Il nichilismo, l'“ospite inquietante” che si aggira per l'Europa

Per il Card. Bagnasco, alla radice della crisi educativa vi è la “sfiducia nella vita”

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ROMA, venerdì, 25 febbraio 2011 (ZENIT.org).- “C’è un ospite inquietante che si aggira per l’Europa: è il nichilismo” che “conforma pensieri, cancella prospettive e orizzonti”. E’ quanto ha detto il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), nel presentare il 24 febbraio, all’Università Pontificia Salesiana di Roma, la Nota pastorale della CEI “Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020”.

Nel suo intervento il porporato ha posto diverse problematiche, ed ha invitato a “chiedersi non tanto cosa posso fare per i giovani, quanto cosa siamo noi adulti.  Perché siamo punti di riferimento, maestri di vita, sia con le parole che con la testimonianza delle opere”. Per questo ha incoraggiato a “una messa in discussione” a “una verifica del proprio modo di essere”.  

L’Arcivescovo di Genova ha quindi voluto ricordare che “l’atteggiamento di fondo della Chiesa verso il mondo è la simpatia”, tanto che il mistero dell’Incarnazione potrebbe essere interpretato come “la simpatia di Dio verso l’umanità ferita dal peccato e dalla morte”.

Dunque “è la passione per Cristo che spinge i credenti alla passione per l’umanità” e qui si trova “il nostro principio fondativo per servire il mondo”.  Ma se questa motivazione si affievolisce, si perde “la motivazione di essere il sale e la luce della storia”. Per questo ha detto Bagnasco, il Santo Padre non si stanca di esortarci a “non distrarre lo sguardo dal volto di Cristo”.

Il porporato ha però sottolineato che alla radice della emergenza educativa vi è la “sfiducia nella vita”. Anche se un’altra causa si può rintracciare anche in “uno snervamento della ragione”.

E “su questa esposizione senza difese – ha continuato il Presidente della CEI –, si concentra il fuoco  incrociato degli interessi più diversi, economico-commerciali, ideologici. Il risultato interiore è una emotività che, rispetto ai tempi passati, è molto più sollecitata e incontrollata, a cui corrisponde uno spazio di riflessione molto più modesto, fino a cristallizzare la non-distinzione tra intelligenza e impressionabilità”.  

Citando il filosofo Jacques Maritain il Cardinale Bagnasco ha ricordato che “i giovani attendono altro: il loro cuore non invoca questo male di vivere, al contrario guarda e aspira altrove con la nativa speranza che l’avventura della vita sia promettente e piena di sole, ricca di significati, degna di essere vissuta lasciando qualcosa di meglio e di grande”.

L’opera educativa, ha proseguito, “esige un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, che sono protagonisti della relazione educativa, anche in forza del fatto che il lavoro educativo s’innesta nell’atto generativo e nell’esperienza di essere figli: non si finisce mai di essere figli, per questo possiamo essere padri ed educatori”. E quindi “ogni genitore di fronte al figlio, così come ogni educatore di fronte al giovane, non deve chiedersi ‘cosa posso fare per lui?’, ma ‘chi sono io?’”.

Da qui anche la necessità di educare alle domande, alla verità, alla ragione, all’umano e alla fede pensata. 

“La questione dei cosiddetti ‘valori non negoziabili’ – ha proseguito – , con tutto ciò che ne consegue,  demarca questa linea di confine, questo crinale oltre il quale l’uomo perde se stesso e la società diventa disumana. Non essere pienamente consapevoli di questa scommessa e non starci con le ragioni della ragione confermata e illuminata dalla fede, significherebbe un grave peccato di omissione verso Dio e verso l’uomo”.

E “la nota espressione – cultura della vita e cultura della morte – non è una forma letteraria usata dal Magistero per la sua forza suggestiva, ma descrive lucidamente la realtà che viviamo: si tratta del futuro dell’uomo – ha concluso –. Ridimensionare o silenziare, non prendere in mano con decisione e grande impegno la questione, sarebbe mancare all’appuntamento a cui il Signore ci chiama”.

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ZENIT Staff

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