Avevano un sapore diverso le parole di oggi di papa Francesco durante la Messa nella cappellina della Domus Sanctae Marthae. Ogni frase che esce dalla bocca di questo Papa suona come un dolce richiamo, ma nell’omelia di stamane i presenti – tra cui il personale dei Servizi telefonici vaticani e dell’Ufficio Internet vaticano – non hanno potuto fare a meno di notare il tono perentorio con cui il Santo Padre ha pronunciato frasi del tipo: “La calunnia è un’espressione diretta di Satana”.
Non ci sono espressioni edulcorate che possono attenuare il male che questo peccato è capace di provocare. Un male che nei secoli della Chiesa ha causato il martirio di miriadi di fedeli e che ancora oggi continua a mietere vittime. Papa Francesco ha incentrato su questo tema il suo intero discorso, invitando a pregare per tutti coloro che sono falsamente accusati, perseguitati e uccisi per la calunnia che – ha detto – “è peggio di un peccato”.
Il primo martire è stato Stefano, ha ricordato il Papa, citando la lettura degli Atti degli Apostoli della liturgia odierna che lo presenta come uno dei diaconi nominati dai Discepoli. Stefano viene trascinato davanti al Sinedrio a causa della sua fede e della sua forte testimonianza evangelica. Lì, davanti alle più alte autorità, è calunniato da “falsi testimoni” che lo accusano ingiustamente. “Non andava bene la lotta pulita, la lotta tra uomini buoni” ha commentato papa Francesco, gli accusatori hanno preferito “la strada della lotta sporca: la calunnia”.
La sentenza del Pontefice allora è lapidaria: “Noi tutti siamo peccatori: tutti. Abbiamo peccati. Ma la calunnia è un’altra cosa. È un peccato, sicuro, ma è un’altra cosa. La calunnia vuole distruggere l’opera di Dio; la calunnia nasce da una cosa molto cattiva: nasce dall’odio. E chi fa l’odio è Satana”. “La calunnia distrugge l’opera di Dio nelle persone, nelle anime, utilizza la menzogna per andare avanti” ha ribadito papa Bergoglio, aggiungendo: “E non dubitiamo, eh? Dove c’è calunnia c’è Satana, proprio lui”.
Ma i cristiani rispondono al male col bene. Stefano, infatti – ha evidenziato il Santo Padre – non ricambia gli accusatori con la stessa moneta, “non vuole andare per quella strada per salvarsi. Lui guarda il Signore e obbedisce alla legge”. E questo gli dona la serenità.
“Il tempo dei martiri non è finito” ha proseguito il Papa. Il sangue versato da Stefano per Cristo non si è fermato in quel Sinedrio, ma ha tracciato una scia gloriosa in tutta la storia della Chiesa e dell’umanità.
Sono tanti gli esempi di chi ha testimoniato e testimonia tuttora il Vangelo con estremo coraggio. Anzi, secondo il Pontefice, “oggi possiamo dire, in verità, che la Chiesa ha più martiri che nel tempo dei primi secoli”.
La Chiesa, ha osservato papa Francesco, “ha tanti uomini e donne che sono calunniati, che sono perseguitati, che sono ammazzati in odio a Gesù, in odio alla fede: questo è ammazzato perché insegna catechismo, questo viene ammazzato perché porta la croce… Oggi, in tanti Paesi, li calunniano, li perseguono. Sono fratelli e sorelle nostri che oggi soffrono, in questo tempo dei martiri”.
In un’epoca “con più martiri che non quella dei primi secoli”, caratterizzata da “turbolenze spirituali”, c’è però un “posto sicuro” secondo il Santo Padre, che “è sotto il manto della Madonna”.
Lei, ha detto, “è la mamma che cura la Chiesa. E in questo tempo di martiri, è un po’ – non so se si dice così, in italiano – la protagonista della protezione”. Per questo, ha esortato il Papa: “Preghiamo la Madonna perché ci protegga. Diciamole con fede: ‘Sotto la tua protezione, Madre, è la Chiesa. Cura la Chiesa’”.