Padre Emilio Buttelli, missionario in Amazzonia brasiliana dal 1966, da due anni è parroco di Cidade Nova nella periferia nord della capitale amazzonica, con 100.000 fedeli in grande maggioranza battezzati nella Chiesa cattolica. L’arcidiocesi di Manaos, con l’arcivescovo e due vescovi ausiliari, ha 130 sacerdoti (35 diocesani, 22 fidei donum, 83 religiosi e missionari, 10 dei quali del Pime), 27 diaconi permanenti, 14 seminaristi, 115 suore, per 86 parrocchie e “aree missionarie” (quasi-parrocchie), divise in 12 decanati. E tutto questo per i due milioni e mezzo di cattolici diocesani.
Padre Emilio è tornato a Milano dopo Pasqua per un mese di vacanza e di cure. Ecco cosa dice della sua parrocchia: “La chiesa di Cidade nova è stata fondata da padre Pedro Vignola nel 1981, quando incominciava l’immigrazione da ogni parte del Brasile, perché Manaos era stata dichiarata “città franca”, per favorire il popolamento dell’Amazzonia. Sono venute industrie da ogni parte del Brasile e dall’estero, per costruire fabbriche di montaggio di moto e soprattutto materiale elettrico ed elettronico: Tv, frigoriferi, computer, ecc. Dal 1980 ad oggi Manaos è passata da 170.000 a due milioni di abitanti! Noi del Pime (siamo a Manaos dal 1948), abbiamo fondato una ventina di parrocchie e di “aree missionarie”, poi passate al clero diocesano o religioso”.
Nella situazione in cui padre Emilio si trova, unico prete residente per 100.000 battezzati, si potrebbe pensare che è pessimista sul futuro della Chiesa amazzonica: una sessantina di diocesi su un territorio esteso 14 volte l’Italia e 20 milioni di abitanti. Invece, anche perché a 75 anni è ancora pieno di energia, è ottimista e mi spiega perché, partendo dalla sua parrocchia di Cidade nova.
“In Amazzonia – dice – la gente è profondamente religiosa. Vedi dappertutto scritto sulle macchine: Dio c’è davvero, Gesù salva, La Madonna mi vuol bene. C’è un’atmosfera culturale-religiosa e nessuno ha pudore di esprimere la propria fede, di parlare di Dio e di Gesù Cristo. I predicatori evangelici predicano per le vie e nelle piazze. La secolarizzazione che lamentate in Italia in Amazzonia non c’è. Ci sono anche gli atei, ma sono rari e li trovi tra i professori, gli intellettuali, gli artisti, gli snob che vogliono fare diverso dagli altri, mentre la gente comune è religiosa e vorrebbe avere un’assistenza religiosa adeguata, ma la Chiesa non ha preti, suore, catechisti, chiese in numero sufficiente e allora i predicatori delle sette trionfano, ad ogni svolta di strada c’è una chiesa e molti vanno nella chiesa più vicina. Chi ha un buon carisma personale, apre una sua piccola chiesuola, predica, prega, benedice, promette grazie, prosperità e cura di malattie e chiede il “dizimo” (la decima parte del proprio guadagno, abituale in Brasile). E poi c’è la Bibbia, la Bibbia, la Bibbia, che è diventata un po’ un feticcio, ciascuno la legge e la interpreta come vuole. Ma già oggi le persone più coscienti capiscono che questo non va bene; e sono sicuro che presto queste sette andranno in crisi e la gente che è stata sedotta cercherà qualcosa d’altro. Purtroppo la Chiesa non è preparata a riprenderli indietro. Questo per me è un grande dispiacere, una vera sofferenza”.
Da dove viene ottimismo di padre Buttelli? “Mi viene dalla grazia dello Spirito Santo, che già oggi rende disponibili quelli che posso raggiungere: se tu gli fai delle proposte serie ti seguono, collaborano, si affezionano al prete e alla parrocchia. In Amazzonia la Chiesa, possiamo dire, è fondata sui laici. Senza i molti laici che danno con grande generosità il loro tempo libero alla parrocchia, io non farei nulla! Potrei citare tanti esempi che a volte mi commuovono. Pensa che i miei fedeli sono molto impegnati nel lavoro e nella famiglia, eppure trovano il tempo libero per aiutare nella pastorale!”.
“La mia parrocchia – prosegue – ha 11 cappelle o anche chiese già costruite da padre Vignola (morto nel 2006), con le sale per il catechismo, la casa parrocchiale, la rettoria formata da laici. Tengono aperta la cappella, pregano ogni giorno, alla domenica fanno la “Messa secca”, come si chiama, cioè tutto eccetto il Canone con la consacrazione; e poi tutto il resto lo fanno loro, catechismo, visita ai malati, preparazione ai sacramenti, rosari in comune e feste patronali, raccolta delle offerte. Io vado nelle cappelle una volta la mese per la Messa, il consiglio parrocchiale con più di trenta membri lo raduno una volta al mese e non prendo nessuna decisione senza avere il loro consenso. In parrocchia ho anche parecchi “movimenti” moderni che sono nati e si diffondono da soli. Hanno un loro coordinamento a livello diocesano, ma formano i laici che poi collaborano con la parrocchia. Insomma, sono ottimista perché vedo che se noi preti riusciamo a trasmettere ai nostri laici, con l’aiuto di Dio, la fede militante e l’amore appassionato a Cristo, lo Spirito Santo fa il resto. A noi è richiesto solo questo”.