ROMA, giovedì, 3 maggio 2012 (ZENIT.org).- Il 59% della popolazione mondiale vive in condizioni di gravi o molto gravi restrizioni alla libertà religiosa. E dal 2003 al 2010 in Asia, Africa e Medio Oriente gli attacchi terroristici contro i cristiani – vittime del 70% delle violenze religiose commesse in tutto il mondo – sono aumentati del 309%. Ma come raccontare attraverso i media la persecuzione della Chiesa? «Lasciando parlare protagonisti» risponde Mark von Riedemann, direttore del Catholic Radio and Television Network e responsabile internazionale della comunicazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Dal 2005 Fondazione pontificia e CRTN realizzano il settimanale d’informazione «Where God Weeps» che prende il nome dalla missione affidata ad ACS dal suo fondatore, padre Werenfried van Straaten: «asciugare le lacrime di Dio ovunque Egli pianga». Il programma – diffuso via Internet (www.wheregodweeps.org) e da diverse emittenti cattoliche anglofone, tra cui la statunitense EWTN – descrive le diverse realtà della Chiesa perseguitata con documentari e interviste. «Registriamo immagini e testimonianze in loco affidandoci a troupe del posto – spiega Riedemann – oppure lasciamo il microfono agli ospiti della sede internazionale di ACS». Il quartier generale della Fondazione, a Königstein in Germania, riceve costantemente visitatori da tutto il mondo in cerca d’aiuto. «Quello economico non è però l’unico sostegno di cui i cristiani perseguitati hanno bisogno. Molti si sentono isolati, perché nessuno conosce il loro dolore».
Ecco perché, in questi sette anni, diversi vescovi, missionari, religiosi, religiose e laici esperti hanno espresso profonda gratitudine al progetto «Where God Weeps». «Noi ci limitiamo a fornir loro un canale attraverso il quale testimoniare la propria sofferenza – dice il responsabile della comunicazione ACS – e quando ciò non è possibile, per paura o gravi limitazioni alla libertà religiosa, siamo noi a farlo».
I cristiani soffrono in almeno 22 Paesi nel mondo. Soffrono a causa del fondamentalismo islamico, come in Iraq, Pakistan, Arabia Saudita. Per colpa del nazionalismo oltranzista, in India e in Indonesia. E per le persecuzioni perpetrate dallo Stato, come in Cina, Eritrea, Corea del Nord e Cuba. «E se la vocazione dei fedeli è di continuare a vivere in questi luoghi, la nostra come comunicatori è di aiutarli a far conoscere le loro storie».
Il CRTN è un network cattolico – sostenuto da ACS – specializzato in produzione e distribuzione di documentari e trasmissioni, nato nel 1987 per sostenere il rinnovamento dei media cristiani e promuovere la rinascita dell’educazione religiosa nell’Europa dell’Est. «Sono entrato al CRTN nel 1991 – ricorda Riedemann – allora realizzavamo «Radio Blagovest. Una chiamata alla preghiera»:programma radiofonico per i cattolici e gli ortodossi dell’allora Unione Sovietica».
In questi anni la comunicazione religiosa è profondamente cambiata. In particolare dal 1996, quando la digitalizzazione ha aperto alla Chiesa le porte del mercato massmediatico. Dopo quella data i produttori cattolici non hanno più dovuto competere con quelli privati per aggiudicarsi piccoli spazi sulle reti nazionali, e le emittenti cattoliche «sono spuntate come funghi dopo la pioggia». Attualmente sono circa un migliaio ma è difficile fornire stime esatte.
Nuove opportunità e nuove sfide per i network religiosi che rafforzano il sostegno alla missione evangelizzatrice della Chiesa, ma al tempo stesso – in un mondo competitivo come quello dei media – devono trovare risorse e competenze di alto livello. «Un problema di non semplice soluzione. E sono molte le emittenti cattoliche che lottano per sopravvivere».