ROMA, domenica, 20 maggio 2012 (ZENIT.org).- In difesa della vita per servire il bene comune e costruire il futuro. Questo è in sintesi il messaggio al Life Day di Andrea Olivero, presidente delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli), che riportiamo di seguito.

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Chi ogni giorno si adopera per veder riconosciuto il diritto di cittadinanza ad un bambino nato nel nostro paese da cittadini stranieri; Chi tutela la dignità di un lavoratore sfruttato ed in nero; chi si batte per il diritto alla casa per una famiglia caduta in povertà; non può non essere qui con voi questa mattina per dire di sì alla vita e alla sua dignità in ogni momento dal suo concepimento fino alla fine naturale.

Non è retorica: il nostro compito è di batterci in primo luogo per chi non ha voce, per chi è più debole e soggetto alla manipolazione, lo sfruttamento, il disprezzo.

Persone concrete, non ideologie. E nel farlo noi partiamo da una visione integrale dell’uomo, non da integralismi.

Chi chiama a questa testimonianza la nostra fede nel Risorto, che dà valore ad ogni vita, ma quando chiediamo che non si neghi la vita e non la si rifiuti lo facciamo perché crediamo nel futuro dell’uomo, che “è già il punto di riferimento di valore sacro, dinanzi al quale è possibile a me inchinarmi in preghiera accanto al fratello non credente che, anche lui, senza volerlo, preparando il futuro di pace, prega e vive la mia stessa speranza” come ebbe a dire un uomo di pace alcuni anni fa.

E nell’aderire alla Campagna “Uno di noi” le ACLI vogliono concretamente affermare la loro convinzione che l’Europa deve costruirsi su solide basi ideali comuni, insieme rigorosamente laiche e profondamente umane, a partire dal riconoscimento della dignità della vita.

Solo partendo da questi presupposti uno Stato può davvero servire il bene comune e costruire il futuro.