregato presso il Dipartimento di giurisprudenza dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata.
“Salvaguardare il patrimonio culturale non è un lusso, da considerare eccessivo in tempo di crisi, è un dovere imprescindibile e un’opportunità preziosa”, ha spiegato la professoressa Mucci. “Un dovere verso l’umanità intera, nel rispetto delle generazioni passate, che ce lo tramandano, e di quelle future, che hanno diritto di non esserne impoverite. Un’opportunità di continua innovazione, perché tale patrimonio è fucina di creatività.
Proteggere, conservare, valorizzare: tre aspetti diversi ma necessariamente collegati tra loro perché l’azione di salvaguardia sia veramente efficace. Proteggere dai pericoli più gravi e prevedibili, conservare nonostante l’insidia continua del normale logorìo nel tempo e soprattutto valorizzare, cioè trovare modi adeguati per rendere evidente il ruolo positivo che il patrimonio può avere per la vita delle persone”.
Secondo la professoressa Mucci “ciascuno Stato è consapevole dell’importanza del ‘proprio’ patrimonio culturale per la coscienza stessa della propria identità, e si sforza di salvaguardarlo. La Comunità degli Stati, attraverso le regole comuni del diritto internazionale, sprona ed affianca gli Stati in questo sforzo, ma nello stesso tempo indica loro obiettivi più elevati, che superano qualsiasi frontiera ed esprimono al meglio le qualità di un patrimonio che per sua natura è, nella ricca diversità dei suoi elementi, importante per tutti”.
La professoressa Mucci ha spiegato che “i trattati internazionali conclusi sotto l’egida dell’UNESCO riflettono la grande varietà delle sfide con cui ci si deve confrontare, dai pericoli della guerra e del traffico illecito alla complessità della protezione dei siti monumentali o subacquei, fino alla protezione del patrimonio intangibile, ‘vivente’ negli usi e nelle tradizioni di determinate comunità locali. Ed infine rivolgono l’attenzione alla vitalità del ‘settore culturale’ ed al valore della diversità delle espressioni culturali, per il quale la globalizzazione rappresenta sia un’occasione di continuo e proficuo confronto, sia un rischio di appiattimento ed omologazione.
Ideale elemento di ‘chiusura’ di un sistema, la convenzione del 2005 sulla diversità delle espressioni culturali indica la creatività del ‘settore culturale’ quale preziosa ed inesauribile risorsa, sulla quale costruire percorsi innovativi di sviluppo endogeno sostenibile”. [M.G.F.]