Papa Francesco: la bellezza come misura

Nel primo mese del suo pontificato il Santo Padre ha offerto preziosi spunti di riflessione su temi come l’arte sacra e la liturgia

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La bellezza, l’arte sacra e la liturgia sono stati argomenti particolarmente curati e approfonditi da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. In continuità con il loro insegnamento, papa Francesco ha offerto spunti preziosi di riflessione su questi temi.

Nel Discorso del 16 marzo, in occasione della Udienza ai rappresentanti dei media, papa Francesco ha menzionato, per tre volte, la triade Verità, Bontà, Bellezza, con chiaro riferimento a quella tradizione di pensiero che vede nella verità, nella bontà e nella bellezza gli attributi trascendentali dell’essere, cioè le caratteristiche proprie di tutto ciò che è in quanto è, a motivo del fatto che Verità, Bontà e Bellezza sono perfezioni di Dio. Papa Francesco ha detto:  «voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza»[1].

Dunque verità, bontà e bellezza sono elementi fondamentali “per una lettura della realtà” e sono implicati in modo speciale nel lavoro di chi opera nella comunicazione. Proprio questa attenzione verso la verità, la bontà e la bellezza della realtà rende più vicini alla Chiesa, la cui missione è comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”, ovvero Dio, Gesù Cristo. Inoltre viene sottolineato con forza che l’oggetto della comunicazione, di ogni comunicazione, non dovrebbe essere lo stesso soggetto emittente, ma proprio la verità, la bontà e la bellezza, definite “triade esistenziale”.

Si delineano tre livelli: al centro, vetta e significato di tutto, la Verità, la Bontà e la Bellezza divine, poi derivate e partecipate la verità, la bontà e la bellezza della realtà creata, e infine la verità, la bontà e la bellezza vissute esistenzialmente. Dunque c’è una partecipazione della Bellezza divina alla realtà e all’esistenza, e quindi la bellezza diventa anche fine della comunicazione. La missione di ogni comunicazione è proclamare la verità, la bontà e la bellezza, la missione della comunicazione della Chiesa è annunciare la Verità, la Bontà e la Bellezza di Gesù Cristo.

La triade verità, bontà e bellezza torna ancora nel Discorso del 20 marzo ai rappresentanti delle Chiese, delle comunità ecclesiali e delle altre religioni: «Sappiamo quanta violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il divino dall’orizzonte dell’umanità, e avvertiamo il valore di testimoniare nelle nostre società l’originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell’uomo. In ciò, sentiamo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza,questa verità, bontà e bellezza di Dio, e che sono nostri preziosi alleati nell’impegno a difesa della dignità dell’uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e nel custodire con cura il creato»[2].

Viene sottolineata la tragedia del tentativo di eliminare Dio dalle società, tentativo che è violento e innaturale perché in ogni uomo alberga “una originaria apertura alla trascendenza”, che si manifesta proprio come esigenza di verità, bontà e bellezza. Ogni tentativo di ricerca della verità, della bontà e della bellezza nel creato, conduce alla Verità, alla Bontà e alla Bellezza che sono del Creatore. E proprio questa triade è il cuore della difesa e della custodia del creato. Potremmo dire che verità, bontà, bellezza sono la grammatica di quel “disegno di Dio iscritto nella natura”, di cui Papa Francesco ha chiaramente parlato nella Omelia del 19 marzo: «La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi». La bellezza del creato è un bene da custodire: «In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna»[3].

Si comprende bene allora la consistenza della povertà spirituale che si esprime nella dittatura del relativismo e nell’egocentrismo, in quanto la povertà spirituale è assenza di verità: «Ma c’è anche un’altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la “dittatura del relativismo”, che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini. E così giungo ad una seconda ragione del mio nome. Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra»[4]. Dunque di contro al soggetto che è misura di se stesso e che è dunque incapace di convivere con gli altri, sta la custodia della verità, capace di costruire la vera pace. La possibilità di pace e di convivenza si fonda sulla verità e sulla natura comune di ogni essere umano.

Si delinea dunque un  orizzonte unitario in cui la verità, la bellezza e il bene sono gli elementi di cui è costruito il creato e sono anche gli strumenti per custodirlo.

Papa Francesco ha anche dedicato delle parole importanti alla bellezza della liturgia. In modo speciale si è soffermato sul significato delle vesti sacre e del loro simbolismo durante l’omelia della Santa Messa del Crisma: «Le vesti sacre del Sommo Sacerdote sono ricche di simbolismi; uno di essi è quello dei nomi dei figli di Israele impressi sopra le pietre di onice che adornavano le spalle dell’efod dal quale proviene la nostra attuale casula: sei sopra la pietra della spalla destra e sei sopra quella della spalla sinistra (cfr Es 28, 6-14). Anche nel pettorale erano incisi i nomi delle dodici tribù d’Israele (cfr Es 28,21). Ciò significa che il sacerdote celebra caricandosi sulle spalle il popolo a lui affidato e portando i suoi nomi incisi nel cuore. Quando ci rivestiamo con la nostra umile casula può farci bene sentire sopra le spalle e nel cuore il peso e il volto del nostro popolo fedele, dei nostri santi e dei nostri martiri, che in questo tempo sono tanti!». La bellezza della liturgia sta dunque nel significato dei suoi simboli, significato che si è concretizzato nel tempo, è stato trasmesso nella tradizione, ed ancora è capace di parlare, di comunicare. La bellezza della liturgia sta nel saper dire il significato insieme al significante, e questo significato, espresso nella bellezza di quanto è liturgico (paramenti, segni, gesti, parole, immagini …) è la gloria di Dio, la presenza della gloria di Dio. Prosegue, infatti, Papa Francesco: la «bellezza di quanto è liturgico, [che] non è semplice ornamento e gusto per i drappi, bensì presenza de
lla gloria del nostro Dio che risplende nel suo popolo vivo e confortato». Questa bellezza deve diventare azione, così come l’unzione dell’olio santo deve raggiungere le “periferie”: «L’olio prezioso che unge il capo di Aronne non si limita a profumare la sua persona, ma si sparge e raggiunge “le periferie”. Il Signore lo dirà chiaramente: la sua unzione è per i poveri, per i prigionieri, per i malati e per quelli che sono tristi e soli. L’unzione, cari fratelli, non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, perché l’olio diventerebbe rancido … e il cuore amaro». Papa Francesco sottolinea ancora come la vera bellezza sia quella di Gesù, che incarna la bellezza delle vesti sacerdotali di Aronne: «Questo momento di Gesù, in mezzo alla gente che lo circondava da tutti i lati, incarna tutta la bellezza di Aronne rivestito sacerdotalmente e con l’olio che scende sulle sue vesti». Ma la vera bellezza richiede occhi pieni di fede per essere vista: «È una bellezza nascosta che risplende solo per quegli occhi pieni di fede della donna che soffriva perdite di sangue»[5].  È come se papa Francesco affermasse che per vedere la gloria di Dio nella bellezza della liturgia, per vedere Gesù Cristo nelle vesti sacerdotali, occorrano gli occhi della Fede.

Gesù Cristo è il centro di ogni bellezza, è tutta la bellezza, e di conseguenza ogni espressione artistica dovrebbe confessare Gesù Cristo. Ricordiamo infine la bellissima prima Omelia di Papa Francesco: «Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio»[6].     

Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Accademico Ordinario Pontificio. Website: www.rodolfopapa.it  Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com  e.mail: rodolfo_papa@infinito.it.

*

NOTE

[1] Francesco, Discorso. Udienza ai rappresentanti dei media, 16 marzo 2013.

[2] Francesco, Discorso. Incontro con i rappresentanti delle Chiese e delle comunità ecclesiali e di altre religioni, 20 marzo 2013.

[3] Francesco, Omelia. Santa Messa per l’inizio del ministero petrino, 19 marzo 2013.

[4] Francesco, Discorso. Udienza al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 22 marzo 2013. 

[5] Francesco, Omelia. Santa Messa del Crisma, 28 marzo 2013.

[6] Francesco, Omelia. Santa messa con i Cardinali, 14 marzo 2013.

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Rodolfo Papa

Rodolfo Papa è presidente dell'Accademia Urbana delle Arti / Sito internet: www.rodolfopapa.it ; Blog:http://rodolfopapa.blogspot.com ; e.mail: rodolfo_papa@infinito.it .

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