ROMA, venerdì, 25 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La sfida educativa non deve rinunciare all’adolescenza, che è un’età oggi spesso “negata”. Lo ha detto questo venerdì a Roma il Cardinale Angelo Bagnasco, nell’incontrarsi con una delegazione di Unicef Italia, guidata dal Presidente Vincenzo Spadafora, che per l’occasione ha presentato in anteprima il Rapporto “La condizione dell’infanzia nel mondo 2011 – Adolescenza. Il tempo delle opportunità”
Nel rivolgere un breve discorso alla delegazione l’Arcivescovo di Genova e Presidente della CEI ha ricordato come la Chiesa italiana abbia voluto incentrare proprio sul tema dell’educazione gli Orientamenti pastorali per i prossimi dieci anni al fine di “superare quel diffuso atteggiamento rinunciatario e sfiduciato di fronte alla vita, quasi che tutto si risolva in un percorso solitario – dove ad esempio occorrerebbe non disturbare il bambino o l’adolescente nella loro opera di auto-formazione”.
“In realtà – ha affermato il porporato – l’io dell’uomo è sempre aperto al ‘tu’ dell’altro e solo affrancandosi dall’ipoteca individualista sarà possibile riuscire a cogliere tutte le opportunità che la vita ci offre, pur in contesti culturali e socio-economici, profondamente differenziati”.
Oggi, ha spiegato il Cardinale, l’adolescenza “è un’età spesso ‘negata’, schiacciata […[…] tra l’infanzia e la giovinezza” e che meriterebbe al contrario “una singolare attenzione perché proprio questa stagione segna ‘la prima crisi di crescita’, di cui soprattutto i genitori e gli educatori non tardano ad accorgersi anche oggi, alle prese con teenagers sempre più indecifrabili e irritabili”.
“L’educazione – ha poi avvertito – se non vuol rinunciare al suo compito che è precisamente quello di introdurre alla vita, cioè di dialogare con essa, di rispondere ai suoi appelli e alle sue esigenze, in una parola di cogliere le opportunità dell’adolescenza, non potrà fare a meno di accompagnare questa ‘crisi di crescita’”, stabilendo “un vero rapporto interpersonale in cui l’adolescente sia aiutato, pur attraverso questo sconvolgimento e radicale cambiamento, a diventare giovane ed adulto”.
“Il compito educativo riguarda tutti, adolescenti ed adulti – ha concluso –. Ma sicuramente il mondo degli adulti ha oggi una responsabilità in più se davvero crede che l’adolescenza possa essere ‘il tempo delle opportunità’ e non quello delle delusioni, che danno poi origine alle ‘passioni tristi’”.
Rapporto Unicef
Secondo il Rapporto dell’Unicef nel 2009 gli adolescenti (giovani tra i 10 e i 19 anni) nel mondo erano 1,2 miliardi, cioé circa il 18% della popolazione globale: l’88% di questi vive nei Paesi in via di sviluppo, mentre più della metà di tutti gli adolescenti vive in Asia. Le regioni Asia meridionale e Asia orientale/Pacifico ospitano circa 330 milioni di adolescenti ognuna. Tuttavia, secondo le proiezioni, nel 2050 l’Africa avrà più adolescenti di qualunque altra regione del mondo, superando il numero di adolescenti in entrambe le regioni asiatiche.
“Più di 70 milioni di adolescenti in età di scuola media – afferma il Rapporto – non la frequentano e, a livello globale, le femmine sono ancora indietro rispetto ai maschi in termini di partecipazione alla scuola secondaria”. Da qui una maggiore esposizione al rischio di sfruttamento, abuso e violenza. Infatti, si legge, “talvolta gli adolescenti vengono fatti oggetto di reclutamento da parte di gruppi militari, per portare armi e per partecipare ai combattimenti, oppure per fungere in pratica da schiavi sessuali o di altro genere”.
Chiaramente quella dell’istruzione non è l’unica sfida: ci sono infatti “l’instabilità economica, il cambiamento climatico e il degrado ambientale, l’urbanizzazione e l’emigrazione a livelli esplosivi, l’invecchiamento delle società, i costi crescenti dell’assistenza sanitaria e l’aggravarsi delle crisi umanitarie”.
Nel 2009 i giovani disoccupati in tutto il mondo hanno toccato quota 81 milioni. Mentre, secondo il Rapporto Unicef, “attualmente circa 150 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni sono impegnati nel lavoro minorile, e l’incidenza di questo fenomeno risulta maggiore nell’Africa sub-sahariana”.
Nel Rapporto si evidenziano anche “i problemi connessi all’alimentazione, l’abuso di determinate sostanze e i problemi di salute mentale”, tanto che circa il 20% degli adolescenti nel mondo soffre di problemi di salute mentale o comportamentali. Alto anche il rischio dell’obesità, riscontrabile sia nei Paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo.
Su scala mondiale un terzo di tutti i nuovi casi di sieropositività riguarda giovani tra i 15 e i 24 anni. Si rileva poi che nei Paesi in via di sviluppo, tra gli adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni, solo il 30 per cento dei maschi e il 19 per cento delle femmine ha una conoscenza corretta dell’Hiv.