Ho avuto la grazia di partecipare alla Santa Messa di inaugurazione del Pontificato di Papa Francesco, che – come era stato previsto – ha riempito Piazza San Pietro e la Via della Conciliazione.
Prima di fare un breve commento sull’omelia, che è stata veramente programmatica, ritengo opportuno fare un piccolo cenno al modo di trasmetterla, perché è già parte del messaggio. Il testo è semplice, essenziale – come tutti gli interventi finora fatti dal Santo Padre –, parla da sé, tanto da non avere bisogno di commenti. Ma è stato preceduto, prima della celebrazione, da un saluto cordiale a tutti i partecipanti recandosi con il papa mobile a tutti gli angoli della Piazza in un gesto che esprimeva la voglia di raggiungere tutti, e quindi comunicato nella omelia con grande convinzione.
Venendo al contenuto, la presentazione di San Giuseppe come ‘custode’ è programmatica, non solo per l’inizio del suo pontificato, ma anche per la Chiesa e mi azzardo a dire che per tutti gli uomini e donne di buona volontà.
Custode di Gesù, assieme a Maria, Giuseppe ha custodito per primo la Parola di Dio e l’ha fedelmente obbedito, “con umiltà, nel silenzio… anche quando non comprende”, sempre attento ai segni di Dio.
Come Lui il Santo Padre si è sentito chiamato ad interpretare il suo ministero di Vicario di Cristo, di Successore di Pietro, essendo custode dei più deboli, dei fragili, dei poveri, persone che sovente confiniamo nella periferia del nostro cuore.
Ma tutti, non solo i cristiani, abbiamo questa vocazione di sentirci custodi dei doni di Dio: della gente, anche di noi stessi, e del creato. Questa missione si svolge con un metodo che la rende visibile ed efficace: la bontà e la tenerezza.
Ecco il bellissimo ed impegnativo programma che ci ha tracciato Papa Francesco.
Don Pascual Chávez V., SDB
Rettore Maggiore Salesiani