Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Elisa Balestri, lettrice di ZENIT della Provincia di Bologna.
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Ricordo ancora quel pomeriggio di quasi otto anni fa. Ero all’università, e dopo la pausa tra una lezione e l’altra uno dei miei professori rientrò dicendo: “Pare che abbiamo il nuovo Papa”. La morte di Giovanni Paolo II ci aveva lasciati come orfani; era sempre stato “il Papa” fin da prima che io nascessi, ed in un certo modo tendevo a dare per scontata la sua presenza. Da quel momento non eravamo più soli.
Solo più tardi, sull’autobus che mi riportava a casa, ho ricevuto un messaggio di un’amica che mi annunciava il nome del nuovo Papa: Joseph Ratzinger – Benedetto XVI. Ammetto che non avevo mai sentito parlare di lui fino ai funerali di Giovanni Paolo II. In quell’occasione mi aveva colpito il suo tratto dolce e commosso, quando disse che sicuramente il defunto Pontefice ci stava guardando dalla finestra della Casa del Padre.
Da quel momento ho iniziato a seguire gli appuntamenti settimanali con il Papa: l’Udienza Generale del mercoledì, l’Angelus della domenica, le varie celebrazioni durante l’anno. E sempre rimanevo affascinata dalla sua semplicità, dai suoi gesti affettuosi e un po’ impacciati, dalle sue parole limpide e illuminanti. Sono stata a Colonia per la GMG del 2005, a Roma per il Concistoro in cui il nostro arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, è stato creato Cardinale nel 2006, a Loreto per l’Agorà dei giovani nel 2007.
Nelle ultime due occasioni ho anche avuto modo di vedere il Santo Padre, in particolare a Loreto dove mi trovavo vicino alle transenne quando è passata la papamobile. Un’emozione bellissima. Questi sette anni, dieci mesi e nove giorni – credo sia questo il computo ufficiale del suo Pontificato – sono stati per me indimenticabili. E sono passati in fretta, quasi fosse solo ieri che Benedetto XVI si è affacciato per la prima volta da quella finestra dopo la fumata bianca.
La notizia della sua rinuncia mi ha colto di sorpresa, ma le sue parole mi hanno immediatamente confortato. “Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”. Così ha detto all’Angelus di domenica 24 febbraio, l’ultimo del suo ministero petrino.
E anche se mi rattrista il fatto di sapere che – probabilmente – non ci sarà più dato di rivedere la sua cara e amata figura, di ascoltare le sue parole forti e gentili… so che lui sarà sempre con noi nella preghiera. Forse addirittura più vicino a noi di quanto già lo sia stato finora. Il suo sorriso dolcissimo e luminoso come quello di un bambino rimarrà sempre nel mio cuore. Grazie, Signore Gesù, per il dono di questi splendidi otto anni. Benedici il nostro Benedetto, e portalo sulle tue braccia durante quest’ultimo tratto di strada che lo separa dal Paradiso. Là dove un giorno sarà accolto tra le braccia di Maria, Donna del sorriso e Madre del silenzio.