Offriamo di seguito il saluto rivolto questo pomeriggio dal Rettore Magnifico della Pontifica Università Lateranense, monsignor Enrico dal Cavolo, ai partecipanti alla Seconda Giornata Internazionalistica “Dialogo interculturale e migrazioni”.
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Autorità religiose, accademiche e civili,
Professori e Studenti,
Illustri Ospiti,
vi do il più cordiale benvenuto in questa splendida Aula Magna, dedicata a Benedetto XVI. Siamo alla vigilia del suo compleanno. Vogliamo ricordare così il Papa emerito, nella preghiera e nell’affetto.
1. Il giorno di Pasqua, nel suo primo Messaggio Urbi et Orbi, il Papa Francesco ha detto, con quello stile diretto e deciso che stiamo apprezzando ogni giorno di più: “Pace a tutto il mondo, ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo; la tratta delle persone è proprio la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo!”. Poi, incontrando lo scorso 9 aprile il Segretario Generale delle Nazioni Unite, il Pontefice ha manifestato preoccupazione riguardo “al problema della tratta delle persone, in particolare delle donne, e a quello dei rifugiati e dei migranti” (Comunicato della Sala Stampa: Udienza al Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, 9 aprile 2013).
Mi sembrano indicazioni sufficienti per comprendere che la mobilità umana, in ragione delle cause che la provocano, e per gli effetti che essa determina, è parte essenziale delle sollecitudini pastorali della Chiesa, come è decisamente importante nell’agenda internazionale. Precisamente in tale àmbito si inserisce questa Seconda Giornata internazionalistica, che l’Institutum Utriusque Iuris ha promosso attraverso il suo neonato Dipartimento di Diritto Internazionale, per riflettere, attraverso le regole e le istituzioni giuridiche, su un tema che sta a cuore alla Santa Sede e alla Comunità internazionale. Un evento a cui sono state invitate due “voci”, tra le più autorevoli, che si occupano della questione. Anzi, per essere più precisi, si tratta – in un certo senso – di due “migranti eccellenti”.
Rivolgo il benvenuto all’Ambasciatore William Swing, Direttore Generale della Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che ha la sua sede a Ginevra. La ringrazio, Eccellenza, per aver accettato il mio invito. Siamo certi di poter beneficiare dalla sua lunga e competente esperienza nel settore delle migrazioni e della mobilità umana. Proveniente dalla stessa riva del Lago Lemano, è S.E. Mons. Silvano Tomasi che presso l’OIM di Ginevra rappresenta la Santa Sede. Anche a Lei, Eccellenza, va la nostra riconoscenza, insieme alla mia particolare vicinanza, anche perché noi due proveniamo da quella stessa terra veneta, che da lungo tempo ha vissuto con la sua gente, spesso in modo molto doloroso, il fenomeno dell’emigrazione.
2. Le tendenze internazionali sul versante delle migrazioni e le prospettive geopolitiche che sono collegate o derivano dai diversi aspetti del fenomeno, evidenziano una stretta connessione con altri fenomeni, quali la globalizzazione, la liberalizzazione dei flussi commerciali, l’integrazione economica in aree specifiche. Si tratta, infatti, di fattori che incoraggiano la mobilità umana anzitutto nella dimensione economica e lavorativa, alimentata da un crescente divario negli standard di vita tra Paesi poveri e ricchi, come pure da una diversa dinamica demografica al loro interno. Non mancano però indicatori o vere e proprie misure finalizzate a regolare i flussi migratori, ad arginarli o addirittura ad erigere barriere. Quest’ultimo approccio sembra non tenere nella dovuta considerazione che le migrazioni, e meglio si direbbe i migranti, sono costruttori di una rete di rapporti e di scambi che vanno oltre le frontiere, quasi strumenti privilegiati per intessere rapporti tra Paesi, culture e aree differenti.
Il migrante, infatti, può essere uno strumento di crescita e di beneficio, sia per le aree di origine sia per quelle di approdo. Il pensiero corre immediatamente al trasferimento di risorse, economiche, professionali, umane che i migranti favoriscono per il loro Paese di provenienza.
Parimenti gli effetti-benefíci delle migrazioni si riscontrano nei Paesi di arrivo, quando i migranti – come ormai capita regolarmente nei Paesi della vecchia Europa – colmano le lacune di mancata forza-lavoro, o più ampiamente di limitata crescita della popolazione rispetto alle esigenze dell’economia. Ma da queste ultime implicazioni non sono estranei atteggiamenti che pongono le migrazioni all’origine di sentimenti contrastanti, di suscettibilità da parte della popolazione dei Paesi di approdo, là dove la coabitazione diviene difficile per differenze etniche, linguistiche, culturali e religiose; o – addirittura – dove la coabitazione assume solo connotazioni conflittuali, quando vengono messi in discussione i principi-cardine della convivenza sociale. E allora l’apporto delle migrazioni al mondo del lavoro genera dissidi: il migrante diventa colui che sottrae occupazione, determina una concorrenza sleale nei livelli salariali, spinge in definitiva verso una maggiore spesa sociale.
3. A fare da sfondo intrigante alle riflessioni di questa Giornata restano non solo i complessi dibattiti sul legame tra fenomeno migratorio, livelli di sviluppo, negoziati e strategie per ridurre la povertà, ma anche le questioni che condizionano quel necessario dialogo tra le civiltà (piuttosto che lo scontro tra le civiltà),al quale concorre l’apporto delle religioni, della società civile organizzata, delle istituzioni educative e di formazione. Un dialogo che, per essere efficace ed effettivo, necessita di esprimere risultati in termini giuridici: principi, regole; e, soprattutto, il loro rispetto.
Il diritto internazionale è chiamato a dotarsi di un nuovo paradigma per superare – nella complessa realtà di migranti, richiedenti asilo o soggetti da integrare – quell’approccio tradizionale legato alla sola protezione dello straniero, o alla sanzione come mezzo per affrontare le situazioni patologiche della mobilità umana. Certo, questo non può dimenticare di rispondere ad esigenze oggettive: fino a che punto è possibile che il migrante, il richiedente asilo, il soggetto da integrare possono godere di un trattamento analogo a quello del cittadino?
A favorire lo studio e l’analisi di queste tendenze il nostro Institutum Utriusque Iuris è particolarmente attento e impegnato, come potremo ascoltare tra poco dalla voce di alcuni nostri Dottori e Laureati, che brevemente illustreranno i risultati della loro ricerca condotta sulle tematiche della mobilità umana.
L’auspicio è che le indicazioni di questo incontro possano favorire l’idea di un diritto internazionale capace di operare una riconciliazione, che domanda dialogo, e passa anche attraverso regole e strutture.
In ogni caso, esse devono partire dal presupposto che la mobilità umana riguarda persone che attendono atteggiamenti solidali e capacità di accoglienza, secondo giustizia.
+ Enrico dal Covolo