Il vangelo di Luca, dice il mio insegnante di catechesi, mons. Costantino Di Bruno, può essere definito il vangelo dei “quattro attori”. Quali sono gli attori a cui si riferisce? Il primo è il Padre onnipotente che, con la sua grazia, agisce sempre per salvezza del mondo. Il secondo attore è Gesù, quale mediatore tra l’uomo e il Padre, strumento della storia per la redenzione dell’uomo. Il terzo è l’uomo, che si apre al Signore con la conversione del suo cuore.
Il quarto attore è l’altro fratello, che in qualche modo si oppone sempre ad un processo di pace e di amore di qualcuno. Lo stesso che blocca il cammino verso la verità della Parola o insidia il prossimo con la tentazione, il dubbio, la promessa facile. Un tentativo corrente, capace di spingere chiunque a guardare dall’altra parte, rispetto all’orizzonte illuminato dalla luce della fede. Di quest’ultimo attore il mondo è pieno. Troppi luoghi e posti di comando convergono su questa categoria di uomini. Basta guardarsi intorno, sia nella vita personale, che in quella sociale. La comunità attuale ne sta subendo i contraccolpi!
Il brano evangelico sulla conversione di Zaccheo ci presenta i “quattro attori” nel loro inequivocabile ruolo. Il Padre è colui che spinge Gesù verso Gerusalemme, per la salvezza dell’umanità. Il figlio Gesù segue la missione affidatagli, portando sul suo cammino la verità e la conversione dei cuori, in chiunque lo segui o si fermi ad ascoltare le sue parole. Zaccheo, che sale sul sicomòro per vedere il “mandato” di Dio, è l’uomo che si converte. La folla che mormora per la scelta di Gesù di fermarsi a casa di un peccatore, rappresenta l’altro fratello, sempre infastidito o assente, per la salvezza del prossimo. Il “quarto attore” rimane, quindi, lontano dalla Parola del Signore.
Nella parabola del Figliol Prodigo è il fratello di sangue, che si rattrista per il perdono offerto dal padre, al figlio ritrovato. La presenza del quarto attore è purtroppo ovunque. Zaccheo si pente, si converte, dovrebbe essere festa; non è invece così! Gesù viene guardato con sospetto, perché la sua azione “sconvolge”, ma nel bene, la storia immutata di chi non vuole mettersi in discussione. Così succede, ancora oggi, quando si cerca di portare sulla strada maestra chi ha sbagliato. Provateci! Vi accorgerete che il perdono e la liberazione del peccato, sono troppe volte vissuti come una possibilità teorica, piuttosto che come una reale possibilità nella vita di un credente.
I giovani dovrebbero discostarsi dal “quarto attore”, sia per non subire e annullare le tante insidie nei loro confronti, sia perché non lo diventino essi stessi, rispetto ad altri. Zaccheo era un peccatore, ma pentendosi cambia la sua storia e offre, a quella gente, l’ occasione di toccare con mano la bontà e la grazia di Dio, professata attraverso Gesù. Zaccheo, di piccola statura, fa fatica a vedere il Messia, perché attorniato da una grande folla.Cosa s’inventa?
Per superare gli ostacoli che rendono insoddisfatto quel suo desiderio, non si rassegna, ma utilizza la saggezza e l’intelligenza. Scappa in avanti e sale su un albero. Non può perdere quella opportunità. Un monito, questo, per i giovani e per tutti noi, a non rassegnarsi mai. Qualunque sia la situazione da superare! Quante volte non si usano le potenzialità di cui si è in possesso, per risolvere una qualsiasi questione che affligge il cuore e la mente di un uomo? Aspettiamo magari che qualcuno lo faccia per noi, mentre il tempo annulla una buona circostanza, che forse non si ripeterà mai più.
Zaccheo, su richiesta di Gesù, lo ospita nella sua casa e si pente. Lo fa compiendo due gesti centrali per la sua conversione. Per giustizia restituisce il maltolto, quattro volte in più del suo valore e per carità dona metà dei suoi averi ai poveri. La giustizia consente di riscattarsi nella società civile di cui si fa parte e di essere cittadinanza attiva. La carità apre il cuore umano all’amore verso gli altri, alla solidarietà e soprattutto, come ha scritto più volte Benedetto XVI, alla fraternità. Dote, del cuore umano, necessaria per rimettere in moto, pur nelle differenze, un’epoca di pace e di uguaglianza. Presupposti essenziali per individuare una economia a sostegno di quel bene comune, solo e sempre annunciato.
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