ROMA, martedì, 29 maggio 2012 (ZENIT.org) – Pubblichiamo di seguito l’elaborato di Chiara Caricato, studentessa del II Liceo Classico dell’Istituto “Gesù Nazareno” di Roma, Scuola secondaria di secondo grado “Maria Ausiliatrice”.
Con questo elaborato Chiara Caricato è tra le vincitrici del 25° Concorso Scolastico Europeo A.S. 2011/2012 organizzato dal Movimento Per la Vita e dal Forum delle Associazioni Familiari, sul tema “L’Europa di domani è nelle vostre mani”.
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“Homo sum, humani nihil a me alienum puto” i
Questo aforisma, che risale alla cultura classica, incarna il punto di vista cristiano sull’uomo. Il cristiano è profondamente convinto che la propria visione dell’uomo non solo trascenda la realtà umana stessa, ma sia anche l’unico punto di vista capace di comprendere a pieno la vera natura umana.
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.ii Negli stessi anni in cui è stata redatta la Gaudium et Spes, Paolo VI definisce la Chiesa “esperta in umanità”iii.
“Non è necessario rifarsi alla luce della fede cristiana per capire queste verità di fondo”.iv
A partire da qui vorrei strutturare la mia riflessione.
Data l’importanza del tema della dignità della persona umana, il Papa ci richiama a ribadirlo, ad affermarlo, non nell’ambito della nostra vita privata, non nella cerchia delle nostre amicizie e dei nostri rapporti quotidiani, ma in una dimensione continentale.
Potremmo riflettere sul perché il Papa scelga di dare proprio questa dimensione al suo richiamo ma vogliamo fermarci alla considerazione che quest’Europa, che è stata la culla del cristianesimo e della filosofia umanistica, riconosca in quasi tutte le legislazioni nazionali un diritto all’aborto, variamente affermato, che si scontra brutalmente con le sue radici storiche ma anche con il dettato dell’art. 2 del Trattato sull’unione dell’Unione Europea, il quale riconosce l’unione “fondata sui valori del rispetto della dignità umana” prima di ogni altra cosa. Diamo quindi, come dato di fatto, che la dimensione della nostra riflessione sia basata sull’Europa.
Occupiamoci invece di capire perché non sia necessaria la Fede per comprendere ed accettare queste affermazioni. Del resto, quando si parla di rispetto della dignità umana, non vi è necessità di ricorrere al diritto divino né alla Rivelazione, è la legge naturale immediatamente comprensibile all’intelletto umano sulla quale sembra concorde l’assenso dei legislatori europei e delle nazioni che compongono l’antico continente.
Discende dal principio della dignità della persona umana, il fatto che la vita di ogni uomo sia sacra e inviolabile, e anche questo sulla base della sola legge naturale. L’applicazione di tale principio al nascituro è messa in discussione sulla base del fatto, ritenuto opinabile, che il nascituro stesso sia persona umana.
Dove possiamo collocare allora l’inizio della persona umana, se non al momento del concepimento? È evidente, in maniera del tutto naturale e intuitiva che, fissare un limite temporale qualsiasi (90 gg come prescrive la legge italiana) o qualsivoglia altro limite è arbitrario, artificioso, e in sostanza falso.
Perché mai l’embrione dovrebbe essere uomo il 91esimo giorno e non uomo l’89esimo? Gli unici veri punti di discontinuità li troviamo al momento del concepimento e al momento della nascita.
È evidente quindi come, alla sola luce della ragione, la nascita dell’uomo vada posta al momento del concepimento, visto che, il momento della nascita, a sua volta, è un momento abbastanza arbitrario in cui nulla cambia dal punto di vista della coscienza e della capacità di vita autonoma. È interessantissimo, in questo senso, il recente lavoro di due ricercatori italiani che lavorano a Melbourne, secondo cui gli stessi principi che giustificano l’aborto per ragioni che nulla hanno a che fare con la salute del feto, giustificano allo stesso modo l’infanticidio.v
Molti hanno gridato allo scandalo di fronte a tali affermazioni, giudicandole disumane e crudeli. Tuttavia, da un punto di vista strettamente logico, è una tesi basata su presupposti incontrovertibili e assolutamente condivisibili: se il feto e il neonato, allo stesso modo, non sono nella pienezza dell’essere umano ma solo persone potenziali, e il fatto che siano persone potenziali sia moralmente irrilevante, allora perché il bambino ha il diritto vivere e quindi crescere e diventare uomo, mentre il feto può secondo legge essere abortito? L’apparente – e non solo apparente – assurdità di questa affermazione non risiede nella consecutio logica stringente ed incontrovertibile ma, evidentemente, nei presupposti: affermare che il feto (e perché no, il neonato) non sono persone a pieno titolo, ci porta dritti verso le bestialità più assurde.
Se dal punto di vista logico è così facile comprendere che l’uomo nasce dal concepimento e non in qualsiasi altro momento, perché questa consapevolezza non è così chiaramente diffusa? Il problema acquista caratteristiche diverse ogni qual volta appare un conflitto tra due “diritti”: il diritto della madre e quello del nascituro, come il diritto dell’anziano, del disabile, del malato e il diritto di colui che dovrebbe prendersene cura.
È in queste occasioni che si fa viva fortissima la tentazione di passare dal diritto assoluto alla vita, al diritto del più forte. Ma è ben difficile riconoscere la verità di ciò che accade. Per questo il “diritto” della madre di uccidere il bambino quando è così piccolo da non fare neanche pena, viene camuffato con una umanità ancora non umana, e il “diritto” di un familiare a non spendere la propria vita nell’assistere un malato cronico e grave, viene camuffato con il diritto alla “dolce morte”.
È evidente quindi come una logica strettamente umana, che non ha nulla di soprannaturale, ci permette, se correttamente intesa, di capire che se vogliamo rispettare la vita non possiamo farlo che a partire dal concepimento. Ciò, mirabilmente, coincide con quanto la Chiesa ci insegna: è vero dunque che la Chiesa è esperta in umanità.
È affascinante scoprire che, alle radici dell’Europa, nel pensiero di una delle menti che hanno concepito e posto le basi del sogno di essa, quella di Altiero Spinelli, vi sia la consapevolezza che il cattolicesimo sia uno degli elementi fondanti dell’idea di Europa, che questa debba realizzarsi in “una democrazia in cui coesistono laici e cattolici, e nella quale perciò devono esserci accomodamenti tra le idee degli uni e degli altri”vi.
Visto lo scopo comune di Rossi e Spinelli di contribuire al miglioramento sociale e culturale dell’Italia attraverso la creazione di una federazione Europea, sia pure a partire da un punto di vista da sempre lontano dal cattolicesimo e dal cristianesimo in generale, si può ritenere che avrebbero tenuto in gran considerazione i punti di vista esposti, fondati sulla legge naturale così come appare evidente ai cristiani.
Accanto all’anticlericalismo di Rossi, Spinelli nella sua visione democratica e nella sua lotta per l’unificazione federale europea (della quale il Manifesto di Ventotene è il documento ufficiale) vede sempre il ruolo dei cristiani e afferma la certezza “che non solo dal ‘45 il partito dei cattolici sia stato nel suo insieme uno dei fattori decisivi del consolidamento democratico, ma, guardando verso il futuro, non si può non partire della premessa che la democrazia in Italia possa funzionare
solo a patto che una notevole parte delle forze politiche cattoliche sia, insieme una notevole parte delle forze politiche laiche, a fondamento della vita democratica”.vii
Questo discorso non vale solo per l’Italia di Altiero Spinelli, un’Italia amareggiata e addolorata da una guerra senza garanzie che aveva lasciato infiniti vuoti, ma vale per la nostra Italia, per la nostra Europa, vale per le nuove generazioni perchè possano crescere prive di preconcetti e aperte al futuro. Il futuro a cui pensavano Spinelli, Rossi e molti come loro si realizzava nel progetto d’unità del vecchio continente, tale da superare gli antagonismi storici che avevano prodotto il nazismo e altre brutalità simili, capace di impedire che, mai più, gli stati europei potessero ritornare a conflitti per espansioni colonialistiche, economiche o peggio ancora superiorità razziste. Quello a cui siamo chiamati noi invece è far si che queste lotte, che queste battaglie per la libertà non siano state vane.
Il panorama che ci troviamo davanti non è molto diverso da quello di Spinelli: in quest’Europa in ginocchio per la crisi economica, per la disoccupazione, c’è bisogno di un cambiamento. Cerchiamo di essere quel cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.viii
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i «Sono un essere umano, non ritengo a me estraneo nulla di umano». La frase è di Publio Terenzio Afro che la usò nella sua commedia Heautontimorùmenos (Il punitore di se stesso, v. 77) del 165 a.C.
ii Dalla costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Gaudium et Spes.
iii Lettera enciclica Populorum progressio del 1967.
iv Giovanni Paolo II ai giovani del Movimento Per la Vita il 18 Dicembre 1987
v Francesca Minerva e Alberto Giubilini, “Afterbirth abortion: why should the baby live?”, Journal of the medical ethics 2012, seconda edizione di Marzo.
vi Lettera ad Ernesto Rossi, 5 Settembre 1962
vii Vedi nota 6
viii Mahatma Gandhi.