Gli ultimi due giorni del Pontificato di Benedetto XVI rimarranno certamente scolpiti nella memoria di innumerevoli persone e segneranno una tappa importante, nuova e inedita, della storia della Chiesa in cammino. Per molti è stata quasi una scoperta dell’umanità e della spiritualità del Papa, per altri una conferma della sua umile e insieme altissima vita nella fede.
Se Papa Wojtyla aveva dato con coraggio ammirevole davanti agli occhi del mondo la sua testimonianza di fede nella sofferenza della malattia, Papa Ratzinger con non minore coraggio ci ha dato la testimonianza dell’accettazione davanti a Dio dei limiti della vecchiaia e del discernimento sull’esercizio della responsabilità che Dio gli aveva affidato. Ambedue ci hanno insegnato, non solo con il magistero, ma anche e forse ancor più efficacemente con la vita, che cosa vuol dire cercare e trovare ogni giorno la volontà di Dio per noi e per il nostro servizio, anche nelle situazioni più cruciali dell’esistenza umana.
Come ci ha detto efficacemente lui stesso, la rinuncia del Papa non è in nessun modo un abbandono, né della missione ricevuta, né tantomeno dei fedeli. E’ un continuare ad affidare a Dio la Sua Chiesa, nella sicura speranza che Egli continuerà a guidarla. Con umiltà e serenità Benedetto XVI afferma di aver “cercato di fare” tutto il possibile per servire bene la Chiesa, una Chiesa che non è sua, ma di Dio e che per la continua opera dello Spirito “vive, cresce e si risveglia nelle anime”.
In questo senso il lascito di Papa Benedetto è oggi un invito alla preghiera e alla responsabilità per tutti. Anzitutto naturalmente per i cardinali a cui incombe il compito dell’elezione del Successore, ma anche e non meno per tutta la Chiesa, che deve accompagnare nella preghiera il discernimento degli elettori e dovrà accompagnare il nuovo Papa nel compito di annunciare efficacemente il Vangelo “per il bene della Chiesa e dell’umanità”, e di guidare la comunità ad una fedeltà sempre più grande allo stesso Vangelo di Cristo. Perché questo nessun Papa può farlo da solo. Lo faremo dunque anche noi con lui, e il “Papa emerito” continuerà ad accompagnarci “lavorando” per questo – sono le sue ultime parole pubbliche – “con il suo cuore, con il suo amore, con la sua preghiera, con la sua riflessione”. Grazie, Papa Benedetto.
* Testo tratto dal sito della Radio Vaticana