Parole semplici, sfida immensa. Così riassumerei l’impressione che ho sperimentato ascoltando l’omelia del Santo Padre Francesco. Certamente tutti abbiamo potuto capire il senso delle sue esortazioni, che ha voluto riassumere alla fine in pochissime parole: a esempio di san Giuseppe, dobbiamo “custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato!”. Poi ha ricordato che come sommo pontefice ha ricevuto da Gesù Cristo un potere: il vero potere che è quello del servizio, che ha il suo vertice luminoso nella Croce. “Solo chi serve con amore sa custodire”. Una grande lezione per i mandatari di tutto il mondo presenti all’atto. Ma tutti abbiamo il dovere di essere nel mondo di oggi segni di “speranza contro ogni speranza”.
<p>Penso che questo sia il punto centrale e autenticamente profetico del nuovo Papa: essere segno di speranza. Egli è riuscito ad aprire nel mondo uno squarcio di luce tra tante nuvole grigie che ci sono attorno. Questo penso che sia in questo momento il senso più profondo della presenza di Papa Francesco nella Chiesa e nel mondo di oggi. In mezzo a tanta corruzione, a tanta disperazione, a tante frustrazioni, a tante delusioni, a tanti interessi creati, a tante ambizioni, a tanti abusi, a tanti egoismi che sono alla base delle sofferenze di tanta gente, soprattutto dei più deboli, ecco lo squarcio di luce che irrompe nelle tenebre di tutto il mondo. Tutto il mondo fissa in questo momento lo sguardo su quest’uomo semplice, accessibile, che ci fa sentire da vicino lo spirito del Vangelo, lo stile di Gesù, vicino alla gente semplice, soprattutto ai più bisognosi. Proprio quello di cui il mondo ha più bisogno in questo momento storico. Per questo la gente ha colto subito e con tanta gioia questo segno della presenza dello Spirito di Dio nella sua Chiesa.
Un segno di speranza, dunque. Ma una speranza che deve diventare realtà. E il Papa ha ricordato a tutti, in particolare a coloro che svolgono particolari compiti, le varie categorie di responsabilità ricevute dal Creatore. Ma questo segno diventa una sfida per tutti noi fedeli e per tutti gli uomini e donne di buona volontà. Questi atteggiamenti positivi proclamati dal Papa debbono essere assunti da tutti affinché lo squarcio di speranza lanciato da Papa Francesco possa diventare luce meridiana in un mondo che ne ha tanto bisogno. Per esercitare questa vocazione di cura, ci vuole una grande fede come quella di san Giuseppe, e anche tanta bontà, e persino tanta tenerezza, che non è la virtù dei deboli, ma dei forti, dei veri discepoli di Gesù di Nazaret. Si tratta di una sfida che ci tocca assolutamente tutti.
P. José Antonio Pérez, SSP, è Postulatore Generale della Famiglia Paolina