Card. Bagnasco: “l'amore è rigore perché il povero è padrone”

In una messa per il 43° anniversario della Comunità di Sant’Egidio

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ROMA, lunedì, 21 febbraio 2011 (ZENIT.org).- In un momento storico in cui si avverte sempre più l’esigenza di una generosità disinteressata, è solo riconoscendo in Dio la sorgente dell’amore verso il prossimo che è possibile fare della carità un imperativo morale. E’ quanto ha detto, in sintesi, il Cardinale Angelo Bagnasco durante la Messa celebrata a Genova, nella Chiesa della SS. Annunziata del Vastato, in occasione del 43° anniversario della Comunità di Sant’Egidio, fondata da Andrea Riccardi.

Era il 1968, si stava vivendo un anno caratterizzato da “un vento di passione e di futuro” che investiva animi e istituzioni eppure, ha detto il porporato, “in quel clima pieno di slanci e di idee, di ideologie e di utopie, avete trovato la strada, il bandolo delle cose”.

“Avete guardato più intensamente al volto di Cristo – ha aggiunto – e avete scoperto che vi guardava con intensità nuova; avete aperto il Vangelo ed avete ascoltato le parole antiche con animo nuovo, forse perché provocato dalla storia dove eravate immersi e alla quale non volevate sottrarvi”.

“E lì – ha detto l’Arcivescovo di Genova –, in questo incontro più intimo e vero di chi era l’operaio della prima ora, avete riscoperto la strada di sempre, quella di Gesù, strada che dobbiamo sempre di nuovo far nostra e tradurre seconda l’ora dei tempi. In mezzo a tanto turbinio di sogni e di idee, di ricerca di nuovo e di autentico, il divino Maestro vi è indicato la via di sempre da ripercorrere con nuova convinzione ed entusiasmo”.

“Anche oggi – ha constatato poi il porporato – c’è bisogno di entusiasmo e il mondo ha bisogno della gioia vera, intessuta di impegno, di generosità pura, di continuità fedele”, da incarnare “nelle cose piccole e nascoste della nostra vita”. Un impegno che va misurato sul “banco di prova della continuità, cioè nella fedeltà”.

Tuttavia, è importante non alimentare ambiguità o equivoci: “il comandamento dell’amore non è un buonismo di maniera né la canonizzazione della spontaneità, né illusione di facilità e disimpegno”.

“L’amore è rigore perché il povero è padrone, anzi, è il volto di Cristo”. E infatti, ha continuato il Cardinale Bagnasco, “al cuore di tutto, vi è la consapevolezza che la sorgente è Cristo, la sua grazia”.

“Per questo, l’amore agli uomini rimanda all’amore di Dio per noi: è Lui che con il suo amore crea in noi la capacità d’amare, di diventare dono per i poveri e i deboli”.

“E’ dal suo guardarci con simpatia che impariamo a guardare il mondo con benevolenza, è dal suo perdono che riusciamo a perdonarci e a perdonare anche coloro che ci fanno del male”, ha quindi concluso.

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ZENIT Staff

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