Per diversi decenni il capitalismo finanziario è stato predominante nelle banche d’affari e tra gli speculatori.
Con la terza fase dell’attuale crisi (la prima finanziaria, la seconda del debito degli Stati, la terza dell’economia reale), il potere mondiale sembrerebbe rappresentato da quattro uomini al comando.
I quattro uomini sono: Ben Bernanke (governatore della Federal Reserve o Banca centrale USA), Mario Draghi (governatore della BCE), Haruhiko Kuroda (governatore della Banca centrale giapponese) e Zhou Xiaochuan (governatore della Banca centrale cinese). Dietro i magnifici quattro banchieri centrali, un gruppone d’investitori che segue ogni loro movimento con un solo obiettivo: fare soldi nonostante le difficili condizioni dei quattro grandi blocchi del mondo.
Il passaggio è storico. Dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, le banche, le società e i fund managers hanno dovuto abdicare il loro potere.
Il loro posto è stato preso dai tecnocrati di Washington, Bruxelles, Tokyo e Pechino che sono seduti su una montagna di denaro stampato per rimettere in moto l’economia di mezzo mondo ed evitare che entri nel tunnel della recessione.
La Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e la Banca del Giappone hanno già iniettato 4700 miliardi di dollari nel mercato mondiale.
Per rendere più concreta la dimensione di questa cifra, la somma è più del doppio del prodotto interno lordo dell’Italia.
Le misure annunciate qualche settimana da Kuroda per sconfiggere la depressione che affligge il Giappone da decenni, aggiungerà altri 1400 miliardi di dollari.
I grandi del mondo pensano che questa sia la cura per far uscire il mondo dalla crisi finanziaria.
La crisi che da circa cinque anni sta paralizzando l’economia reale, i consumatori e le aziende, in particolare dell’Europa. Il fallimento della Lehman Brothers, la recessione patrimoniale negli Usa ed in Europa, e il tunnel nel quale siamo e di cui non vediamo la fine, hanno forzato i gruppi più potenti a prendere decisioni apparentemente razionali ma che si potrebbero rivelare deleterie per l’economia mondiale nel medio periodo.
Sulla base di queste notizie, gli speculatori stanno guadagnando grazie alla fluttuazione del valore delle monete, ed alle variazioni di valore delle obbligazioni del governo americano, dell’oro, delle materie prime e alimentari, lasciando l’economia reale (imprese e famiglie), senza denaro per prestiti e mutui. Le famiglie spaventate dalla crisi, hanno ridotto ulteriormente i consumi – cercando di risparmiare quanto più possibile visto il presente e il futuro incerto.
Le imprese non sono state da meno, stanno tagliando costi e posti di lavoro, rimandando gli investimenti quando la situazione migliorerà.
Sembra che l’economia di una parte del mondo in particolare quella dell’Europa sia entrata in uno stato di coma non assistito.
Nessuno vuole rischiare.
In questo contesto i quattro governatori hanno deciso che a mali estremi, bisognava mettere in azione estremi rimedi. Se i motori dell’economia reale non ripartono, hanno deciso di abbassare il costo del denaro e di immettere una montagna di liquidità nell’economia, dimenticando un vecchio e saggio detto che dice: “se il cavallo non ha sete non beve”.
E’ per questo motivo si tratta di un momento storico. Un intervento monetario così ingente e coordinato dalle quattro banche centrali più importanti del mondo (quella cinese nel ruolo di acquirente del debito mondiale), non si era mai visto nella storia.
Anche i risultati sono senza precedenti. Dopo un primo periodo d’incertezza, gli speculatori hanno risposto con entusiasmo alle mosse dei banchieri. Bisognerà vedere se anche l’economia reale sarà capace di ripartire con lo sviluppo.
Tra tassi d’interesse che si sono abbassati, interventi sul mercato del reddito fisso e svalutazioni delle valute, per adesso gli unici ad arricchirsi sono gli speculatori.
Difatti a crescere è solo la ricchezza finanziaria, i buoni del tesoro italiani e spagnoli vengono venduti facilmente. Certe obbligazioni «esotiche» (altamente speculative) che si sperava, fossero messe fuori dal mercato, sono di nuovo di moda tra investitori grandi e piccoli.
Quello che deve preoccupare è che è tornata di moda la corsa verso l'”azzardo morale” verso le parti meno sicure dei mercati finanziari. La spinta speculativa non è stata sanzionata, anzi perfino incoraggiata.
Come finirà? Difficile dirlo. Il problema si porrà quando prima o poi, si dovranno ritirare i miliardi di stimolo, lasciando i mercati a cavarsela da soli.
I banchieri centrali giurano che quel momento è molto lontano, che le economie sono ancora troppo deboli, con i bassi consumi, lo spettro dell’inflazione inesistente. Gli speculatori presi dall’euforia, per ora ci credono ma gli economisti sanno che stiamo di nuovo giocando alla roulette russa con le banche centrali.
Esiste un altro detto molto saggio: «Quando la musica smette, in molti si troveranno senza sedia».
L’economia reale rimane debole, sia in Europa, sia in America – basta guardare ai dati sul mercato del lavoro Usa ed europei, la crescita esponenziale delle diseguaglianze, la disoccupazione e i drammi umani causati da questa lunghissima recessione.
Avremmo bisogno, come ebbe a dire il Papa emerito Benedetto XVI nella Caritas in veritate di una ‘governance mondiale’ che distingua la carta-denaro dalle persone e che favorisca lo sviluppo reale con politiche di rafforzamento del bene comune.
Per ora le banche centrali sembra che non abbiamo altra scelta: devono continuare a pompare denaro fino a quando l’economia non si riprenderà.
Il vero pericolo per le banche centrali è che la loro fuga in avanti non si riveli una corsa verso una nuova crisi.