“Oggi è il compleanno di Benedetto XVI, offriamo la Messa per lui, perché il Signore sia con lui, lo conforti e gli dia molta consolazione”. È cominciata con la preghiera del Papa per il Papa, l’omelia del Santo Padre Francesco nella Messa di questa mattina nella Cappellina della Casa Santa Marta. Tra i presenti di oggi: i dipendenti del Governatorato vaticano, accompagnati dal Presidente, il cardinale Giuseppe Bertello, che ha concelebrato la Messa insieme al patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal.

Dopo aver rivolto il proprio augurio personale al suo predecessore per l’86° genetliaco, il Pontefice ha commentato le letture della liturgia odierna e, come ogni giorno, ha fatto dono di un suo prezioso pensiero.

Questa volta il tema è stato lo Spirito Santo e i frutti che nascono ad ogni suo soffio, tra cui il Concilio Vaticano II. Frutti che però noi spesso rifiutiamo o a cui facciamo resistenza, perché implicano cambiamenti radicali e, dunque, “scomodi” secondo il Papa.

Il Santo Padre Francesco è partito dalle forti parole di Stefano della prima lettura, che il santo ha rivolto a chi stava per lapidarlo, dopo aver annunciato loro la Risurrezione di Cristo: “Testardi! Voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo”.

E il primo martire ricordava tutti quelli che hanno perseguitato i profeti, che solo dopo averli uccisi e avergli costruito “una bella tomba” li hanno venerati. Un monito che si riallaccia al rimprovero di Gesù ai discepoli di Emmaus, ha osservato il Santo Padre, quando disse: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!”.

“Sempre, anche tra noi – ha sottolineato il Pontefice – c’è quella resistenza allo Spirito Santo”. Anzi, ha aggiunto, “per dirlo chiaramente: lo Spirito Santo ci dà fastidio. Perché ci muove, ci fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. E noi siamo come Pietro nella Trasfigurazione: ‘Ah, che bello stare così, tutti insieme!’ … ma che non ci dia fastidio”.

“Vogliamo che lo Spirito Santo si assopisca” ha proseguito papa Francesco, “vogliamo addomesticare lo Spirito Santo e quello non va! Perché Lui è Dio, Lui è quel vento che va e viene e tu non sai da dove; è la forza di Dio, è quello che ci dà la consolazione e la forza per andare avanti”.

“Andare avanti!” ha sospirato il Papa, “questo da fastidio, la comodità è più bella”.  Una tentazione questa, che ancora adesso è radicata profondamente nel cuore dell’uomo. “Oggi – ha osservato il Santo Padre – sembriamo tutti contenti per la presenza dello Spirito Santo, ma non è vero”.

Ne è un esempio il Vaticano II: “Il Concilio è stato un’opera bella dello Spirito Santo”, e papa Giovanni è stato “obbediente allo Spirito Santo e ha fatto quello”. Noi invece che abbiamo fatto? Si è interrogato il Pontefice: “Dopo 50 anni, abbiamo fatto tutto quello che ci ha detto lo Spirito Santo nel Concilio? In quella continuità della crescita della Chiesa che è stato il Concilio?”.

No: al massimo “festeggiamo questo anniversario, facciamo un monumento, ma che non dia fastidio. Non vogliamo cambiare". Di più: "Ci sono voci che vogliono andare indietro”. E questo, ha aggiunto il Papa senza mezzi termini, “si chiama essere testardi, questo si chiama voler addomesticare lo Spirito Santo, questo si chiama diventare stolti e lenti di cuore”.

Un atteggiamento negativo che si riversa “anche nella nostra vita personale”, quando “lo Spirito ci spinge a prendere una strada più evangelica”, e invece noi gli opponiamo resistenza.

Al momento di chiedere la quotidiana grazia al Signore prima di terminare l’omelia, papa Francesco ha dunque esortato: “Non opporre resistenza allo Spirito Santo. È questa la grazia che io vorrei che tutti noi chiedessimo oggi al Signore: la docilità allo Spirito Santo, a quello Spirito che viene da noi e ci fa andare avanti nella strada della santità, quella santità tanto bella della Chiesa”.