Lettura

Dopo l’episodio della donna adultera riprende il dibattito fra Gesù e i farisei con la solenne proclamazione da parte di Gesù: «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12a). Il contesto è la Festa delle Capanne, quando, sia nel tempio di Gerusalemme che lungo le vie, venivano accese molte luminarie, per ricordare la nube luminosa che aveva guidato il popolo durante l’Esodo. Di fronte ai suoi avversari, che contestavano la validità della sua testimonianza, Gesù, appellandosi alla testimonianza del Padre, riafferma la sua divinità e la sua missione salvifica e invita a seguirlo per non camminare nelle tenebre. 

Meditazione

Gesù, con la solenne dichiarazione di essere la “luce del mondo”, fatta nel luogo del tesoro del tempio, afferma che egli è la rivelazione di Dio che porta luce, vita e salvezza a tutta l’umanità. Gesù aggiunge: «chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12b). Egli non è soltanto la fiaccola che illumina la via diradando le tenebre, ma anche la meta finale del cammino, che è la vita eterna che vince la morte. Per evitare una vita tenebrosa e senza senso e per possedere la luce che conduce alla vita bisogna seguire Gesù. I suoi avversari, in base alla Legge veterotestamentaria, che esclude che una persona possa rendere testimonianza a se stessa, concludono che la sua testimonianza non è verace. Gesù risponde che la ragione della veracità della sua testimonianza sta nella sua intima unione con il Padre. In tal modo è rispettata anche l’esigenza della legge mosaica, che esige la testimonianza di due persone, perché Gesù non è solo, in quanto il Padre è sempre con lui (cfr. Gv 8,29). La testimonianza di Gesù apre uno squarcio sulla sua origine divina di Figlio del Padre, che ha il potere di giudicare in quanto è unito al Padre, che gli ha conferito la sua autorità. Alla domanda: «Dov’è tuo padre?» (Gv 8,19), Gesù risponde che loro non possono conoscere il Padre, che lo ha inviato nel mondo, se non accolgono lui che è suo Figlio. Gesù dichiara che nessuno può andare al Padre se non per mezzo di lui che è “via, verità e vita” (cfr. Gv 14,6). Vedendo Gesù si vede il Padre, perché l’uno vive nell’altro (cfr. Gv 14,6-11). L’evangelista conclude il brano annotando che nessuno arrestò il Maestro perché non era giunta la sua “ora”, cioè il momento di compiere la sua missione secondo il disegno salvifico del Padre. 

Preghiera

«Abbrevia il tempo della prova, o Signore. Ti preghiamo per gli oppressi, santifica la tua Chiesa. Ti chiediamo perdono, conservaci nel tuo amore» (Giovanni XXIII). 

Agire

Farò un atto di fede in Gesù riconoscendolo come il mio Signore e il mio Dio.

Meditazione del giorno a cura di monsignor Michele Pennisi, arcivescovo eletto di Monreale, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it