La sera del 13.03.2013, quasi una ripetizione del numero 3, ritenuto segno di perfezione e di completezza, tutto il mondo si è fermato in silenzio per “trenta” secondi.
Un gesto ed una richiesta mai accaduta prima ed ecco che il nuovo Papa che ha scelto il nome di “Francesco”, si inchina in raccoglimento orante, mentre tutta la folla assiepata nella gremitissima piazza San Pietro in perfetto silenzio accoglie l’invito alla preghiera.
Ascoltando il silenzio della piazza e del mondo che si è fermato per pregare il nuovo Papa ha lanciato un messaggio di rinnovamento spirituale che passa attraverso la preghiera.
Sono diversi i segni “moderni” che il Papa Francesco sta mettendo in atto nella gestualità semplice ed ordinaria, andando anche contro il cerimoniale che solennizza le funzioni papali.
Vedremo come sarà organizzata la Messa di inizio del Pontificato che un tempo era chiamata “Messa dell’incoronazione “con la solenne imposizione della Tiara”, espressione dei triplici compiti del Sommo Pontefice scelto per “pascere gli agnelli e le pecorelle” e guidare la Chiesa come Padre Pastore, Maestro e Guida.
Quanti hanno a cuore la ritualità della Chiesa di Roma si sentono disorientati e confusi, ben comprendendo che non sono le esteriorità che fanno “bella” la Chiesa, ma sono altrettanto consapevoli che nella liturgia la solennità (da non confondersi con il fasto), non si riferisce alla persona del Papa, ma al Vicario di Cristo. La sacralità dei riti è segno e simbolo di una Chiesa spirituale che si nutre e si veste di liturgia e di preghiera.
Il doveroso rispetto per “il dolce Cristo in terra”, successore di Pietro, nel tempo ha costruito dei segni e delle ritualità che hanno una valenza culturale e sociale, da non disperdere o annullare.
Il Papa, che ha preso il nome del Poverello d’Assisi che viene in soccorso alla Chiesa e la sorregge come nel sogno di Innocenzo III, ha iniziato il suo cammino di purificazione e di conversione, fondando l’evangelizzazione sulla preghiera corale del popolo di Dio, in un dialogo orante che è sempre proteso alla carità.
Quando all’inizio della Quaresima, dopo le dimissioni del Papa emerito Benedetto XVI abbiamo descritto la quaresima di transizione non era noto il messaggio di Papa Francesco che da Arcivescovo di Buenos Aires aveva scritto:
Sono quaranta giorni per convertirci alla santità medesima di Dio; per convertirci in collaboratori che ricevono la grazia e la possibilità di ricostruire la vita umana, affinché l’uomo possa sperimentare la salvezza che Cristo ci offrì con morte e resurrezione. Con preghiere e penitenza, ci disponiamo a iniziare come in passato il Gesto quaresimale di solidarietà. Come Chiesa di Buenos Aires serve che dai nostri cuori germogli la grazia e il gesto che dia sollievo al dolore di tanti fratelli che camminano con noi. «Nessun atto di virtù può essere grande se da questo non scaturisce un beneficio per il prossimo. Anche se passi la tua giornata a digiunare, anche se dormi sul duro pavimento e mangi cenere, e sospiri in continuazione, se non fai del bene agli altri, non fai niente di grande (San Giovanni Crisostomo). Questo anno di fede è l’opportunità che Dio ci regala per maturare nell’incontro con il Signore, che si rende visibile nel viso sofferente di tanti bambini senza futuro, nelle mani tremanti degli anziani dimenticati e nelle ginocchia vacillanti delle tante famiglie che continuano a far fronte alla vita senza trovare sostegno in nessuno.
Rileggendo adesso queste sue parole ci sentiamo pronti alla celebrazione della Pasqua ormai vicina.
Le medesime parole di coerenza cristiana sono risuonate nella maestosa Cappella Sistina quando Papa Francesco ha tracciato le linee guida del Suo Pontificato.
Le tre parole chiave: camminare, edificare, confessare costituiscono i pilastri della Chiesa che invita i cristiani a “camminare nella luce del Signore, cercando di vivere sempre con quell’irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo”.
Edificare la Chiesa con “pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo”, ancorate alla“ pietra angolare che è lo stesso Signore” e, quindi, confessare Gesù Cristo.
Quando invece “non si confessa Cristo, si confessa la mondanità del demonio”, ha detto papa Francesco, citando una frase di Leon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”.
Se non si cammina “ci si ferma”, mentre se non si edifica insieme, si costruiscono soltanto castelli di sabbia senza consistenza”. Il percorso camminare-edificare-confessare “non è cosa facile”, ha proseguito il Pontefice, perché in questo percorso possono verificarsi “scosse” o “movimenti che ci tirano indietro”.
“Il coraggio di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria, Cristo Crocifisso”, ha affermato Papa Francesco, sono i presupposti del cammino della Chiesa nel mondo.
Le espressioni di apprezzamento e di stima verso il nuovo Papa giunte da ogni parte del mondo, fanno ben sperare per un cammino di risveglio della fede tra la gente e l’esempio della religiosità del popolo argentino potrà costituire uno stimolo per altri popoli ed in particolare per i Paesi nei quali il relativismo è una prassi ordinaria, quasi ovvia e scontata.
L’inizio del magistero pietrino carico di dottrina, di fede, di ortodossia, completi la positiva immagine di accoglienza che la gente, il popolo, rivolge a Papa Francesco, che per la sua semplicità e spontaneità (vescovo e popolo) ha conquistato tutti.
Il Pastore della Chiesa Universale e Sommo Pontefice nell’esercizio dell’instaurare omnia in Christo guidi il cammino della Chiesa di Roma, fedele alla dottrina dei Padri ed in continuità con il Magistero apostolico.