ROMA, lunedì, 19 settembre 2011 (ZENIT.org).- Martedì 13 settembre, gli Arcivescovi iracheni Bashar Warda di Erbil e Amil Nona di Mosul hanno incontrato il Presidente del Consiglio Europeo, Hermann Van Rompuy.

Nel colloquio, i due presuli di rito caldeo hanno ricordato le sofferenze dei cristiani in Iraq, dicendo che nel Paese non c'è libertà religiosa e sottolineando la necessità che i fedeli ricevano aiuti per costruire scuole, frequentate al 90% da allievi musulmani.

“L'istruzione aiuterebbe a sviluppare una nuova cultura e la libertà di religione, aprendo nuove prospettive per i giovani”, ha indicato l'Arcivescovo Warda.

L'incontro con Van Rompuy è durato mezz'ora e si è svolto a Bruxelles nel contesto delle visite organizzate dall'associazione caritativa cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che sostiene i cristiani perseguitati e sofferenti.

Durante la discussione, Van Rompuy si è informato sulle condizioni di vita della popolazione irachena, sui diritti delle donne e su come l'Europa possa essere di aiuto.

Nell'Arcidiocesi dell'Arcivescovo Nona, Mosul, i cristiani e gli edifici ecclesiali sono bersaglio di attacchi ripetuti, e il predecessore del presule, l'Arcivescovo Faraj Rahho, è morto nel marzo 2008 dopo essere stato rapito.

Per l'Arcivescovo Warda, dal 2003 sono circa 500 i cristiani uccisi per motivi religiosi o politici.

Nello stesso periodo, ha aggiunto, 66 chiese sono state attaccate, e 4.000 famiglie di cristiani iracheni sono fuggite nella sua Diocesi di Erbil, nel nord curdo, per evitare violenze e intimidazioni.

I due Arcivescovi hanno anche sottolineato a Van Rompuy la propria preoccupazione per la situazione dei diritti umani a causa dell'articolo 3 della Costituzione dell'Iraq, che sancisce la supremazia della legge islamica, la shari'a.

Hanno inoltre incontrato alcuni membri del Parlamento Europeo e della Commissione dell'Unione Europea e Hans-Gert Pöttering, ex Presidente dell'Europarlamento e attualmente presidente della Fondazione Konrad Adenauer.

La visita, commenta ACS, “ha dimostrato la crescente preoccupazione dell'Unione Europea per i cristiani del Medio Oriente”.