di Gonzalo Miranda, L.C.
Preside della Facoltà di Bioetica
Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
ROMA, lunedì, 14 maggio 2012 (ZENIT.org).- Ieri, 13 maggio, nella “Marcia per la vita” di Roma, eravamo molti di più di quanti ci fossimo aspettati. Dal Colosseo a Castel Sant’Angelo, molte migliaia di persone abbiamo voluto dare una prova d’amore verso i piccoli che non possono difendersi da soli. Giovani e anziani, famiglie intere, laici, sacerdoti e suore, italiani e non pochi stranieri, abbiamo cantato, pregato, testimoniato, per loro. E ci siamo anche goduta una bella camminata in una mattina di sole e aria fresca.
È stata annunciata la data per il prossimo anno: domenica 12 maggio, sempre a Roma. E in tutto quest’anno, non marceremo più?
Ma certo! La Marcia per la vita non c’è stata solo ieri. La Marcia per la vita è oggi! Diciamocelo ogni mattina, quando cominciamo la nostra giornata di lavoro, di studio, d’impegno sociale o politico, di preghiera… Vado a marciare per la vita! Su questi valori fondamentali l’imperativo è categorico: marciare o marcire.
Tenendo presente che ci sono tanti modi di marciare per la vita.
Già ieri pomeriggio su qualche sito online ho letto delle critiche contro coloro che non sono andati al Colosseo; ho letto anche aspre critiche contro le persone o i gruppi che vi hanno partecipato (e non mi riferisco alle critiche e gli attacchi rabbiosi di femministe e laicisti che s’indignano perché qualcuno non si rassegna d’avanti all’uccisione volontaria e legalizzata dei piccoli innocenti. Queste critiche e questi attacchi sono già nel preventivo delle spese da pagare).
Nel grande “popolo della vita” (abbondante come un fiume sotterraneo, di cui ieri a Roma è emerso solo un piccolo ruscello), ci sono tanti “carismi” diversi. Un pò come succede con gli ordini e le congregazioni religiose. Vita contemplativa o attiva; dedizione ai poveri o pastorale universitaria; servizio agli infermi o nella formazione dei ragazzi… C’e nè per tutti. Perché i bisogni e le possibilità sono sempre maggiori di ciò che si riesce a fare.
C’è tanto da fare nel campo della difesa e la promozione della vita umata, su tanti fronti diversi! A me sembra un gran bene che ci siano impegni, impostazioni e sensibilità diverse, nel popolo della vita. Alcuni – persone o gruppi – operiamo principalmente in ambito accademico, formando generazioni di bioeticisti amanti della vita umana in tutte le sue condizioni; altri si spendono ogni giorno nell’accoglienza e l’aiuto alle mamme in difficoltà; c’è chi s’impegna per la vita nella società civile e nella politica con un approccio aconfessionale, mentre altri attivano gruppi di preghiera per invocare la Grazia e il perdono del Signore della vita.
Ci sono anche metodologie e strategie diverse, che possono essere complementari. Secondo alcuni è opportuno far conoscere a tutti la realità dei metodi abortivi, anche con delle immagini crude (perché cruda è la realtà): a volte ne son convinti perché loro stessi hanno capito e cambiato grazie a quelle immagini; altri preferiscono diffondere soltanto la bellezza positiva della maternità generosa; c’è chi evidenzia il male che l’aborto causa in tante donne, e chi denuncia il male – mortale – causato ai figli abortiti.
Ci sono addirittura dei margini per posizioni diverse su alcune problematiche opinabili. Per esempio sul modo d’intervenire in ambito politico e legislativo. Dobbiamo essere consci che si tratta di problemi estremamente complessi nei quali deve regnare la virtù della prudenza. Quella virtù fondamentale che risponde al desiderio sincero di “fare bene il bene”. Senza di essa, corriamo il rischio di provocare seri danni anche se spinti dal più sublime impulso di carità cristiana. Dobbiamo tutti tentare di evitare di fare male il bene (già ci sono tanti che fanno bene il male!).
Tra le otto componenti della Prudenza segnalate da Tommaso d’Acquino c’è anche la “Docilitas”: quella umiltà che ci porta ad ascoltare sinceramente il parere degli altri, a chiedere consiglio e mettere in discussione la propria visione delle cose, prima di agire.
Sabato 12 maggio cinquecento persone hanno partecipato ad un interessante convegno scientifico sulla difesa della vita umana nel nostro Ateneo Regina Apostolorum. Domenica 13 maggio in migliaia hanno cantato per le vie di Roma. Domenica prossima, 20 maggio, altre migliaia si raduneranno nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, per l’importante manifestazione intitolata: “Uno di noi”. E mentre noi eravamo in convegno sabato scorso, la Commissione dell’Unione Europea ha concesso l’autorizzazione per la raccolta firme per il riconoscimento della dignità umana fin dal concepimento. Un’iniziativa degli organizzatori dell’incontro di domenica prossima.
C’e n’è per tutti. Ognuno faccia la sua parte, secondo il proprio “carisma”. E se possiamo trovarci insieme per alcune iniziative concrete, tanto meglio. Ricordando sempre e comunque la pressante richiesta di Gesù ai suoi discepoli, guarda caso, proprio nel Vangelo di ieri: “Questo vi comando, che via amiate gli uni gli altri” (Gg 15, 17).
Sarebbe bello se il prossimo anno potessimo marciare tutti insieme, per una causa così bella e urgente. Ma ancora più importante è che camminiamo tutti i giorni sulla strada della difesa della vita. Perché la vera Marcia per la vita, è oggi!