Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea

Verso il VII Incontro mondiale delle Famiglie di Milano

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di padre Mario Piatti icms

ROMA, venerdì, 4 maggio 2012 (ZENIT.org) – Come in uno scrigno prezioso, il Vangelo di Giovanni racchiude, nel secondo capitolo, la descrizione del primo miracolo del Signore, a Cana. Come sappiamo, sono le parole di Maria Santissima che sollecitano il Cuore di Cristo a intervenire, mutando l’acqua delle giare in vino buono.

L’apparente banalità delle circostanze – il disagio che avrebbero provato gli sposi, per la imprevista mancanza del vino sulla mensa – in realtà rimanda a una straordinaria ricchezza di significati e di simbologie, che fin dalle origini è stata colta con venerazione dalla Chiesa.

La Vergine Maria esercita la propria autorità materna sul Figlio, sembra quasi costringerlo a compiere il primo “segno” – che manifesta la sua gloria e conferma la fede dei discepoli – seppure non fosse ancora giunta la sua ora. Da duemila anni Ella continua a operare così, maternamente, presso Gesù.

Unita in tutto a Lui, serva fedele della volontà del Padre e associata fino alla Croce al mistero della Redenzione, possiede il singolare privilegio di “avanzare i suoi diritti”, di far valere tutta la potenza dell’amore nei confronti del Figlio. Ma Ella fa tutto questo per noi, offre se stessa e la sua indicibile carità proprio in favore di chi spesso ha offeso e continua a offendere il Signore e a ferire il suo Immacolato Cuore.

Una sola parola e un solo sentire orientano il suo volere di Madre: misericordia e perdono, compassione e pietà per noi, accolti come figli nell’ora crudele della Passione e accompagnati, di generazione in generazione, lungo le vie del mondo, con una tenerezza che conforta e che commuove.   

Come a Cana, così ancora oggi la Madre si volge a Gesù e intercede per noi. Allora interveniva per quegli sposi, per due giovani, che celebravano nella fede ebraica il loro patto nuziale: non hanno più vino –Ella dice- la festa rischia di perdere il suo sapore, di appesantirsi e di calare di tono. Oggi intercede per ciascuno di noi, per le nostre famiglie, per i nostri caseggiati anonimi, per i quartieri popolari e per le ville dei ricchi, piene forse di ori, ma spesso fredde e vuote.

Elèva a Dio la sua preghiera per le nostre città, dove regnano indifferenza e cinismo; domanda pace per chi non ha più né gioia né speranza, per chi non sa guardare oltre il presente ed è schiacciato dai tanti problemi quotidiani e angosciato per un futuro sempre più incerto.

Maria Santissima raccoglie questo sentire profondo dell’anima e lo volge ancora al Figlio: non hanno più vino, sono privi di gioia, quella vera, profonda, che viene soltanto dall’alto. 

Soprattutto nei “luoghi dello Spirito”, nei grandi Santuari mariani -sorti là, dove qualcuno ha vissuto la straordinaria esperienza di vederla e di parlarle e dove innumerevoli testimonianze attestano il suo affetto di madre- effonde le sue grazie, colma di consolazione i suoi figli, indica loro il Vangelo come la sola via della salvezza.

Questi angoli di Cielo, sempre frequentatissimi in ogni parte della terra, permettono di incontrare Cristo, vivo e Santo, nella sua Parola, nei Sacramenti e nella comunione fraterna. Attraverso la mediazione di Sua Madre, prolungano dovunque la bellezza e il fascino della Fede.

Da queste oasi di preghiera e di contemplazione, scaturisce un flusso di benedizione e di pace che raggiunge la nostra esistenza. Il primo vero “luogo dello Spirito” deve diventare proprio la nostra casa, piccola Chiesa domestica e tempio santo dell’Altissimo. La quotidianità è lo spazio della Grazia. Nella rete degli affetti, che attraversa la vita, si estende e fiorisce la trama stessa del Vangelo, perché l’amore è anzitutto opera di Dio, prima ancora che nostra.

Come a Cana, Maria Santissima si preoccupa del bene degli sposi. Ora, come allora, il futuro del mondo passa necessariamente attraverso il cuore della famiglia: non vi è altra strada. All’opera, ormai generalizzata, messa in atto dovunque per distruggere questo tesoro di umanità e di fede, deve corrispondere un impegno ancora più profondo, da parte di tutti, per salvaguardarlo e per difenderlo.     

Di fronte alla sfacciata pretesa di cancellare le fondamenta stesse della famiglia e dell’amore – oggi regolarmente offeso, volutamente frainteso e vergognosamente calpestato-  il cristiano non si arrende mai: oltre che essere figlio della disobbedienza di Eva, ha come Madre Maria Santissima, incrollabile e determinata nella sua Fede. Siamo stati consegnati alla sua sollecitudine materna proprio per essere sostenuti nella prova e per imparare da Lei a custodire il Bene.

Madre della Chiesa, Regina della Famiglia, non smette di vigilare sulle nostre case e intercede per noi, ogni giorno, il dono della comprensione, del reciproco rispetto, del perdono e della pace.

Sulla nostra vita estende il suo sguardo, i suoi occhi misericordiosi si volgono a noi. In questa valle di lacrime, Ella ci mostra ancora Gesù, il frutto benedetto del suo seno. E ci ridà la forza di sperare e di amare.

[Tratto dalla rivista “Maria di Fatima”, mensile del movimento Famiglia del Cuore Immacolato di Maria]

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ZENIT Staff

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