di Paul de Maeyer
ROMA, domenica, 8 maggio 2011 (ZENIT.org).- Una giornata quasi perfetta, splendida e solare, per Roma e per il mondo. Così si potrebbe riassumere sinteticamente la scorsa domenica 1° maggio, cioè il giorno in cui è stato proclamato beato Papa Giovanni Paolo II. La solenne liturgia, celebrata in piazza San Pietro, ha attirato all’Urbe secondo alcune stime fino a 1,5 milioni di fedeli e pellegrini, venuti da tutti il mondo, dal lontano Messico alla Polonia, la terra natia del nuovo Beato.
Il tutto si è svolto con grande ordine e anche senza incidenti, ma non poteva mancare la solita “nota stonata”. Ci ha pensato il quotidiano indipendente guidato dal duo giornalistico Antonio Padellaro e Marco Travaglio, “Il Fatto Quotidiano”, che – guarda caso – proprio lo stesso 1° maggio ha pubblicato sulla copertina del suo inserto satirico “Il Misfatto” una caricatura molto irriverente – secondo alcuni semplicemente blasfema – nei confronti di Papa Wojtyła.
Il disegno, che porta la firma del fumettista erotico italiano Milo Manara, rappresenta il defunto Pontefice in Paradiso, dove giace su una nuvola ed è circondato da tre donne-angeli molto sexy, in atteggiamenti provocanti e con espressione maliziosa. Mentre una voce fuori campo dice “T’hanno fatto santo! è finita la pacchia!”, l’occhiello che accompagna la vignetta è altrettanto dissacrante. “Sulla terra non lo lasciavano morire (ma poi lo accontentarono, non come a quel peccatore di Welby). In paradiso non lo lasciano vivere”, si legge, alludendo alla malattia e all’agonia del Papa polacco e alla cosiddetta “dolce morte” di Piergiorgio Welby nel dicembre 2006. Eloquente è anche il titolo. “Non c’è pace per Wojtyła”, si legge a grosse lettere.
Siamo dunque alle solite. Mentre i cattolici celebrano la beatificazione di Karol Wojtyla – chiamato anche “Il gigante di Dio” o “Giovanni Paolo II il Grande” -, alcuni devono deridere i loro sentimenti e ferire le loro sensibilità, il tutto in nome del diritto alla satira e della libertà di espressione (troppo spesso malintesa come libertà di insultare). Allora una domanda si impone: “Il Fatto” avrebbe animato la copertina del suo inserto satirico con una immagine dissacrante nei confronti di un’altra religione, ad esempio quella musulmana? Probabilmente no, perché sarebbe scoppiato un pandemonio, con una fatwa contro il vignettista di turno e contro la redazione. Basta pensare al clamore suscitato dalle caricature del profeta Maometto pubblicate nel settembre 2005 su uno dei più venduti quotidiani danesi, il “Jyllands-Posten”.
Irrita poi dover constatare che per gli autori o sostenitori di opere blasfeme i cristiani dovrebbero rimanere in silenzio davanti alle provocazioni. Sembra che l’unica reazione consentita sia quella di “porgere l’altra guancia”. Eloquente è un episodio che si è verificato di recente in Francia. La scorsa Domenica delle Palme, un piccolo gruppo di giovani ha preso a martellate una delle opere esposte alla mostra “Je crois aux miracles. 10 ans de la Collection Lambert”, aperta il 10 dicembre scorso nell’altra “città dei Papi”, Avignone, e che chiude domenica 8 maggio i battenti. Come osserva Christine Sourgins sul sito Décryptage (20 aprile), il gruppetto è stato definito dai media un “commando cattolico”, “un termine militare, che permette di infilare tutti nello stesso sacco, con gli islamisti”. Vale a dire: un cristiano che reagisce all’ennesima provocazione finisce “ipso facto” nella categoria degli estremisti o terroristi.
L’opera d’arte “vandalizzata” è dell’artista statunitense Andres Serrano e si chiama “Piss Christ” (Cristo di urina). Si tratta di una fotografia di un piccolo crocifisso immerso nell’urina (dell’artista), mescolata con liquidi seminali. L’artefatto risale al 1987 e fa parte della serie “Immersions”, la quale include ad esempio anche una Ultima Cena sommersa in liquidi fisiologici. Secondo Serrano, che si proclama “cristiano”, l’obiettivo della serie era richiamare l’attenzione sul dramma dell’AIDS. Sin dall’inizio, l’opera – vincitrice nel 1989 del premio “Awards in the Visual Arts” – ha provocato forti polemiche, ad esempio negli USA e in Australia, dove fu contestata nel 1997 dall’allora Arcivescovo di Melbourne, monsignor George Pell.
Il “raid” contro l’opera ritenuta blasfema, in cui è stata colpita anche un’altra fotografia di Serrano – “Soeur Jean Myriam” -, ha suscitato varie reazioni, anche da parte del Ministro della Cultura francese, Frédéric Mitterrand. Secondo il nipote del defunto Presidente socialista François Mitterand, l’azione “attenta ad un principio fondamentale”, ossia “la libertà di creazione e di espressione iscritta nella legge” (Décryptage). Lo stesso Mitterand ha ammesso comunque che una delle due opere danneggiate “poteva scioccare certo pubblico”. Un’ammissione senz’altro sorprendente, perché – come ricorda sempre la Sourgins, storica d’arte ed autrice del libro “Les Mirages de l’Art contemporain” – “l’opera ha scioccato davvero”. Eccome.
Che i giovani si sono fatti giustizia da sé, facendo ricorso alla violenza e danneggiando due delle opere esibite, è senz’altro discutibile. Perché significa “entrare in una logica rischiata”, come ha osservato Thibaut Dary, collaboratore laico della Diocesi di Nanterre (Décryptage, 21 aprile), il quale ha suggerito un’altra risposta: “Kiss Christ”, quella di baciare Gesù messo in croce, come avviene durante la liturgia del Venerdì Santo.
L’elenco delle opere d’arte contemporanea che denigrano la religione cristiana e in particolare il cattolicesimo è lungo. Basta pensare ad esempio alla “Rana crocifissa” dell’artista tedesco Martin Kippenberger, un ranocchio verde (brutto d’altronde) messo in croce, mentre tiene nella mano (o zampa) destra un boccale di birra e in quella sinistra un uovo. Un altro esempio è un crocifisso osceno realizzato dal bolognese Federico Solmi. L’opera, che si propone come una “rivisitazione” di un crocifisso del ‘200, rappresenta una figura mezza nuda in croce (l’artista stesso, che fa un sorriso malizioso), con la mitra sul capo, la croce pettorale e l’organo sessuale eretto che esce dal perizoma.
Anche fuori dall’ambito occidentale non mancano le provocazioni artistiche anticristiane. Un’immagine del Sacro Cuore di Gesù, con una sigaretta nella mano destra e una lattina di birra in quella sinistra, pubblicata su un libro di testa per le scuole elementari, ha sconvolto l’anno scorso la comunità cristiana dell’India. Sempre nel 2010 si poteva “ammirare” in un centro commerciale della capitale cinese Pechino un Cristo crocifisso con il volto del personaggio disneyano “per eccellenza”, Mickey Mouse o Topolino.
Non ci sono dubbi. Spesso l’arte contemporanea tende a cercare non la bellezza ma la provocazione, anzi lo scandalo. Che poi uno dei bersagli preferiti sia proprio la croce o Gesù crocifisso invita ad una riflessione. Forse significa che “lo scandalo della croce” – come scrisse San Paolo nella sua Lettera ai Galati (5,11) – continua a suscitare reazioni, anche avverse nel mondo dell’arte moderna. Ma devono essere per forza volgari o peggio?