Un Papa strepitoso attento alla pace ed allo sviluppo

Come San Francesco l’attenzione ai poveri è viatico per progresso e giustizia sociale

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A seconda delle trasmissioni che si ascoltavano, il primo giorno dopo la fumata bianca, si aveva una definizione di Papa Francesco I diametralmente opposta. La provenienza latino-americana, il richiamo ai poveri e un’errata percezione del cardinal Bergoglio come anti-Ratzinger ai più hanno fatto subito concludere che si trattava di un “progressista”. Ma le posizioni di Bergoglio sui temi eticamente sensibili sono talmente nette e battagliere, anti-gay, anti-aborto, anti-eutanasia, pro-celibato, che l’equivoco non è durato a lungo. 

Dunque un conservatore nella morale e un progressista in economia, un connubio tutt’altro che raro, soprattutto nell’attuale Collegio cardinalizio dove dei “modernisti” in fatto di morale non ce ne sono proprio.

Un carattere vincente, incarnazione del paradosso cristiano della forza della semplicità, dell’orgoglio nell’umiltà. Il richiamo alla Croce, in questi tempi in cui si banalizza ogni cosa e al dolore si preferisce perfino la morte, nemmeno romantica ma sempre banale,  assume la forza rivoluzionaria del primo annuncio, l’antica novità che spazza via controversie e polemiche.

Meno chiaro è quello che dirà il Papa sui temi economici, indissolubilmente legati ai temi sociali che gli stanno più a cuore. E si sa che, se la Chiesa non ha più il potere temporale, il potere di influenzare lo conserva ancora. Bergoglio progressista dà voce all’etica di giustizia sociale tipica dell’America Latina, con la sua robusta difesa dei poveri.

Non è tuttavia terzomondista, ha criticato il Fondo monetario internazionale e il neo-liberalismo, ma dalla visuale argentina che si muove sostanzialmente fra statalismo peronista e statalismo marxista. E, secondo il Catholic Herald, l’orientamento dell’ex Cardinale proviene più dalla destra anti-mercato che dalla sinistra anti-mercato: “quando l’Argentina fece default sul debito, ci furono  disordini nelle strade, i supermercati furono saccheggiati, e Bergoglio fu lesto a denunciare il sistema bancario neo-liberale che aveva lasciato l’Argentina con un debito impossibile da rimborsare. “

Ma la storia che i poveri li hanno a cuore i progressisti è una fola che si perpetua e rinasce come l’araba fenice anche quando è smentita da tutti i dati di fatto. E’ il capitalismo onesto, non anarchico ma rispettoso di leggi e contratti, che crea benessere; il socialismo mai lo ha fatto.

Studi convincenti hanno dimostrato che la povertà di molti paesi dell’America Latina è dovuta alla vaghezza con cui si definisce la proprietà privata, diritto basilare, è bene ricordarlo, difeso dalla Chiesa fin dalla Rerum Novarum. Là dove c’è certezza di proprietà, la gente si cura dei beni, lavora e custodisce, crea sviluppo. Dove invece il diritto di proprietà è incerto, sempre suscettibile di esserti sottratto, c’è incuria.

Il pontificato di Benedetto XVI era andato avanti a vele spiegate, con un’enciclica all’anno, fino  all’enciclica sul sociale, terreno spinoso su cui le invasioni di campo della politica sono più frequenti. Dopo due encicliche eloquenti e scorrevoli, la Caritas in Veritate tradiva l’inserimento di molte penne e molto nervosismo, ma il principio-chiave, pro-sviluppo (“lo sviluppo è il nuovo nome della pace”, ripete, preso da Paolo VI), a fare argine alle spinte rovinose verso la decrescita cosiddetta felice, è passato chiaro e forte. 

Per chi volesse documentarsi al riguardo, sotto Giovanni Paolo II uscirono due pubblicazioni di facile consultazione sulla Dottrina sociale della Chiesa, e soprattutto ci fu la Centesimus Annus, nel 1991, che indica come modello da proporre al Terzo Mondo “un sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell’impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell’economia [….] in un solido contesto giuridico che metta [la libertà economica] al servizio della libertà umana integrale”. 

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Pubblicato anche su ItaliaOggi, 21 marzo 2013 http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp preview=false&accessMode=FA&id=1817365&codiciTestate=1&sez=giornali

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Alessandra Nucci

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