La sposa siriana

Storia di un matrimonio che supera le barriere di odio e incomprensione

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Sabato, 9 marzo, alle ore 2:00, andrà in onda su Rai Uno il film “La sposa siriana”. Il film parla di Mona, una giovane ragazza che vive con la sua famiglia di tradizione drusa nel paese di Majdal Shams sulle alture del Golan, sottratte alla Siria dopo la guerra del 1967 per essere annesse allo stato d’Israele. Mona sta per sposarsi con Tallel, un noto personaggio della televisione siriana. Si avvia con tutta la famiglia, riunita per il grande evento, verso il confine israele-siriano, dove la aspetta il promesso sposo. Sa che quando varcherà il confine non potrà più tornare indietro né rivedere i suoi cari. Ma un imprevisto burocratico rende ancora più complicata una storia già assurda…. 

E’ la storia di una famiglia che ritrova la sua forte coesione a dispetto delle separazioni causate dalla guerra e delle convenzioni imposte dagli anziani della comunità drusa.

Ottima la capacità del regista di tratteggiare i tanti personaggi della commedia. Tutti professionisti gli attori, fra cui spicca un’attrice di insolito magnetismo come Hiam Abbas (la sorella della sposa).

Il Golan è una piccola striscia di terra (meno di duemila Kmq), tra il lago Tiberiade e il monte Hermon ed è sempre stato fin dall’antichità un punto nevralgico di passaggio, trovandosi sulla via carovaniera che portava da Gerusalemme a Damasco (forse fu anche attraversata da Paolo di Tarso). Nessuna meraviglia che sia da sempre stata frutto di continue contese, anche per le sue abbondanti fonti idriche.

L’offensiva israeliana del 1967 aveva tolto alla Siria il controllo delle alture e quando nel ’73 la Siria di Hafez Assad, padre dell’attuale presidente, tentò di riprendere il loro controllo, il risultato del conflitto fu l’annessione da parte di Israele dell’intera regione (1982), abitata ancora da alcune decine di migliaia di arabi – in prevalenza drusi – che ricevettero così la cittadinanza israeliana. Il regime siriano non ha mai riconosciuto lo stato di fatto (il confine è sotto il controllo delle truppe dell’ONU) e la regione è in stato permanente di pace armata.

Il regista, nativo di Tel Aviv, Eran Riklis aveva già realizzato un documentario sulla comunità drusa che vive sulle alture del Golan. Durante i suoi frequenti viaggi nella regione aveva familiarizzato con queste famiglie che si trovano separate fra due paesi che si odiano e aveva deciso di raccontare la storia di uno di questi matrimoni che, più volte all’anno, vengono celebrati  fra giovani che decidono coraggiosamente di superare la barriera di odio e di incomprensione che separa le due nazioni. Il risultato è perfettamente riuscito.

Raccontandoci con immediatezza la storia di persone così lontane dalla nostra cultura (ben poco sappiamo della piccola comunità drusa) riusciamo immediatamente ad immedesimarci in una vicenda  che si può svolgere in Irlanda, in una regione della ex-Yugolavia o che poteva accadere nella Berlino separata dal muro fino al 1989.

Il regista impegna tutta la prima parte del film a introdurci con mano sicura all’interno di questa famiglia drusa nel giorno delle nozze di Mona. Il padre che vuol tenere con pugno fermo unita la sua famiglia, ma è costretto a vivere in stato di libertà vigilata per aver combattuto a favore di un  Golan siriano. La promessa sposa che è triste, scossa da continue ondate di incertezza, per un marito che non ha mai incontrato e per la certezza di non poter più tornare indietro una volta varcato il confine.

La sorella Amal (interpretata dalla bravissima Hiam Abbas), sposata con un uomo rigido e tradizionalista, che non ha da lui il permesso per andare a specializzarsi all’università di Haifa. Il fratello dongiovanni e spaccone che vive di commercio più o meno legale e infine quello maggiore, che ritorna al paese dopo 8 anni e che non viene salutato dal padre perché ha commesso l’errore di sposare una donna straniera .

Il tocco leggero del regista riesce a tratteggiare con rapide pennellate tanti altri personagg che affastellano questa storia di frontiera: la giovane francese delle Crocerossa Internazionale che si prende a cuore le sorti della sposa e si presta a mediare fra i due posti di blocco per superare le rigidità burocratiche; l’ufficiale siriano del posto di confine che  rifiuta l’ingresso della sposa per il problema di un timbro sul passaporto che non riconosce e lascia la sposa con tutta la famiglia ad attendere per ore sotto il sole nella terra di nessuno. 

Il regista accenna solo rapidamente ad alcuni fatti di cronaca (ambienta la storia nello stesso giorno dell’insediamento al potere a Damasco del giovane Bachar El Assad, simbolo di rinnovate speranze per la Siria) ma il suo grande merito è quello di non sfociare mai nel documentario o nella polemica politica: prevale su tutto la calda umanità dei personaggi e la forza dei loro legami familiari a dispetto della follia burocratica e di tanta ostilità a stento trattenuta in una situazione di perenne provvisorietà.

Nel microcosmo che ci viene delineato c’è posto anche per parlare della condizione della donna in una società maschilista (alla giovane figlia di di Amal viene vietato di frequentare un giovane perché filo-israeliano) e posta sotto rigido controllo dagli anziani della comunità (il fratello maggiore della sposa è stato escluso dalla comunità per aver sposato una straniera).

In questo modo il film (Riklis ha scritto la sceneggiatura in collaborazione con la scrittrice israeliano-palestinese Suha Arraf) ci presenta, con il tocco leggero di una  commedia venata di dramma, le istanze più universali della  ricerca di una libertà individuale e collettiva che superi  le incomunicabilità generate dalla guerra e le convenzioni di una  società che vanno contro le stesse espressioni dell’affetto familiare.

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Titolo Originale: The Syrian Bride
Paese: Francia/Germania/Israele
Anno: 2004
Regia: Eran Riklis
Sceneggiatura: Suha Arraf, Eran Riklis
Durata: 97′
Interpreti: Hiam Abbas, Makram J. Khoury, Ashraf Barhoum, Eyad Sheety

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

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Franco Olearo

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