“Chi entra Papa esce cardinale” recita il vecchio detto riproposto ad ogni Conclave. Perché “ogni morte di Papa” – e in questo caso “ogni dimissione di Papa” – la curiosità su chi sarà il prossimo Successore di Pietro diventa esasperata e qualunque testata giornalistica non può fare a meno di piazzare nelle sue pagine l’immancabile toto-Papa.
Quest’anno più che mai. Non essendo stati colti dalla sorpresa e dal dolore della morte del Santo Padre, ma avendo ricevuto il sereno annuncio di Benedetto XVI da circa un mese, c’è stato tutto il tempo di metabolizzare l’evento e farsi delle opinioni sul nome che uscirà da questo Conclave.
C’è addirittura chi lo ha definito un Conclave “precotto” e ipotesi su nominativi e date circolano ormai da settimane. Soprattutto da giovedì scorso, da quando cioè la maggior parte dei cardinali elettori era già presente a Roma, l’attesa è diventata febbrile.
Si è subito parlato di “alleanze” tra porporati, di dialoghi e consultazioni private al di là di quelle pubbliche delle Congregazioni generali, e qualche indiscrezione è trapelata. Prima fra tutte: le quotazioni sul cardinale Angelo Scola, candidato per ora “ideale” al Soglio di Pietro visti i consensi raccolti tra cardinali sia europei che americani.
Secondo il parere di alcuni vaticanisti, dopo l’Extra Omnes di mons. Marini e la predicazione del card. Grech, oltre quaranta cardinali hanno consegnato il proprio voto all’arcivescovo di Milano.
La notizia sembra confermata da più di una testata. Ma fino al quorum dei 2/3 (in questo caso 77 voti), c’è ancora parecchia strada da fare. Seppur molto stimato, infatti, l’ipotesi di Scola come nuovo Papa non muove ad entusiasmo tutti i 115 elettori, gli italiani in particolare. La sua “avanzata” si registra molto più tra i porporati stranieri per cui la prima e vera necessità è una urgente ristrutturazione della Curia romana.
I dubbi generali su un Papa italiano, poi, sono abbastanza persistenti, perché alcuni “scandali” della Chiesa nostrana hanno lasciato il segno, nonostante l’arcivescovo di Milano non ne sia mai rimasto coinvolto. Per questo, una buona parte di voti – sempre secondo ipotesi giornalistiche – è riservata, al cardinale brasiliano Odilo Scherer, porporato comunicativo e dalla forte esperienza pastorale e curiale.
Siamo nella fase più “umana” del Conclave e certi ragionamenti e certe logiche vengono (purtroppo?) naturali. Già dal primo giorno di votazione che – come ha detto padre Lombardi – “porterà sicuramente ad una fumata nera”, sembra delinearsi un percorso ben definito per il Conclave 2013.
Sempre se tutto si svolgerà secondo previsioni, cioè che entro giovedì sera saremo in piazza San Pietro ad applaudire il nuovo Papa. In caso contrario, infatti, non mancheranno sorprese. Nel caso in cui gli scrutini in Sistina si protrarranno per più di due giorni (considerando che domani, tra mattina e pomeriggio, dovrebbero esserci quattro scrutini, che si aggiungono a quello di oggi), vorrà dire che il Conclave avrà preso tutt’altro indirizzo e che al posto di Scola e Scherer emergeranno altri nomi.
Si darà il via, dunque, alle candidature del canadese Ouellet o dell’ungherese Erdo, o degli “outsider” del Collegio: l’italiano Betori, gli americani Wuerl, Dolan e O’Malley, e il giovane filippino Tagle, dato già per favorito dalle community dei social network.
Ma anche questi nomi non sono delle “sorprese”, piuttosto delle “improvvisate”, ma comunque già previste. Quello che ci si aspetta – e che forse a questo punto si spera – è un’azione stravolgente dello Spirito Santo che, da “elettore numero uno” del Conclave, cambi totalmente le carte in tavola.
Come nel 1978, “l’anno dei tre Papi”, in cui la Chiesa dovette affrontare il dolore della morte di Giovanni Paolo I dopo soli 33 giorni di Pontificato. A distanza di pochi mesi il Collegio cardinalizio si trovò a doversi riunire per un secondo Conclave. Anche all’epoca circolavano nomi di spicco. Anzi, c’era chi avrebbe messo la mano sul fuoco sull’elezione del cardinale Siri o dell’ex sostituto in Segreteria di Stato, il cardinale Benelli.
In particolare le attese convergevano su Siri, ma evidentemente lo Spirito Santo aveva iniziato a soffiare già prima dell’Extra Omnes, perché alcuni “incidenti di percorso” modificarono totalmente il corso della storia. Negli ultimi giorni prima del conclave, infatti, il card. Siri concesse una lunga intervista alla Gazzetta del Popolo, in cui espresse un forte dissenso verso alcuni orientamenti del Concilio Vaticano II, soprattutto la collegialità episcopale.
Per questo il porporato chiese al giornalista di pubblicare l’intervista a Conclave finito. Ma proprio nelle ultime ore prima della “chiusura” in Sistina, alcuni organi di stampa resero pubbliche le dichiarazioni del cardinale, che fecero storcere il naso a più di un collega. Benelli sembrava quindi il favorito dopo questo “passo falso” dell’avversario.
Eppure, il 16 ottobre 1978, una vasta folla di fedeli in piazza San Pietro diede inaspettatamente il benvenuto ad un certo cardinal Wojtyla, “venuto da un Paese lontano” che, con un italiano tutto da “corrigere”, impartì la sua prima benedizione apostolica Urbi et Orbi dalla loggia della Basilica vaticana.
Al di là del toto-Papa, quindi, si confermano le parole del patriarca Albino Luciani, quando, prima di lasciare Venezia per recarsi a Roma, ai giornalisti che chiedevano chi sarebbe diventato il nuovo Papa, rispose serenamente: “Dio ha già deciso”.