"Etica, Religiosità, Corresponsabilità" (Seconda parte)

A Catanzaro si è svolta, lo scorso weekend, la nuova tappa italiana del Cortile dei Gentili

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Il primo termine del convegno, etica, evoca, le tradizioni, gli usi, le abitudini, e, per così dire, l’epigenetica dei gruppi umani, ma rinvia anche ai criteri del bene personale e comune e soprattutto ai valori, cioè a quelle grandi indicazioni ideali e prassiche, alla luce delle quali vengono orientate sia le decisioni individuali, sia gli stessi protocolli di ricerca. Bene comune è il bene non soltanto mio, ma di quel “noi tutti” formato da singoli, da famiglie e da gruppi intermedi riuniti in una comunità sociale. Ciò che ciascuno di noi fa a vantaggio dell’altro non è un fatto personale, ma un bene comune”.

Ricorda poi  la preziosità del “genio femminile”, Vincenzo Bertolone,  ed una Chiesa che, “al cospetto di un declino numerico e all’invecchiamento della popolazione, intende meglio  valorizzare il  contributo delle donne alla vita ecclesiale”.

E a me piace legare col filo rosso di “etica, religiosità e corresponsabilità”, il genio femminile di due donne diverse per appartenenza storica e per fede:  non entrerebbero volentieri nel nostro “Cortile dei Gentili” Caterina da Siena e Hannah Arendt? La prima,   che, analfabeta, esortava Papi e potenti perché, scriveva,  “governare è amare”. La seconda, filosofa ebrea, che voleva il  recupero della “politeia perduta”:  la riappropriazione ,cioè, del concetto di politica propria della polis greca ,  legato alla dimensione dello spazio pubblico attraverso cui l’umanità esprime se stessa nella sua dignità più profonda.

In questo senso, voglio qui ricordare una delle tante attività con cui il nostro Arcivescovo sta donando fragranza spirituale e culturale alla diocesi:  memore della definizione di  Paolo VI, secondo cui “la politica è la più alta forma di carità” l’arcivescovo  Bertolone ha ridato vita alla “Scuola diocesana di impegno  sociale e politico”, che punta a costruire persone che ispirate al Vangelo possano vivere cristianamente e responsabilmente le questioni etico-sociali  odierne, perché , continua nella sua esposizione al “Cortile dei Gentili”, “il  divino non è mai in antitesi con l’umano”:

“La nostra modernità avanzata ha legittimamente conquistato una situazione di ‘autonomia’ morale della persona, dei ricercatori, degli stessi gruppi umani. Autonomia, tuttavia, non può mai significare definizione assoluta di che cosa sia bene o male o che cosa non lo sia, del tutto indipendentemente dagli orientamenti altrui e, perfino, come talvolta si sostiene, dalle indicazioni di valore che potrebbero provenire dagli orizzonti, religiosi, com’è quello cristiano, ma prim’ancora da come si configura la stessa pìetas, che caratterizza i popoli antichi della Magna Graecia in età precristiana. La religiosità (seconda parola chiave) deve dunque aiutarci a creare quell’ethos comune e condiviso, indispensabile per la vita stessa di qualsiasi comunità civile perché il divino, a ben vedere, non è mai in antitesi con l’umano, ma, piuttosto,  esso  è fedeltà al presente ed alla storia. Il divino è fedeltà al presente ed alla storia; il divino è un Altro che consente di scoprire meglio che non si è in un mondo fatto di “io” e di “cose fredde lì di fronte”, bensì in un “sistema bioantropico”, fatto di volti e di relazioni, di io e di tu. Di qui il grande compito etico suggerito all’essere umano dal divino: la relazione, l’incontro tra volti, cioè l’atto che crea presenza e infiamma ogni scintilla del reale, non soltanto nei rapporti interumani, ma pure nell’immensità, che le scienze astrofisiche oggi chiamano biosfera. La terza parola chiave è la corresponsabilità,  che non è soltanto una sollecitazione al “dovere di risposta” a questi tu, anche con gli inevitabili profili giuridici oltre che etici, ma è trascrizione linguistica del modo organico di porsi dell’uomo nel mondo, di ricercare, di scegliere, di amare e contribuire allo sviluppo giusto nell’uguaglianza e nell’esercizio, della vera libertà.  Tutto ciò  è  ethos, è l’etico che  non ci vuole degli individui chiusi nel privato, ma dei corresponsabili, collegati nella comune esigenza morale di contribuire responsabilmente alla “vita buona” del nostro popolo e delle nostre città e ricucire  le ferite che restano  tra le espressioni tipiche delle tante devozioni religiose e le scelte etico- politiche d’indirizzo familiare, cittadino, amministrativo, lavorativo, economico e civile”.

Mons. Bertolone si rivolge ai giovani, e ai “nativi digitali”, (che lo stesso card. Ravasi vanta ben 60.000 seguaci su twitter),  pensando a internet come la “rete” di evangelica memoria, rete che anche oggi, come accadeva ai pescatori di Galilea, pesca  i desideri e le attese che l’uomo ha sempre avuto: connessione, relazione, comunicazione e conoscenza. Sappiamo bene come da sempre la Chiesa abbia nell’annuncio di un messaggio e nelle relazioni di comunione due pilastri fondanti del suo essere:  se oggi clicchiamo sui “motori di ricerca“, non è per quella necessità del “cercare oltre” insita nell’essere  umano?

E, a proposito di “connessione”, sottolinea Vincenzo Bertolone:

“Si rischia di perdere la profonda connessione tra libertà-uguaglianza-fraternità, da considerare come l’ouverture di ogni interesse per  l’etica, campo dell’attuazione della libertà; per la religiosità, un vincolo quasi sacro che affratella le persone; per la corresponsabilità, l’importanza dell’essere utili agli altri, che noi cristiani chiamiamo ‘servizio’. È la gioia nel servirvi,  di servire questa bella diocesi, nella ricchezza di questi incontri”.

Già l’enciclica Fides et ratio, nella sua analisi della storia della filosofia moderna e contemporanea, individuava il fondamento teorico della non credenza nella “separazione tra la fede e la ragione filosofica”. A questo “duetto” di ragioni, con generosità e onestà  intellettuale,  ha dato modo di esprimersi mons. Vincenzo Bertolone ne “ Il Cortile dei Gentili” : duetto ove le voci possono appartenere anche agli antipodi sonori, come un basso e un soprano, eppure riescono a creare armonia, senza per questo rinunciare alla propria identità.

(La prima parte è stata pubblicata ieri, lunedì 22 aprile)

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Anna Rotundo

Anna Rotundo (Catanzaro) è laureata in scienza religiose: insegna religione nelle scuole secondarie, è componente del comitato di redazione del giornale diocesano Comunità Nuova" e di diverse altre riviste. Si occupa, tra l'altro, di cultura, diritti umani e diritti delle donne."

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