Come gocce nell'oceano

Il presidente della Società San Vincenzo de’ Paoli racconta come la carità diventa una realtà concreta

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«La carità quando dimora in un’anima occupa interamente tutte le sue potenze; nessun riposo; è un fuoco che agita continuamente: tiene sempre in esercizio, sempre in moto la persona una volta che ne è infiammata». In queste parole pronunciate da San Vincenzo de’ Paoli, uno dei più importanti riformatori della carità della Chiesa cattolica, si racchiude il carisma dei volontari della Società San Vincenzo de’ Paoli, fondata nel 1833 dal Beato Federico Ozanam, che scelse come modello e protettore Vincenzo de’ Paoli per dar vita a delle opere di carità che contribuissero a migliorare il difficile mondo dei più poveri e degli emarginati.

Il carisma vincenziano riconosce nell’incontro con il Povero la massima manifestazione della fede. San Vincenzo de’ Paoli, infatti, era convinto che Dio fosse presente nei poveri e spese tutta la sua esistenza per servirli: “Dobbiamo amare Dio e i poveri, ma a spese delle nostre braccia e col sudore della nostra fronte”, diceva.

In Italia, il Consiglio Nazionale della Società San Vincenzo de’ Paoli è oggi presente a Roma: il Presidente, Roberto Fattorini, è un volontario che solo con l’aiuto di donazioni ed offerte, porta avanti le opere di carità vincenziane: “Da 25 anni gestiamo una mensa a Val Melaina, a nord di Roma dove operano tra i 60 e i 70 volontari che preparano 130 pasti al giorno – racconta Fattorini –. Vi sono poi due mense itineranti nella zona di Termini: giovani volontari si impegnano a portare i pasti caldi ai senza tetto nelle ore serali. Oltre alle mense abbiamo lanciato l’iniziativa “Medicina in parrocchia”: si tratta di visite mediche specialistiche gratuite effettuate presso le parrocchie. Nella zona di Centocelle, un quartiere della periferia di Roma, medici volontari  visitano 25 persone al giorno per la reumatologia, la cardiologia, l’oculistica e la diabetologia. In una parrocchia di Acilia, invece, i senza fissa dimora possono usufruire di docce, vestiti nuovi, visite mediche e del supporto di uno psicologo.

Ma non basta. Oggi, la vera emergenza, è quella abitativa: “Esistono le case famiglie per i minorenni – ricorda Fattorini – ma non tutti sanno che i ragazzi ospiti delle case famiglie, al compimento della maggiore età, devono lasciare la struttura e si ritrovano così di nuovo sulla strada. Neanche i dormitori sono la soluzione perché offrono un letto per una notte ma non rispondono alle esigenze di un miglioramento di vita dell’individuo. Per questo, ci stiamo coordinando con la Fraternità francescana Ripa dei Sette Soli per creare varie case d’accoglienza che permettano alle persone disagiate di vivere un nuovo inizio. Il piatto di pasta caldo e un posto per dormire è importante ma non basta. Fondamentale è il reinserimento sociale dell’individuo, tendergli la mano per poi vederlo spiccare il volo verso il suo percorso di vita, accantonato a causa delle difficoltà della strada.

È nata così la casa d’accoglienza “Il Faro” a Tivoli che ospita persone di varie età ed è coordinata da una famiglia di volontari: “Per ogni ospite della casa prevediamo un percorso personale, a seconda delle esigenze del singolo – afferma Fattorini – al ragazzo di trent’anni diamo la sicurezza di una casa e cerchiamo di aiutarlo a trovare un lavoro così che possa tornare ad essere indipendente. Non possiamo pretendere lo stesso dalla persona di 60 anni che però può ritrovare una famiglia e vivere in un clima sereno.

Un altro progetto che risponde all’emergenza abitativa è una casa d’accoglienza ad Artena che ospita piccoli nuclei familiari mentre a Valmontone, insieme alla Fraternità Ripa dei Sette Soli, è nata da poche settimane una casa d’accoglienza in un convento francescano che permetterà di ospitare sia uomini che donne: “Siamo in contatto con la realtà delle carceri e sappiamo bene che quando l’ex detenuto/a torna nel mondo reale, molte volte non ha un posto dove andare – spiega Fattorini –. A Valmontone potrà trovare un luogo dove dedicarsi al lavoro agricolo e a quello artigianale, grazie alla creazione di un laboratorio artistico gestito da una volontaria esperta restauratrice.

Il Presidente della San Vincenzo guarda oltre e per il futuro spera di ottenere in concessione dei terreni demaniali nei comuni di Tivoli e Carsoli per la creazione di progetti agricoli, sovvenzionati dalla Comunità Europea o dagli enti locali, affinché ragazzi provenienti dalla strada possano sostenersi economicamente grazie al lavoro nei campi: “Guardo la cartina della città di Roma, il suo territorio così grande e mi rendo conto che le nostre strutture sono solo delle gocce nell’oceano” – confida Fattorini -. Ma, come disse la Beata Madre Teresa di Calcutta: “Ogni cosa che facciamo è come una goccia nell’oceano, ma se non la facessimo l’Oceano avrebbe una goccia in meno.

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Gaia Bottino

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