Se non fosse per lo zucchetto color porpora, verrebbe tranquillamente scambiato per un umile francescano in visita a Roma. Invece è un cardinale, l’arcivescovo di Boston, una delle diocesi più importanti degli Stati Uniti, nonché uno dei porporati che entrerà nell’imminente Conclave e un nome di spicco più volte presentato dalla stampa nella rosa dei ‘papabili’.
Stiamo parlando del cardinale statunitense Seán Patrick O’Malley, il cappuccino statunitense, che sta attirando la curiosità di mezzo mondo soprattutto per il suo look atipico per un principe della Chiesa: barba bianca, berretta rossa e saio marrone.
O’Malley è un cardinale “umile”, “coraggioso”, “popolare” non solo nel senso di famoso, ma perché sempre pronto a ‘scendere in campo’ e dialogare con la gente, credente e non. Tanto da essere il primo porporato ad aver aperto un blog personale (www.cardinalseansblog.org), utilizzato costantemente come strumento di comunicazione e d’incontro.
Sean Patrick O’Malley nasce, il 29 giugno 1944, a Lakewood, in una famiglia di origine irlandese, che si trasferisce presto in Pennsylvania. Ha solo 12 anni quando entra in un seminario minore francescano. A 21 emette la prima professione con i voti semplici ed entra a far parte dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, assumendo il nome di Sean, in onore di san Giovanni.
Dopo un breve periodo di diaconato nell’Isola di Pasqua, riceve l’ordinazione sacerdotale il 29 agosto 1970, per poi essere trasferito a Washington. Lì insegna letteratura spagnola e portoghese e fonda il Centro Católico Hispano, un’organizzazione per l’assistenza umanitaria a profughi e immigrati dell’America Latina.
Nel 1978, il cardinale William Wakefield Baum lo nomina vicario episcopale per Washington e, nel 1984, è nominato vescovo coadiutore della diocesi di Saint Thomas, nelle Isole Vergini, dove poco tempo dopo succede come vescovo diocesano.
Il 16 giugno 1992 riceve la nomina episcopale per la diocesi di Fall River, nel Massachusetts. Trascorrono dieci anni e, nel 2002, viene trasferito nella diocesi di Palm Beach, in Florida. Dopo nemmeno un anno Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo metropolita di Boston. È poi papa Benedetto XVI ad elevarlo al rango di cardinale, nel concistoro del 24 marzo 2006, con il titolo presbiterale di Santa Maria della Vittoria.
Il cardinale O’Malley salta presto all’occhio dell’opinione pubblica per la sua lotta decisa alla pedofilia nel clero. Nel giugno 2010, dopo la pubblicazione dei rapporti Ryan e Murphy sugli abusi su minori all’interno della Chiesa cattolica in Irlanda, viene scelto dal Papa tra i prelati incaricati di visitare alcuni seminari e diocesi irlandesi colpite dagli abusi. In particolare, al porporato spettano le visite nell’Arcidiocesi di Dublino e nelle sedi suffraganee: Ferns, Ossory, Kildare e Leighlin.
Ciò che trova il cardinale è una Chiesa provata, ferita e svuotata dalla fuga massiccia dei fedeli scandalizzati. La situazione è così drammatica che il cappuccino “svuota” allora le casse dell’arcidiocesi per risarcire le vittime della pedofilia del clero e investe parecchi dollari in spot televisivi che vogliono far tornare i fedeli nelle Chiese.
La campagna pubblicitaria, dal titolo emblematico “Catholics come home – Cattolici tornate a casa” funziona e, nella sola Phoenix, porta ad un aumento della frequenza dei fedeli di circa il 12%. Si tratta di brevi e semplici spot in cui alcuni cattolici raccontano la scoperta, anzi la riscoperta, nella propria vita di una fede prima abbandonata e poi riabbracciata.
L’onestà e la sensibilità del cardinale O’Malley verso questa grave ferita della Chiesa cattolica fanno sì che il porporato assuma più volte posizioni scomode che, se in un primo momento vengono considerate imprudenze, sono poi seguite da molti “colleghi” del Collegio cardinalizio, coscienti della profondità politica e spirituale delle parole del cappuccino.
La sua è una fede a volte “controcorrente”. Ne è stato un segno la decisione di officiare, un anno fa, le esequie del senatore Edward Kennedy. Alle critiche del prefetto del Tribunale della segnatura apostolica, Burke, che lo accusò di “immoralità” per aver preso parte ai funerali di una persona lontana dagli insegnamenti della Chiesa, O’Malley rispose sul suo blog dicendo che “concedere i funerali a Kennedy è stato un gesto di misericordia”, dal momento che “siamo uomini di fede e crediamo in un Dio che ama e perdona”.
Riguardo all’elezione del prossimo Papa, l’arcivescovo di Boston ha dichiarato che la questione essenziale per il successore di Ratzinger sarà “il governo centrale della Chiesa”, in particolare un maggiore coordinamento ed efficienza dei diversi Dicasteri, oltre che una “visione globale” che permetta al nuovo Papa di rispondere alle sfide del mondo contemporaneo.
“Non ho ancora deciso chi votare in Conclave e credo che sia così per la maggior parte dei cardinali” ha dichiarato nei giorni scorsi alla stampa. E a chi gli ha chiesto cosa pensasse di una sua ipotetica nomina a nuovo Pontefice, il cappuccino ha risposto: “È surreale e, a pensarci sul serio, spaventoso”.