Paola Binetti, dal canto suo, forte delle sue competenze professionali, fissa la sua attenzione a ciò che avviene dentro l’universo familiare, che comunque, nel bene e nel male, è creatore di legami. Tale vincolo non è qualcosa di aggiunto alla nostra identità, è il cuore della nostra identità. Il lungo cammino educativo ha qui la sua fonte ed il suo obiettivo: quello di renderci compiutamente persone, quello di far sviluppare e fiorire il nostro essere frutto di una relazione generativa. La famiglia, che vive di cose concretissime, produce, insieme e attraverso esse, un bene immateriale, e cioè il legame e la relazione che oggi come non mai vogliamo poco costrittivi, liberi da copioni e capaci di esprimersi in maniera affettivamente ricca.
Questo valore aggiunto della famiglia, rispetto ad altre forme anche organizzate di vita, è il dono e la prospettiva che la famiglia dà all’educazione: quello di generare umanizzando, di «personalizzare», dando, a coloro che genera, il senso della unicità ed irripetibilità entro una appartenenza significativa.
La famiglia non riproduce ma genera, – lo si evince dal contributo di Paola Ricci Sindoni – dà senso creativo (pro-creare), dà un volto specifico ai suoi nati, non contribuisce solo alla sopravvivenza della specie, come è nel mondo animale.
La singola persona, il singolo figlio ha valore assoluto, assoluta dignità, è insostituibile, come ciascuno di noi capisce immediatamente pensando alla sua famiglia. Ciascuno di noi appartiene alla sua famiglia, non solo per il ruolo che ricopre o per l’abilità che possiede, ma nella totalità e unicità del suo essere. Per i genitori, per i nonni e per tutta la famiglia ogni figlio è unico, speciale, anche se provato dalla sorte nel fisico o nella mente. Nessun gruppo umano ha questa radicalità, per questo le relazioni familiari sono primarie, alla radice di tutte le altre. Nella famiglia avviene questo processo «miracoloso» di umanizzazione e personalizzazione: sono le relazioni familiari, insomma, nel legame uomo-donna, genitori-figli, tra generazioni passate e presenti che producono questo bene unico e prezioso.
Fabio Rossi dedica il suo contributo alla figura del bambino, consegnandoci uno spaccato significativo tratto dalle rappresentazioni cinematografiche legate a questa immagine forte e fragile, presente in molte opere del Novecento.
Non c’è dubbio che la settima arte sia il riflesso di modelli culturali imperanti che, da un lato, interpretano l’infanzia nel ruolo di vittima di storie complesse della vita coniugale e, dall’altro, offrono l’immagine del bambino come figura rivoluzionaria, in grado di ribaltare gli stereotipi e rilanciarne le inaudite potenzialità.
È dalle molte fragilità nate dentro questo incredibile scenario quotidiano che è la vita familiare, che Stefano Tardani guarda, individuando nel trauma del tradimento – una delle più comuni cause di separazione – una ferita profonda dalla quale riscattarsi con le armi della comprensione e del perdono.
Questa pratica non sarebbe possibile senza un indagine delle differenze psicologiche tra uomo e donna nei confronti di questo trauma, differenza che Massimo Gandolfini analizza presentando un’interessante analisi scientifica sulle differenze tra il cervello femminile e quello maschile, fondate su alcune determinanti neurobiologiche dell’identità sessuale.
Sullo sfondo dei contributi dell’intero Quaderno possono essere letti i due pezzi del vescovo Domenico Mogavero e del teologo Vincenzo Majuri, quest’ultimo rivolto a garantire un fondamento biblico e teologico alla famiglia, da sempre nel cuore della Chiesa Madre e Maestra.
Mons. Mogavero, dal canto suo, ha inteso offrire uno scenario interculturale, al cui interno è necessario guardare come al futuro delle famiglie occidentali, sempre di più chiamate a convivere con nuclei familiari di diversa cultura e religione.
Non si contenta, il vescovo di Mazara del Vallo, di presentare delle generiche linee pastorali, ma di prospettare alcune interessanti pratiche dialogiche, che sempre di più debbono interessare l’agnostica Europa, che non può che valorizzare le potenzialità culturali del Mediterraneo, terra di profezia come la chiamava Giorgio La Pira.
Ed è con il medesimo spirito che possiamo invitare il lettore a gustare le pagine di questo Quaderno, convinti che il futuro della famiglia non passa soltanto dalle auspicate politiche di sostegno, ma anche da uno sforzo di immaginazione, che non significa dispersione nella fantasia e nell’astrattezza, ma investimento di energie creative che rimescolino i confini di emozione e ragione, di desiderio e impegno, di coraggio e audacia, così che la famiglia divenga sempre di più luogo di crescita umana e palestra di vita piena.
(La seconda parte è stata pubblicata mercoledì 13 marzo)
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