Origini e benefici dell’unico vero Dio

Rodney Stark sostiene che il monoteismo ha favorito il progresso

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 23 febbraio 2011 (ZENIT.org).- “I grandi monoteismi sono stati i motori del progresso, nel loro nome sono state fatte conquiste, scoperte, invenzioni”. Questo è quanto sostiene Rodney Stark, statunitense, sociologo della religione e docente di Scienze sociali presso la Baylon University in Texas, nel libro “Un unico vero Dio. Le conseguenze storiche del monoteismo” edito da Lindau.

Stark, autore di successo, si domanda: “perché più di tremila anni fa alcuni uomini – ebrei, persiani o egiziani – iniziarono a venerare un Dio unico? Perché invece di sollecitare i favori di un pantheon di divinità specializzate, questi uomini ricercarono una relazione esclusiva con la divinità? Di cosa sentivano il bisogno? Perché il politeismo non serviva più?”.

E risponde sostenendo che “nella storia vi è una naturale tendenza delle religioni a evolvere verso il monoteismo, di pari passo con il successivo articolarsi delle società umane”.

I monoteismi si sono dimostrati più forti, sia nella fede che nella organizzazione e nella produzione culturale. Hanno fatto proseliti, organizzato comunità, hanno resistito al discredito ed alle persecuzioni. Sono riusciti a rinnovare il loro credo resistendo al relativismo, all’assimilazione e alla secolarizzazione.

Il docente statunitense afferma che “il monoteismo ha creato il mondo moderno, nel quale il pluralismo culturale e sociale, anziché aver sancito la fine delle religioni (come molti pensano), ha dimostrato che le fedi sono compatibili con le norme di civiltà pubblica delle laiche democrazie occidentali”.

Secondo Stark, “nessun’altra innovazione (come il monoteismo) ha avuto un impatto così vasto sulla storia” e “il progresso scientifico e tecnologico è infatti semmai conseguenza di questo processo di adesione popolare al monoteismo, come dimostra la stessa storia dell’Europa continentale. Il motivo è che, da sempre, le idee degli uomini riguardo al divino plasmano una civiltà e ne determinano i contorni, hanno insomma ‘effetti sociali’”.

Per mostrare la correttezza della sua tesi il docente americano analizza la storia religiosa dell’umanità, dagli egizi fino ad oggi. Una particolare attenzione è dedicata però al monoteismo ebraico e cristiano e all’efficacia delle loro missioni.

In merito ai missionari cristiani, Stark nota che insieme all’accettazione della fede in un Dio onnipotente e cosciente, tali missionari portano con sé “servizi medici, scuole, salute pubblica di base e tecniche sanitarie” anche se “non sono questi i motivi per cui partono”.

I missionari cristiani partono per terre e luoghi diversi lasciando parenti, amici, perchè “la loro concezione di Dio giustifica e motiva il loro impegno missionario”.

Quando un giornalista si riferì alle Missionarie della carità come operatrici sociali, la beata Madre Teresa di Calcutta spiegò: “Noi non siamo operatrici sociali. Noi lo facciamo per Gesù”.

Operare con uno spirito superiore alle ristrettezze materiali del mondo eleva l’individuo e gli permette di compiere azioni straordinarie. In questo senso il monoteismo è un motore per il progresso.

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ZENIT Staff

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