Card. Bagnasco: essere dei poveri per vivere la storia di salvezza

Per l’inaugurazione del ciclo pittorico nella cattedrale di Boiano

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ROMA, lunedì, 26 settembre 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa domenica 25 settembre dal Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione della solenne inaugurazione del ciclo pittorico “Iconografia sulla storia della Salvezza” realizzato da Rodolfo Papa nella cattedrale di Boiano.

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“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”

E’ questo il filo d’oro che fa da sfondo alle Beatitudini del Signore, ed è l’atteggiamento interiore del vero credente. I grandi Patriarchi, i profeti, il Resto di Israele…tutti hanno respirato questa semplicità di cuore che si esprimeva nell’abbandono confidente e grato nelle mani del Dio dell’Alleanza e della Promessa. La Vergine Maria è il vertice umano di questa beatitudine che tutte riassume, e nella sua disponibilità umile, radicalmente libera, il Verbo di Dio trova spazio per sé e quindi per l’umanità intera, per il mondo. Il Messia Salvatore, il Figlio unigenito è il “Sì” che dall’eternità si spalanca al Padre nell’abbraccio e nel bacio dello Spirito. Ecco la sorgente e la perfezione della beatitudine evangelica. Anche laddove, nella historia salutis, si manifesta la potenza e la gloria tutto accade nell’obbedienza a quel Mistero sempre presente che conduce la creazione e il tempo verso il punto omega di Cristo, quando Dio sarà tutto in tutti. Sì, per vivere dentro questa storia di salvezza qui mirabilmente raffigurata dal Maestro Rodolfo Papa, è necessario essere dei poveri che, consapevoli della propria povertà stendono le mani verso l’alto dove incontriamo la mano salvatrice di Cristo. E’ sufficiente aprire le labbra all’invocazione e alla supplica per udire la voce dal cielo che ripete all’uomo pellegrino e spesso smarrito: “non temere, io sono con te!”.

Oggi, questa nobile cattedrale di Boiano, con quest’opera veramente insigne si completa: qui ogni credente, ogni visitatore attento, troverà questo motivo di fondo che, come un cantus firmus, ispira colori e forme, figure antiche e allusioni odierne, e si propone non solo come motivo ispiratore ma come messaggio e invito: la fede cristiana – possiamo dire – è l’intreccio di due “sì” quello di Dio all’uomo e quello dell’uomo a Dio. Un intreccio che genera una storia di salvezza e quindi sempre una storia d’amore.

D’ora in poi quest’opera pittorica, questo ciclo durato dodici anni – numero che si ripete in questa cattedrale e che è pregno di significati noti e cari – arricchisce questa comunità cristiana e la città intera, ma anche le dà un compito che potremmo dire ulteriore: ogni dono, lo sappiamo, è anche responsabilità. Mi pare che si potrebbe pensare così: la visita frequente, non frettolosa, a questa sinfonia pittorica sollecita la contemplazione orante delle Scritture; questa ci prepara e ci accompagna alla celebrazione devota dei Santi Misteri dove accade l’incontro con Colui che qui è raccontato con la suggestione del linguaggio estetico; il suo abbraccio sacramentale rinnova continuamente il nostro essere Chiesa, e ci sospinge sulle strade del tempo accanto ai fratelli. Lì, sulle nostre strade, dobbiamo offrire il contributo evangelico per una società dove vi sia spazio per la vera bellezza quella dove verità e bene s’incontrano.

Non mi resta che rallegrarmi di vero cuore con l’Artista per questa riuscita avventura ed esprimo la mia ammirazione grata e fraterna a S.E. Mons. Giancarlo Bregantini e ai suoi Predecessori che, insieme alla comunità cristiana, hanno creduto e voluto questa magistrale opera religiosa opera che deve essere contemplata con cuore aperto per lasciarsi avvolgere e portare in alto verso la Luce di Dio. Quella luce che risplende in Gesù di Nazaret, che si riverbera nella Chiesa e che illumina il mondo.

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ZENIT Staff

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