Il corpo umano può ancora definirsi “umano”, oppure sta diventando una specie di merce da esporre in vetrina?
La dittatura dell’apparenza ci sta travolgendo e spinge le persone a sacrificarsi sui nuovi altari pagani del nulla. Per pensare di esistere, e credere di essere qualcuno, diventa sempre più necessario mostrarsi, esibirsi, apparire in modo provocatorio ed estremo.
La moda più rappresentativa di questa tendenza è quella dei calendari con fotografie di fotomodelle ed attrici. In molti casi si tratta di immagini false e ritoccate al computer, con il chiaro obiettivo di proporre esempi di bellezza irreali, irraggiungibili.
Questi calendari non fanno altro che generare stati di insicurezza nei giovani. Chi non assomiglia a certi modelli rischia di sentirsi diverso, inferiore, limitato.
Un altro discutibile scenario, in cui le persone sembrano rinunciare alla propria dignità, è quello di certe discoteche. Sui cubi si esibiscono ragazze e ragazzi ridotti ad una banale dimensione di “corpo”. Non sono più esseri umani, ma soltanto belle statue in movimento, immerse in una musica assordante, che impedisce qualunque tipo di comunicazione.
Non a caso, una delle droghe più diffuse nelle discoteche si chiama “ecstasy”. E’ un nome emblematico, che rivela l’autentica natura di certi ambienti.
La parola “estasi”, nel suo significato originale, indica lo stato di astrazione dell’anima dalle cose terrene, verso la contemplazione di cose divine. In certe discoteche, invece, accade l’esatto contrario. Si vive una dimensione di “estasi rovesciata”, in cui il corpo ha il sopravvento sull’anima.
Nel mondo di oggi, tutto viene usato e gettato troppo in fretta. Si è completamente persa la sana cultura dell’aggiustare e del riutilizzare le cose. Un tempo si riparavano le radio e le televisioni. Si riutilizzavano le scarpe e i vestiti. Oggi, invece, tutto è “usa e getta”. Gli oggetti vengono costruiti per durare poco, essere buttati e ricomprati.
Anche la nostra intimità si brucia con una velocità impressionante. Sta scomparendo la voglia d’aspettare, di assaporare gli attimi, di vivere al momento giusto le tappe importanti della propria vita.
Viviamo troppo in fretta. Per questa ragione, il corpo non viene più custodito. La dittatura del consumo impone che esso venga rapidamente risucchiato dal grande mercato delle emozioni “usa e getta”: in discoteca, in un calendario o sulle copertine di qualche rivista.
Per combattere questa tendenza, è necessario recuperare un’autentica cultura del limite, che deve essere alla base di ogni civiltà. E’ importante insegnare ai giovani che per essere felici non bisogna inseguire i falsi modelli esibizionisti dei calendari. E’ sufficiente essere se stessi.
Invece di cercare ad ogni costo il mito dell’apparenza, è necessario valorizzare la propria natura umana e spirituale, in alternativa alla non-cultura di chi vorrebbe trasformare il nostro corpo in merce da esposizione.