Il 25 marzo si festeggia la Solennità dell’Annunciazione del Signore, che quest’anno cade nel lunedì della Settimana Santa.
L’Annunciazione è un tema centrale della produzione artistica cristiana, tale da divenire, in varie epoche, manifesto teologico-dottrinale della confessionalità dell’artista, del committente e della comunità alla quale l’opera era destinata. Ci sono, dunque, Annunciazioni cattoliche, e sono ovviamente le più numerose, e ci sono Annunciazioni di area protestante, ciascuna con la propria diversità determinata dalla particolare interpretazione dei dogmi di fede implicati, e secondo la particolare cultura legata all’ambito sociale e politico dell’artista: tutto questo trova espressione nella pittura di tale momento nodale della storia della Salvezza.
L’Annunciazione dipinta da Lorenzo Lotto, pittore di profonda fede, è particolarmente ricca e significativa. La critica non è stata mai del tutto concorde nella datazione di questa Annunciazione, ma dopo molti studi si è oggi favorevoli alla ipotesi del 1534-35, in quanto il dipinto fu commissionato dalla Confraternita di Santa Maria sopra Mercanti di Recanati quale pala d’altare per il proprio Oratorio, la cui nuova sede fu terminata nel 1533. Tale ipotesi di datazione farebbe rientrare l’opera tra quelle dipinte da Lorenzo Lotto durante il suo soggiorno nelle Marche, regione in cui lavorò molto, in particolare ad Ancona e Jesi; i contatti di lavoro e i ripetuti soggiorni in questa terra culmineranno in tarda età nel suo stabilirsi a Loreto nel 1552 e, due anni dopo, nell’entrata nella comunità religiosa della Santa Casa di Loreto, dove morirà tra il 1556 e il 1557, visto che risulta defunto in un documento della Santa Casa del luglio del 1557. Il rapporto privilegiato con il Santuario della Santa Casa di Loreto si lega in qualche modo alla tela che stiamo esaminando anche per un altro motivo. Infatti, Andrea Sansovino nel 1521 aveva eseguito un rilievo in marmo raffigurante proprio l’Annunciazione, per la facciata occidentale del Santuario della Santa Casa. Alcuni elementi di tale rilievo vengono mutuati da Lotto e riproposti nella pala d’altare per l’Oratorio della Confraternita di Recanati; tra questi, la scelta di ritrarre Maria davanti a un letto a baldacchino e la presenza di un gatto.
L’insieme compositivo della tela di Lotto è estremamente interessante ed innovativo rispetto alla tradizione tre-quattrocentesca, dove l’Angelo e Maria vengono rappresentati di profilo, l’uno inginocchiato di fronte all’altra, sulla soglia di una stanza o nel chiostro o in un colonnato di un convento; il punto di vista è sempre esterno al luogo o comunque il luogo della stanza è esterno rispetto all’ambiente architettonico nel quale è insito.
Nella tela di Lotto, invece, il punto di vista, ovvero dove viene collocato l’osservatore, cioè il fedele-devoto in preghiera, è nel lato più interno della stanza. Il fedele è chiamato a inginocchiarsi all’interno di quella stanza nella quale Gabriele riferisce il messaggio che Dio manda a Maria.
La scena è davanti ai nostri occhi, ma l’intento di Lotto è che esso esploda nel nostro cuore. Vediamo, dunque, da vicino il dipinto per capirlo e, secondo le intenzioni dell’artista, per credere in ciò che racconta.
La scena è tra le più familiari della storia dell’arte sacra, una stanza dipinta nella bellezza e nella semplicità delle poche suppellettili che la adornano: in primo piano un inginocchiatoio presso il quale si trova Maria intenta alla meditazione e alla preghiera; sulla sinistra un letto a baldacchino con drappi di color verde, che è il colore destinato agli uomini di stirpe regale; nel fondo, sulla parete tra il letto e la porta, una cornice sulla quale sono collocati alcuni libri e un candeliere con una candela spenta che, secondo l’iconografia della tradizione nordica, significa la presenza della Spirito Santo; al di sotto della cornice sono posti alcuni oggetti di uso comune che però sono simboli dell’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo; sopra un banchetto, da sotto un panno appare una clessidra, segno evidente del disvelamento del tempo, peraltro la quantità di sabbia posta nell’ampolla superiore della clessidra è uguale a quella dell’ampolla inferiore, in modo da far comprendere che il tempo è maturo, che si è giunti nella centralità del tempo, ovvero nella sua pienezza; Dio Padre si affaccia verso Maria, benedicendola, in un volo che dal cielo irrompe, appunto, nel tempo; lo spazio esterno appare come un giardino ben ordinato, come un hortus conclusus ricolmo dei tradizionali attributi mariani in forma vegetale, ovvero è immagine della stessa Maria in cui si incarna il Verbo; Gesù Cristo, centro della storia, è rappresentato tradizionalmente dalla colonna, che qui svetta nel giardino, unendo la terra e il cielo; l’Arcangelo Gabriele inginocchiato, indicando verso l’alto, annuncia ciò che Dio vuole compiere in Maria; la Vergine, pudica ed umile, si gira verso l’interno della stanza, sembra spaventata da questa improvvisa presenza, e si raccoglie proteggendosi nelle spalle: in questo modo Lotto può farci osservare il volto di Maria in cui traspare l’umiltà della serva che è guardata dal suo Signore, come ella canterà tra breve nel “Magnificat”. Tutta la scena appare correttamente impostata dal punto di vista della teologia cattolica; Lotto sa rendere presente la Trinità, sa rappresentare la libertà della creatura e l’onnipotenza del Creatore, riesce anche con delicatezza a dipingere la verginità di Maria e il ruolo di messaggero dell’Angelo. Ma la genialità dell’artista va oltre, sa rendere infatti realmente presente una scena che altrimenti potrebbe anche sembrare la narrazione di un sogno. L’espediente narrativo del grande artista sa cogliere nel segno: testimone che quell’annuncio è qui realmente presente, in questa stanza tra questi oggetti, è un gatto colto di sorpresa, nel lento sonnecchiare del suo camminare nel chiarore della luce della stanza -all’imbrunire quando l’ombra dell’Angelo sul pavimento è più lunga- , scappa verso la cortina del letto, soffiando e facendo la gobba, come fanno i gatti di fronte ad un evento che li colga di sorpresa.
Ancora una volta, poesia e maestria artistica sono al servizio della fede, questa volta attraverso il salto goffo di un gatto. Eppure niente viene sottratto all’aulicità della scena, in cui si sentono risuonare le parole profetiche di Isaia: “Ecce virgo concipiet, et pariet filium, et vocabitur nomen eius Emmanuel” (Is 7, 14).
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Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Accademico Ordinario Pontificio. Website: www.rodolfopapa.it Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com E-mail: rodolfo_papa@infinito.it.