Con la sua seconda Udienza Generale, tenutasi stamattina in piazza San Pietro, papa Francesco ha ripreso il ciclo di catechesi sull’Anno della Fede, che il pontefice emerito Benedetto XVI aveva portato avanti fino al 6 febbraio scorso.
Oggetto della catechesi odierna è stata la Resurrezione di Gesù, “centro del messaggio cristiano, risuonato fin dagli inizi e trasmesso perché giunga fino a noi”.
Il Mistero Pasquale, che culmina con le apparizioni a Pietro e poi a tutti i Dodici (cfr. 1Cor 15,3-5), ci ricorda che “la Morte e la Risurrezione di Gesù sono il cuore della nostra speranza”, ha spiegato il Papa.
Sebbene San Paolo abbia sottolineato che «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati» (1Cor 17), spesso è proprio tra i cristiani stessi che “si è cercato di oscurare la fede nella Resurrezione di Gesù”, talora per “superficialità”, talora per “indifferenza” o, in altri casi, “per una visione solo orizzontale della vita”.
Invece è proprio la Resurrezione ad aprirci alla “speranza più grande”, ovvero al “futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte, possono essere vinti”.
La Resurrezione, tuttavia, non è un concetto puramente teologico, lontano dal nostro vissuto personale: al contrario essa ci “porta a vivere con più fiducia le realtà quotidiane”, ad “affrontarle con coraggio e con impegno”, illuminandole “con una luce nuova”.
Nel Nuovo Testamento, ha spiegato il Santo Padre, sono espresse due forme di testimonianza della Resurrezione. La prima forma è quella della “professione della fede”, che ci porta a proclamare con San Paolo «Gesù è il Signore» (1Cor 10,9), e credendovi, saremo salvati.
L’altro tipo di testimonianza è quella in “forma di racconto”, riscontrabile anch’essa nelle Scritture. In primo luogo, il Papa ha citato il racconto delle donne, prime testimoni della Resurrezione, che dopo aver colto il primo segno – la tomba vuota – si imbattono nell’evidenza più grande: l’incontro con il Risorto.
“Le donne sono spinte dall’amore e sanno accogliere questo annuncio con fede: credono, e subito lo trasmettono, non lo tengono per sé”, ha commentato papa Francesco.
La gioia che esse provano all’apprendere che Gesù è vivo e la speranza che riempie il loro cuore, “non si possono contenere”. Parimenti dovrebbe avvenire “nella nostra vita”, ha aggiunto il Santo Padre.
Dinnanzi alla certezza della Resurrezione, dobbiamo “sentire la gioia di essere cristiani”, assieme al “coraggio di uscire per portare questa gioia e questa luce in tutti i luoghi della nostra vita”. La Resurrezione di Cristo è il “tesoro più prezioso”, al punto che è impossibile non condividerlo con altri.
Papa Francesco ha poi posto in evidenza un elemento significativo: la testimonianza della Resurrezione da parte delle donne, che gli evangelisti non trascurano di citare, nonostante “secondo la Legge giudaica di quel tempo, le donne e i bambini non potevano rendere una testimonianza affidabile, credibile”.
Il ruolo delle donne è quindi “un elemento a favore della storicità della Resurrezione”, ha osservato il Papa. Se, al contrario, si fosse trattato di un “fatto inventato”, in quel contesto storico, la Resurrezione non sarebbe stata legata alla testimonianza delle donne.
Le testimonianze della nascita e della Resurrezione di Gesù, quindi, dimostrano che “Dio non sceglie secondo criteri umani”. Testimoni della Natività a Betlemme sono infatti i pastori, “gente semplice e umile”, mentre “le prime testimoni della Resurrezione sono le donne”.
Proseguire in questa tradizione di testimonianza, “è un po’ la missione delle donne”, ha detto il Santo Padre che ha perciò esortato: “Mamme e donne, avanti con questa testimonianza!”.
Le donne, ha proseguito il Papa, hanno avuto ed hanno un ruolo particolare ed importante “nell’aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore”.
Il Pontefice ha quindi osservato come per le donne sia stato più facile credere rispetto agli apostoli: Pietro, ad esempio, “corre al sepolcro, ma si ferma alla tomba vuota”, mentre Tommaso “deve toccare con le sue mani le ferite del corpo di Gesù”.
L’ultima riflessione del Santo Padre è stata rivolta alla nuova condizione corporea di Gesù: il Risorto “non è tornato alla vita terrena”, in quanto “il suo corpo è glorioso”.
Se all’inizio è impossibile per i discepoli riconoscere il Maestro, saranno i suoi gesti e le sue parole ad aprire loro gli occhi. Altri segni con i quali il Risorto si fa riconoscere sono “la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, gli altri Sacramenti, la carità”.
Da qui l’esortazione finale di papa Francesco a trasmettere a tutto il mondo la certezza che “il Signore è vivo e cammina a fianco a noi nella vita”. In particolare ai giovani pellegrini presenti a piazza San Pietro, il Papa ha detto: “Siate ancorati a questa speranza: questa àncora che è nel cielo; tenete forte la corda, siate ancorati e portate avanti la speranza”, per far rifiorire un mondo “invecchiato per le guerre, per il male, per il peccato”.