di Luca Marcolivio
CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 22 maggio 2012 (ZENIT.org) – La famiglia non è affatto un retaggio del passato: al contrario è quell’istituzione che garantisce un futuro a tutte le generazioni. Inoltre, al di fuori di ogni considerazione moralistica o allarmistica, la famiglia rende migliore e, per molti versi semplifica, la vita delle persone.
Sono alcuni degli spunti di riflessione emersi stamattina in Vaticano, durante la conferenza stampa di presentazione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, alla presenza dei cardinali Ennio Antonelli e Angelo Scola, rispettivamente presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia ed arcivescovo di Milano.
In Sala Stampa Vaticana è intervenuto anche il professor Pierpaolo Donati, ordinario di Sociologia della Famiglia all’Università di Bologna che, per l’occasione ha presentato il suo libro Famiglia risorsa della società (Il Mulino, 2012).
Il cardinale Antonelli, in primo luogo, ha riferito alcune statistiche riguardo all’Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno: 6.900 partecipanti (di cui 900 i ragazzi) al congresso teologico pastorale; 104 relatori provenienti da 27 nazioni; circa 300.000 mila partecipanti all’Incontro di preghiera, di testimonianza e di festa, sabato sera 2 giugno con papa Benedetto XVI, il cui numero è destinato a salire a un milione durante l’incontro di domenica mattina con il Santo Padre.
Il porporato ha poi annunciato la pubblicazione dell’Enchiridion che raccoglie i più recenti insegnamenti della Sede Apostolica sui temi della famiglia e della vita umana. Il testo copre gli ultimi anni di pontificato di Giovanni Paolo II e i primi sei di Benedetto XVI (2005-2011).
L’Enchiridion è destinato soprattutto agli operatori della pastorale familiare, alle associazioni, ai movimenti pro-familia e pro-life, agli studiosi, ai docenti, ai politici e tratta tematiche che vanno dalla teologia e antropologia della famiglia, fino all’educazione familiare, la formazione alla vita coniugale, l’etica della vita.
Ad avviso del cardinale Antonelli, poi, è scorretto parlare di “famiglia vittima della crisi economica”. È vero piuttosto che la crisi economica e la crisi della famiglia hanno una “matrice comune” che risiede nei mali antropologici del nostro tempo: l’individualismo, il relativismo, l’utilitarismo e il consumismo.
Entrando nel merito del tema del VII Incontro Mondiale delle Famiglie – Famiglia, lavoro, festa – il cardinale Scola ha evidenziato due “tratti costitutivi”: “l’unità della persona e il suo essere sempre in relazione”.
La famiglia fondata dall’unione nuziale tra un uomo e una donna, inoltre, “al di là di tutte le evoluzioni culturali che la caratterizzano, continua ad imporsi come la via maestra per la generazione e la crescita della persona”, ha sottolineato Scola.
La famiglia, inoltre, ha proseguito l’arcivescovo di Milano, è il luogo in cui il bambino impara a dire “io”, compie i primi passi, incoraggiato da mamma e papà, ed “intravede il futuro come promessa”. È sempre grazie alla famiglia che ognuno cresce nelle relazioni sociali e lavorative. In particolare “assaporiamo la fiducia reciproca, imprescindibile collante della convivenza tra gli uomini”.
Il fattore festa (o riposo) è fondamentale per vari motivi: in primo luogo perché ristabilisce un equilibrio tra la vita affettiva e quella lavorativa. “La festa è il vertice del riposo, per l’uso gratuito e comune del tempo e dello spazio che è fonte di gioia – ha spiegato Scola -. L’uomo si riconcilia con sé, con gli altri e con Dio. Non a caso alla festa si sono sempre volte tutte le tradizioni religiose. La nostra ha sempre avuto nella Domenica il suo tratto distintivo”.
Tra le anticipazioni relative all’Incontro Mondiale di Milano, Scola ha riferito che il Santo Padre pranzerà o cenerà con una famiglia per ogni continente, mentre la Caritas Ambrosiana, in collaborazione con le mese dell’Università Cattolica, offrirà dei pasti alle famiglie più povere, dando così riscontro ad un desiderio espresso dal Papa.
Di seguito il professor Donati ha illustrato il saggio da lui curato, frutto di un’approfondita ricerca, articolata attorno ad una domanda ormai ricorrente nell’opinione pubblica: la famiglia è ancora una risorsa per la persona e per la società, oppure invece è una sopravvivenza del passato che ostacola l’emancipazione degli individui e l’avvento di una società più libera, ugualitaria, e felice?
Partendo dall’archetipo di “famiglia normo-costituita” (ovvero marito e moglie, con almeno due figli), l’indagine di Donati fa emergere che la destrutturazione di questa definizione familiare non migliora – semmai peggiora la condizione esistenziale degli individui, destinati, in questo modo, a diventare soggetti passivi, piuttosto che protagonisti della società, in grado di generale “capitale umano e sociale”.
La pubblicazione si prefigge, tra gli obiettivi, di scardinare luoghi comuni come quello del “familismo amorale”, secondo il quale all’interno della famiglia, il giovane viene educato ad una sostanziale indifferenza ed irresponsabilità nei confronti della società e dei doveri civici.
La realtà, ha spiegato Donati, è che la famiglia non è responsabile di tale indifferenza sociale, piuttosto ne è la vittima, mentre sono lo stato e il mercato hanno avuto negli ultimi anni un ruolo negativo in tal senso.
La famiglia, inoltre, è sempre un “gioco a somma positiva”, in quanto se da un lato generare molti figli diminuisce le risorse economiche a disposizione, dall’altro si registra un rapporto inversamente proporzionale tra “ricchezza economica e ricchezza relazionale”.