ROMA, domenica, 16 settembre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Il Vangelo e la prima lettura di questa domenica si muovono sull’onda delle celebrazioni della Croce e dell’Addolorata, e riprendono l’avvenimento della Passione, Morte, Risurrezione del Signore, secondo la figura del servo di Dio. La seconda lettura procede con il testo di Giacomo e il suo forte richiamo a una carità, non verbosa e astratta, ma concreta ed efficace, perché capace di tradurre la fede in opere, riconoscendo nel povero la visibilità di Cristo.
Meditazione
Alla fine dell’avventura della fede, come pure al suo principio, si impone sempre la domanda che oggi Gesù rivolge ai suoi discepoli: «E voi, chi dite che io sia?». Chi è veramente Gesù? Quale tipo di Messia egli manifesta, quale volto di Salvatore presenta? Pietro riconosce Gesù come il Messia promesso e atteso, ma Gesù svela la sua nuova identità messianica e l’imprevisto percorso che la realizza: Egli è un Messia rifiutato, sofferente, risorto. Gesù annuncia il duro percorso della Croce e lo propone ai discepoli. La reazione scandalizzata di Pietro di fronte alle parole di Gesù, si trova riflessa e riprodotta anche in noi. Ci siamo certo abituati a riconoscere e accogliere il Messia crocifisso, e ci gloriamo con lui della sua risurrezione, ma ci scandalizza ancora l’essere chiamati ad associarci al suo destino di Crocifisso risorto. Gesù ci dice che l’andare dietro a lui comporta tre cose: rinnegare se stessi, prendere la propria croce, seguirlo. Come è possibile questo? Pietro si oppone e rimprovera Gesù, così come avremmo fatto anche noi. Ma Gesù procede e lancia una promessa che merita di essere verificata: «Chi vuol salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». C’è da pensare. Ci giochiamo tutto ma non giochiamo in perdita; puntiamo tutto sulla vita, non per perderla ma per guadagnarla. Così ha fatto Gesù, che ha perso tutto con la morte in croce, ma tutto ha abbondantemente e definitivamente guadagnato con la risurrezione. Questo percorso ha valore non solo per l’aldilà; possiamo verificarlo anche nelle vicende della vita terrena. È evidente nel modo di amare: quando si ama senza possedere e senza pretendere, se ne riceve in contraccambio una pienezza più grande che non quando si ama volendo trattenere la propria vita e volendo possedere quella altrui. La gioia del dare è più grande.
Preghiera
Chiediamo il dono dell’amore vero: Signore insegnami a donare e ad amare seguendoti nella tua via. Donami la grazia di sperimentare la verità della tua promessa: chi si perde a causa tua e del Vangelo, ritrova veramente se stesso.
Agire
Oggi mi propongo di fare un gesto gratuito a una persona di casa o a un
Meditazione del giorno a cura di Don Angelo Busetto, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it