ROMA, lunedì, 21 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Promuovere e sviluppare una seria cultura dell’accoglienza rafforzando la cooperazione internazionale e avviare un percorso concreto di integrazione anche attraverso un decreto flussi straordinario. Sono le proposte lanciate dalla Fondazione Migrantes e dalla CEMi (Commissione Episcopale per le Migrazioni) riunitasi in seduta il 17 febbraio scorso.
In una nota i due organismi hanno riflettuto, inizialmente, sulla morte dei quattro bambini vittime del rogo divampato il 6 febbraio scorso in un insediamento abusivo in via Appia Nuova a Roma.
“Il dramma – hanno affermato –, ultimo e ripetuto, di morti soprattutto di minori, di senza dimora immigrati nei campi e nelle strade di alcuni quartieri periferici e centrali delle città italiane, ripropone l’impegno di un Chiesa fraterna, che sappia costruire percorsi, gesti e segni di solidarietà, ma soprattutto ripensare la politica e la città a partire dagli ultimi, dai piccoli, con forme di tutela quali il riconoscimento alla nascita della cittadinanza italiana”.
“Oggi – hanno aggiunto – spesso sono le minoranze, famiglie numerose e persone, che chiedono protezione sociale, perché immigrate nel nostro Paese dopo le recenti guerre balcaniche (Bosnia, Macedonia, Montenegro, Kosovo)”. Ecco quindi la necessità di “un supplemento di incontro, di relazione, un impegno educativo” capace di “coniugare identità e differenza, locale e globale”.
Una certa preoccupazione è stata poi espressa per gli oltre 5000 sbarchi di persone che sono giunte dai Paesi del Nord Africa in crisi politica ed economica.
“La crisi Nord africana nasce dal desiderio di democrazia – si legge nella nota –, dalla necessità di superare la corruzione e di affrontare la povertà, la mancanza del lavoro e di costruire prospettive future. Chi fugge dal Nord Africa oggi ha paura di una guerra civile, e quindi è importante saper raccogliere la domanda di persone che chiedono protezione internazionale, costruendo strumenti per offrire asilo, protezione sussidiaria, protezione umanitaria, protezione temporanea”.
Per questo la CEMi indica tre percorsi da seguire: “il rafforzamento e, finalmente, la creazione di un percorso strutturale di integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati nel nostro Paese, rafforzando l’esperienza dello SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) che vede già l’impegno congiunto dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e del mondo del volontariato e dell’associazionismo, delle parrocchie e degli istituti religiosi in Italia”.
Inoltre, aggiunge, occorre “valutare la possibilità alla luce anche della storia di 200.000 immigrati provenienti dalla Tunisia, dall’Egitto, dall’Algeria e residenti nel nostro Paese, di un decreto flussi straordinario per offrire regolarmente un lavoro agli immigrati”.
Infine è necessario “rafforzare la cooperazione internazionale nel Paesi del Nord Africa, con risorse e piani di sviluppo che guardino non solo alla creazione di macro-progetti, ma anche di microprogetti, costruiti con la partecipazione delle persone, famiglie sul territorio, che rispondano immediatamente ai bisogni delle famiglie, delle città nordafricane”.
La CEMi e la Fondazione Migrantes invitano quindi tutte le comunità cristiane in Italia “a un supplemento di ospitalità, con gesti che sappiano aiutare anche la classe politica a livello locale, regionale e nazionale a non rispondere con la chiusura, il rifiuto, o solo nella emergenza, alle richieste di giustizia, di pace e di protezione che viene ancora, oggi, da popoli, famiglie, persone in cammino”.