COPACABANA, venerdì, 27 maggio 2011 (ZENIT.org).- Il processo di beatificazione di Francisco Tito Yupanqui, lo scultore della Vergine de la Candelaria di Copacabana, è stato avviato ufficialmente sabato 21 maggio nella Basilica di Nostra Signora di Copacabana, sulle rive del lago Titicaca, a 160 chilometri dalla capitale boliviana La Paz.
Se la causa avrà un esito positivo, l'indio nato nel XVI secolo diventerà il primo beato boliviano, ha comunicato la Conferenza Episcopale della Bolivia.
L'atto ha avuto luogo durante la Messa di invio della Madonna Pellegrina, con la lettura delle lettere di approvazione del processo di beatificazione della Congregazione per le Cause dei Santi e della Conferenza Episcopale Boliviana.
I membri della commissione per la beatificazione hanno giurato di compiere fedelmente l'incarico di iniziare i lavori di indagine sulla vita, le virtù e le opere dell'indio aymara che scolpì nel legno di maguey l'immagine della Vergine.
La Vergine di Copacabana, incoronata Regina della Bolivia nel 1925, si conserva dal 1583. Il suo santuario è uno dei più antichi d'America e attualmente è un importante centro di pellegrinaggi.
L'indigeno Francisco Tito Yupanqui nacque probabilmente tra il 1540 e il 1550 nella zona che ora è la città di Copacabana, e morì a Cuzco (Perù) nel 1616.
Con la sua famiglia, discendente degli Inca Huayna Cápac, venne evangelizzato dai missionari cattolici domenicani.
Secondo la tradizione cattolica locale, Yupanqui ricevette una visione notturna di una donna con un bambino tra le braccia e in seguito ne riprodusse i tratti del volto, con le caratteristiche delle indigene, per cui l'immagine è nota anche come la “Virgen morena”.
I postulatori della causa di beatificazione di Yupanqui sono i sacerdoti René Vargas e Daniel Rocha.
Insieme a loro, compongono la commissione per la beatificazione il Vescovo della Diocesi di El Alto, monsignor Jesús Juárez, il giudice delegato, monsignor Fernando Bascopé, il notaio Geraldine Gutiérrez e i periti della commissione storica, padre Hans van den Berg, padre Xavier Albo, SJ, e il dottor Marcelo Arduz.
Per lo storico boliviano Fernando Cajías de la Vega, “si può provare il miracolo per il modo in cui ha unificato il suo popolo, per la devozione di gente di ogni classe sociale, ma soprattutto per la sua fede indistruttibile”.