"Bianca come il latte, rossa come il sangue"

L’adattamento cinematografico del romanzo di Alessandro D’Avenia dimostra vera e propria competenza nel rappresentare il mondo di tanti giovani

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Leo (Filippo Scicchitano) è il classico adolescente ribelle di 16 anni che divide il suo tempo tra la scuola, il calcetto e le uscite con i suoi migliori amici: il simpatico e maldestro Niko ( Romolo Guerreri) e Silvia (Aurora Ruffino) dolce e diligente studentessa che lo aiuta sia nei problemi scolastici che sentimentali, e segretamente e da sempre invaghita di lui. Ma quando Leo si innamora per la prima volta di una sua compagna di scuola, Beatrice (Gaia Weiss), splendida giovane con dei bellissimi capelli rossi, sarà ossessionato di rivelarle il suo amore. Purtroppo però, la vita preserverà una situazione difficile, che porterà per tutti a fare delle scelte importanti e a diventare grandi.  

Bianca come il latte, rossa come il sangue, l’adattamento cinematografico del romanzo di Alessandro D’Avenia, che svolgendo parallelamente la professione di insegnante e quella di scrittore, dimostra vera e propria competenza nel rappresentare il mondo della scuola in comunione con lo spirito idealista e fragile di tanti ragazzi, e soprattutto concentrando la base della sua opera in un delicato e complicato rapporto tra il passaggio dall’ingenua e spensierata adolescenza ad un orizzonte del profilarsi dell’età adulta. La primissima parte del film possiede i toni della commedia adolescenziale e leggera dei tanti film passati ( dal Tempo delle mele a Che ne sarà di noi)  per avanzare nel dramma con riferimenti letterari e di natura etica che plasmano il film rendendolo carico di significato, dove perfino i colori hanno un senso compiuto.

I colori del titolo, il rosso, che Leo classifica in vari modi, mentre dipinge la sua cameretta e pensa a Beatrice e ai suoi capelli, e il bianco, che è indice di paura perché rappresenta il tono delle pareti tristi dell’ospedale e la malattia che le sta portando via la sua amata. Ma proprio questa divisione così evidente porterà il protagonista a lottare per lei.  Se infatti, Leo all’inizio vive quel magico rapimento fiabesco, dove nei suoi sogni Beatrice è la principessa con cui vivere il suo amore, ha seguito il brusco risveglio nella realtà, quando davanti scuola scopre che la ragazza è gravemente malata. E se di fronte a quell’ingiusto dolore di una malattia, che lo rende insopportabile quando si è giovani e soprattutto innamorati, il ragazzo scappa, poi avanza quasi naturalmente la vera essenza dell’amore: la salvezza.

E proprio con questa missione prende vita in Leo un altro genere di amore, quello della donazione completa sia a livello umano sia fisico con la decisione di donare il suo midollo osseo, vera prova del suo sincero sentimento. Nel film c’è anche la componente dell’amicizia, trattata come pura linfa che unisce e fortifica: il personaggio del professore (Luca Argentero), definito il Sognatore, viene visto come una sorta di Virgilio che accompagna Leo come fosse Dante, nell’avventura eroica e da consigli per farlo stare vicino a Beatrice, che porta il nome dell’amata del poeta, e  che introduce il ragazzo ad una vita nuova, proprio come la relativa opera “Vita nova” rendendolo capace di un differente modo di vedere la sua esistenza. L’altra sua amica è Silvia, la quale lo conosce più di tutti gli altri e sostiene il suo slancio amoroso verso Beatrice, pur essendo segretamente innamorata di lui e condividendo sempre anche le sue scelte più difficili. Ma Beatrice seppur aiutata dalla forza dell’amore del ragazzo e dai suoi gesti per farla guarire, cerca sostegno anche nella fede e avverte nostalgia di Dio, al quale si affidava da bambina e crea un nuovo rapporto scrivendogli  i suoi pensieri dentro un diario. Alla fine Beatrice grazie a questo rinnovato legame riuscirà a vedere anche ad occhi chiusi, e apprezzare anche le più piccole cose, ma soprattutto porterà a Leo a fare come lei e a vedere la differenza tra la passione e l’amore vero.

Il film è carico di valori morali e sottolinea che le esperienze negative, seppur sofferenti sono necessarie per formare e fortificare i ragazzi e  quanto sia falso e lontano dalla realtà, il mondo spensierato e superficiale rappresentato dal pensiero comune  il periodo dell’adolescenza.

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Sabrina Tomarro

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