MADRID, martedì, 15 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Le organizzazioni Alboan, Amnesty International, Entreculturas, Fundación el Compromiso, Save the Children e Jesuit Refugee Service si sono mobilitate nella Giornata Internazionale contro l'Utilizzo di Minori Soldato, celebrata questa domenica, 13 febbraio, per denunciare le gravi violazioni dei diritti umani alle quali continuano ad essere sottoposti quotidianamente bambini e bambine in molti Paesi.

Le organizzazioni chiedono agli Stati che ancora non lo hanno fatto di ratificare il “Protocollo Facoltativo della Convenzione dei Diritti del Bambino e della Bambina”, sulla partecipazione dei minori ai conflitti armati. “E' lo strumento giuridico di protezione più importante per i minori in situazioni di conflitto”, affermano.

Il Protocollo, osservano queste organizzazioni, “è uno strumento imprescindibile per assicurare che i bambini e le bambine non siano usati nei conflitti armati”.

Tale strumento porta a 18 anni l'età minima per la partecipazione diretta alle ostilità, rispetto a quella precedente fissata a 15 anni nella “Convenzione sui Diritti del Bambino e della Bambina”. Vincola anche gli Stati che vi partecipano ad applicare rigide disposizioni laddove non venga rispettato.

Il Protocollo è stato ratificato da 134 Paesi, mentre 23 lo hanno firmato ma non ratificato (ad esempio Camerun, Ghana, Liberia, Pakistan e Somalia). 35 non lo hanno firmato né hanno accettato di farlo (tra gli altri, Guinea Equatoriale, Etiopia, Malaysia, Myanmar, Arabia Saudita, Zimbabwe).

Con questa iniziativa, le organizzazioni si uniscono alla campagna delle Nazioni Unite “Nessuno minore di 18/Zero under 18”, che persegue la ratifica universale di questo Protocollo per il 12 febbraio 2012, decimo anniversario della sua entrata in vigore.

La campagna vuole far sì che nessun minore di 18 anni sia reclutato o utilizzato nelle forze armate o in gruppi armati, visto che l'associazione alle forze armate priva i bambini e le bambine dei loro diritti e della loro infanzia, considerando il devastante impatto fisico e psicologico che comporta.

Le organizzazioni chiedono anche agli Stati che hanno già firmato e ratificato il Protocollo di compiere ulteriori sforzi per la sua adeguata applicazione, fornendo le risorse idonee.

In Ciad vengono reclutati dalle forze armate bambini e bambine tra i 13 e i 17 anni, che vengono usati nei combattimenti, e si stanno utilizzando anche minori di 10 anni come messaggeri e per funzioni di trasporto. Ciò contraddice chiaramente il Protocollo e rappresenta una chiara inadempienza dei doveri internazionali di questo Paese.

“E' impossibile calcolare con esattezza il numero di bambini e bambine soldato”, afferma la nota.

Ce ne sono decine di migliaia in tutte le regioni del mondo. Secondo l'ultimo rapporto globale sui bambini e le bambine soldato della Coalizione Internazionale del 2008, almeno 24 Paesi di tutte le zone del pianeta reclutavano minori di 18 anni.

Da allora, migliaia di minori soldato sono state liberate dopo accordi di pace e programmi di smobilitazione e reinserimento in Afghanistan, Burundi, Costa d'Avorio, Liberia, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan e altri Paesi.

Ad ogni modo, in questi anni sono scoppiati, sono ripresi o si sono intensificati conflitti in Paesi come Ciad, Iraq, Repubblica Centroafricana, Somalia e Sudan (Darfur), con un aumento in questi luoghi del reclutamento di minori.

I bambini, le bambine e gli adolescenti soldato sono sottoposti a situazioni estreme: alcuni sono stati testimoni dell'assassinio dei loro familiari, o usati come strumenti per commettere atrocità.

Molti sono stati vittime di maltrattamenti, violenze o altre forme di sessualità forzata, inclusi i “matrimoni” con combattenti nel caso delle bambine.

In molte occasioni sono stati drogati per vincere la paura dell'avversario, usati come carne da cannone, costretti a compiere saccheggi e violazioni o a mutilare persone.