Il bluff della coscienza!

Per comunicare con il Signore, serve solo la verità del cuore

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Definire nella propria vita la relazione con il Signore è un atto, necessario e propedeutico, alla realizzazione di un qualunque vero progetto esistenziale. Non si può prescindere da questo soprannaturale adempimento, anche se oggi, tutto ciò che ruota intorno all’uomo, non lo aiuta a farlo. Si continua ad avere un rapporto occasionale con la fede e quindi con lo stesso Dio. La relatività delle azioni quotidiane limita lo sguardo verso il cielo e riduce dentro di sé la ricerca dell’infinito. Tutto si ferma di solito a quello che si è deciso di costruire intorno al proprio interesse materiale e da cui trarne dei vantaggi personali, molte volte fine a se stessi. Un modo questo, perché l’uomo si arricchisca, di sicuro, rispetto agli interessi materiali, ma rischiando di perdere l’ascolto interiore di se stesso e vanificando il vero senso dei suoi sforzi quotidiani! La cosa più grave sta comunque nel fatto che, di riflesso, si ritardano o si annullano anche due appuntamenti importanti con la vita: L’affidare o meno a Dio tutto di sé e la scelta di trasmettere agli altri la sua Parola, senza ansia di conquista alcuna. Quali maestri per i giovani si può essere, in una condizione del genere? Può l’essere umano programmare la sua vita, senza Dio? Può, comunque, tenere aperto con Lui un dialogo sporadico? Tanti, per scelta personale, hanno fatto a meno della presenza stabile di Dio. Sono gli atei convinti. Ritengo invece imperfette, per un vero credente, la relazione con Dio e la trasmissione della verità evangelica, ad intermittenza o addirittura in competizione con altri, aspirando di salire sul podio di turno.

La vita al Signore si offre con chiarezza e costanza. Niente bluff della coscienza! La sua Parola va data senza calcoli o mire di alcuna conquista o risultato personali. La nostra esistenza è per noi credenti un dono di Dio, che ci rende responsabili di metterla nelle sue mani o consegnarla ad altri. L’oltraggio più grande sta nell’offrirla a giorni alterni, per poi indirizzarla verso una finta Parola. Nessuno ci impone di prometterci al Signore, ma se lo facciamo, deve essere per sempre. Illuminante la prima parte del V capitolo degli Atti degli Apostoli:  “Un uomo di nome Ananìa con la moglie Saffìra vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell’importo d’accordo con la moglie, consegnò l’altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: “Ananìa, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio”. All’udire queste parole, Ananìa cadde a terra e spirò. ….”.

La cosa ancora più grave la troviamo nella seconda parte, qui omessa, del brano appena letto. In essa  si evince che la moglie di Anania, che poteva indirizzare il marito verso la verità con se stesso e con Dio, si rivela partecipe e consenziente della menzogna del marito. L’uomo, purtroppo, quando parte dalla convinzione che si possa convivere e guadagnare, sia con il bene, che con il male, viene sempre travolto da quest’ultimo. Anania e la moglie pensano che l’accordo tra i due, renda più credibile la falsità della loro offerta agli occhi del Signore e degli stessi fratelli. Nella comunità degli Apostoli  nessuno aveva imposto ai due il da farsi, dopo la vendita del loro terreno. Il ricavato poteva essere offerto anche in una quantità minore. Era però necessario manifestare apertamente, come era buon uso in quella realtà umana, le proprie esigenze. Niente si offre al Padre Eterno per imposizione o per finzione. Basta, a volte, affidare a Lui solo un pensiero, ma che sia vero e non appartenga il giorno dopo al diavolo. Per comunicare con il Signore, serve solo la verità del cuore, qualunque essa sia! I giovani, che oggi sono i più indifesi, anche se in parecchi pensano il contrario, sappiano affidarsi a Dio, che la storia ci ha consegnato come uomo morto sulla croce, per poi risorgere e ascendere al cielo. Solo in Lui c’è la risposta sicura per superare le incertezze, le ingiustizie, gli affanni e i sogni traditi, che il mondo degli uomini confeziona da sempre, col fiocco, per le nuove generazioni. Basta guardare allo scadimento della vita sociale e politica e ad una economia affidata solo alle speculazioni finanziarie. Le finzioni interiori, verso Dio, non servono a nulla!

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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