di Padre Thomas Rosica, C.S.B.*
CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 7 luglio 2009 (ZENIT.org).- Quest’oggi a mezzogiorno, ora di Roma, Papa Benedetto XVI ha pubblicato la terza lettera enciclica del suo pontificato, “Caritas in Veritate” (La Carità nella Verità), un documento di grande respiro sulla dottrina sociale della Chiesa. L’enciclica di 60 pagine, suddivisa in 79 paragrafi, affronta molte altre questioni oltre all’etica dell’economia contemporanea e alla crisi economica globale, che certamente hanno influenzato Benedetto XVI nella preparazione del testo annunciato con largo anticipo. Questo opus magnum segue da vicino le precedenti due encicliche del pontificato di Ratzinger: “Deus Caritas Est” (Dio è amore); “Spe Salvi” (Nella Speranza siamo stati salvati), e ora l’analisi papale sui tempi attuali.
Benedetto XVI non è un Papa dalle frasi ad effetto e l’enciclica di oggi ne è la prova vivente. Chi cerca delle facili risposte alla crisi economica attuale è meglio che non si avvicini a questo documento per avere facili e rapide soluzioni. Il testo papale di oggi è voluminoso, denso, pieno di sfumature e complesso, e invita tutti a una seria riflessione sulla storia della dottrina sociale dei Pontefici, con particolare attenzione al documento post-conciliare “Popolorum Progressio”, che racchiude la ricca dottrina sociale di Papa Paolo VI.
Questo testo monumentale del 1967 analizzava l’economia su un piano globale e trattava dei diritti dei lavoratori a organizzarsi in sindacati e ad avere un impiego sicuro, e della necessità di condizioni lavorative decenti. In questo testo del 2009, il Papa affronta in profondità temi come: fraternità, sviluppo economico e società civile; sviluppo dei popoli, diritti e doveri e ambiente; collaborazione della famiglia umana; sviluppo dei popoli e tecnica.
Queste sono le diverse aree in cui si articola il testo di Benedetto che va contro l’indole della società contemporanea e che un lettore, che ha un rapporto problematico con la Chiesa, l’autorità, la verità e la vita umana, potrebbe facilmente rigettare. A mio avviso, queste aree costituiscono il punto cruciale della crisi economica e dello stato critico delle cose nel mondo odierno, facendo capire al di là di ogni ombra di dubbio che la crisi economica è in sostanza una crisi morale.
Due sono gli importanti leitmotiv di questo pontificato: il relativismo morale e l’esclusione di Dio dalla società e dalla vita umana. Nell’enciclica di oggi, Benedetto scrive: “Un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali. In questo modo non ci sarebbe più un vero e proprio posto per Dio nel mondo. Senza la verità, la carità viene relegata in un ambito ristretto e privato di relazioni”.
Negli ultimi quattro anni, Benedetto ha ripetuto continuamente che il rifiuto ideologico di Dio e un’ateismo dell’indifferenza, che dimenticano il Creatore e rischiano di dimenticare allo stesso tempo i valori umani, sono tra i principali ostacoli allo sviluppo odierno. Nell’enciclica di oggi lo afferma chiaramente: “L’umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano”.
Secondo le parole di Benedetto: “L’anelito del cristiano è che tutta la famiglia umana possa invocare Dio come ‘Padre nostro!’. Insieme al Figlio unigenito, possano tutti gli uomini imparare a pregare il Padre e a chiedere a Lui, con le parole che Gesù stesso ci ha insegnato, di saperLo santificare vivendo secondo la sua volontà, e poi di avere il pane quotidiano necessario, la comprensione e la generosità verso i debitori, di non essere messi troppo alla prova e di essere liberati dal male”.
Queste parole non provengono dal dizionario del politically correct o del falso inclusivimo, ma sgorgano dalla mente e dal cuore di uno dei più grandi pensatori del nostro tempo.
Un altro ambito che farà sicuramente esitare molti lettori o che verrà semplicemente rigettato è quello riguradante la dignità e il rispetto della vita umana, “che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli”.
Benedetto scrive: “Nei Paesi economicamente più sviluppati, le legislazioni contrarie alla vita sono molto diffuse e hanno ormai condizionato il costume e la prassi, contribuendo a diffondere una mentalità antinatalista che spesso si cerca di trasmettere anche ad altri Stati come se fosse un progresso culturale”.
“L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo. Quando una società s’avvia verso la negazione e la soppressione della vita, finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono”.
Forse questa frase sintetizza in modo mirabile la crisi e l’enciclica: “I costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani”.
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*Padre Thomas Rosica, C.S.B., è responsabile esecutivo della Salt and Light Catholic Media Foundation and Television Network in Canada e consultore del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali